TERRA
. Economia. - La terra è fattore originario della produzione, e se, come il capitale, e più del capitale, è requisito indispensabile per ogni produzione, non deve alla produzione precedente la sua genesi.
Solo relativamente piccole frazioni del totale della terra possono dirsi prodotte dall'uomo: come, p. es., in Olanda e in parte delle zone bonificate in Italia. Ma la grande massa del suolo è cosa che nessuno ha fatto, che esiste in quantità limitata, e che per ciò stesso presenta caratteri speciali relativamente a ogni altra ricchezza. La proprietà individuale della terra si è sostituita alla proprietà collettiva in periodo relativamente recente (v. proprietà) e tracce tuttora rimangono di proprietà collettiva anche in paesi avanzati socialmente. Ma questa trasformazione fu determinata dalle necessità della coltura vieppiù intensiva richiesta dalle esigenze e dai bisogni della popolazione aumentata (v. capitalismo).
La terra ha un valore, e talvolta elevato, anche nella sua forma primitiva: è vero che, allorché il suolo è stato coltivato e migliorato per applicazioni di capitale e lavoro, il valore suo si accresce. Ma del lavoro impiegato nella terra, come fu particolarmente osservato dallo Stuart Mill e dal Cairnes, quello che è inteso alla produzione immediata e i cui risultati sono in questa produzione realizzati, trova la sua rimunerazione naturale nei risultati stessi di questa immediata produzione.
Le costruzioni di strade, di ponti, ferrovie, ecc., possono accrescere il valore della terra, in quanto direttamente o indirettamente facilitano la distribuzione dei prodotti agricoli, ma si tratta d'incremento di valore dovuto a lavoro non impiegato nel terreno, bensi in opere estrinseche. E soltanto rimane del lavoro e capitale applicati alla terra, accanto alle forze originarie, quella parte che è valsa al miglioramento permanente del terreno e che lo ha reso per i fini produttivi uno strumento più efficace. Quindi per notevole parte la proprietà, tanto nella terra più intensamente coltivata, quanto nella più estensivamente coltivata, consiste in un valore che nessuna industria umana impiegata nella terra ha creato.
Si aggiunge che nell'industria agricola, del resto come nella estrattiva (mineraria), si manifesta il fenomeno della rendita, l'esistenza cioè di un compenso di un valore superiore a quanto basta a rendere al capitale impiegato il profitto comune nel paese. Per la tendenza dei profitti all'uguaglianza, data libertà di concorrenza, questo soprarreddito, che nasce dalla differente qualità dei varî suoli occorrenti per la soddisfazione della domanda, spetta ai proprietarî delle terre migliori: il solo proprietario o la sola categoria di proprietarî che non la percepiscono sono i proprietarî dei terreni di ultima classe. Invero se, ad es., per la produzione d'una derrata è necessaria la coltura di terreni a costo 15, accanto a quella di terreni a costo 12, e di terreni a costo 10, è necessario che il prezzo del prodotto remuneri il produttore a costo 15, altrimenti questi ritirerebbe il proprio suolo dalla produzione. Ma se 15 è il prezzo remuneratore della produzione sul terreno di ultima qualità, i proprietarî dei terreni, nei quali il costo è 12, avranno, oltre il profitto ordinario, un extraprofitto di 15 − 12 = 3, i proprietarî dei terreni, nei quali il costo è 10, avranno, oltre il profitto ordinario, un extraprofitto di 15 − 10 = 5. La stessa contemporanea produzione su suoli di differente qualità prova che la sovrapposizione di capitale e lavoro. sui terreni migliori, a dato punto, non darebbe proventi più favorevoli rispetto ai costi maggiori incontrati.
La legge dei compensi decrescenti o limitatrice della produzione governa la partecipazione della terra alla produzione, e se i perfezionamenti tecnici possono attenuarne grandemente l'influenza, mai la eliminano completamente, risorgendo la decrescenza quasi a ogni aumento di richiesta di prodotti agricoli, che costringa a mettere in coltura terreni meno fertili. E si noti che non tutti i perfezionamenti, consigliabili dal punto di vista della tecnica, si possono introdurre, perché richiederebbero anticipazioni di capitali, che non sono possibili per mancanza di mezzi dei proprietarî. Inoltre provvedimenti politici e sociali, per es. i dazî protettivi, che impediscono la libertà degli scambî, vietano il perfezionamento consistente nella disposizione di prodotti conseguibili dall'estero a costo minore; cosicché la legge limitatrice, nonostante i progressi tecnici, certo rilevantissimi e in larga misura benefici, è tuttora efficace (v. rendita).
Non possiamo diffonderci qui sopra singole e particolari influenze della legge limitatrice; accenniamo rapidamente a un altro fenomeno, al fatto cioè che una certa estensione di terra occorre all'esercizio di qualsiasi attività produttiva, il che ha influenza notevole anche nella distribuzione della ricchezza. Allorché vi sono terre inoccupate coltivabili dal lavoro puro o sussidiato da pochi strumenti, il lavoratore può istituire una produzione per conto proprio. Ma se tali terre sono tutte occupate o hanno prezzo inibitivo per il lavoratore, la forma normale e più comune della retribuzione operaia diviene il salario (v. capitalismo) e data la limitata quantità di terre anche di qualità inferiore, di fronte alla richiesta degl'imprenditori, la terra può dar luogo a un soprareddito di monopolio, distinto dalla rendita fondiaria differenziale. La legge limitatrice agisce intensificando la rendita di monopolio, giacché la decrescenza di produttività induce a estendere la richiesta della terra, e alla sua volta l'appropriazione della terra rende più specifico e distinto il soprarreddito connesso alla limitazione produttiva.
Bibl.: J. Cairnes, Economia politica e terra, in Saggi, trad. it. nella Biblioteca dell'economista, Torino 1878, s. III, vol. IV; A. Loria, La costituzione economica odierna, Torino 1899. V. anche le opere citate nella bibliografia della voce rendita.