terra
Uno dei 3 fattori della produzione, secondo la teoria economica classica, insieme al lavoro e al capitale. Con il termine t. si intendono tutti i fattori a offerta fissa, cioè quelli la cui offerta non dipende, almeno nel breve periodo, dalle decisioni degli agenti economici come, nel caso specifico, la t. vera e propria.
Talvolta, nell’analisi economica, nel fattore t. si includono impropriamente anche le materie prime e le energie naturali: va tenuto presente però che, mentre la t. considerata come sede della produzione è un elemento indistruttibile, alcune delle sue risorse sono limitate. Il valore economico della t. è determinato dalla scarsità dell’offerta (soprattutto di quella fertile) rispetto alla domanda. Il prezzo della t., comprensivo del valore originario e di tutto il capitale permanentemente investito in essa, dipende dal valore attuale della rendita che frutta.
Secondo gli economisti classici, attivi tra la fine del 18° e primi del 19° sec. (➔ classica, economia), le risorse ambientali sono ritenute un elemento fondamentale del ciclo produttivo. In particolare, per D. Ricardo (➔) il fattore t., disponibile in quantità limitata, va inteso come un vincolo dal quale deriva la rendita, mentre R. Malthus (➔) lo reputa un freno alla crescita demografica esponenziale perpetua. Sempre secondo la scuola classica, la limitatezza del fattore t. porterebbe, in un futuro imprecisato, il sistema economico a uno stato di stazionarietà (➔ stazionarietà economica). La teoria neoclassica (➔ neoclassica, economia), invece, toglie dalla funzione della produzione il fattore t., che viene assorbito dal capitale.
L’analisi di K. Marx (➔) ha per oggetto il funzionamento del sistema capitalistico. In questo caso, la società viene divisa nelle due classi fondamentali: gli imprenditori capitalisti, proprietari dei mezzi di produzione, e i lavoratori. I proprietari terrieri vengono esclusi, e il fattore produttivo t., a differenza di quanto sostenuto da Ricardo, è assimilato al capitale, in quanto, secondo Marx, con l’avanzare del capitalismo l’importanza della t. e del feudalesimo si riducono fino a scomparire. ● Successivamente, la proprietà individuale della t. è stata sostituita da quella collettiva; tracce di proprietà collettiva rimangono tuttora in alcuni Paesi avanzati. Questa trasformazione è stata attribuita soprattutto alla necessità di impiantare colture intensive richieste dalle esigenze e dai bisogni derivanti dall’incremento della popolazione. La t. ha un valore, talvolta elevato, anche nella sua forma primitiva: è vero che, quando il suolo è stato coltivato e migliorato per applicazioni di capitale e lavoro, il valore intrinseco del bene t. aumenta. Come osservato dall’economista J.S. Mill (➔), il lavoro impiegato nella t., quello che è volto alla produzione immediata, trova la sua rimunerazione naturale nei risultati stessi di questa tempestiva produzione. La costruzione di strade, ponti o ferrovie può accrescere il valore stesso della t., in quanto direttamente o indirettamente facilita la distribuzione dei prodotti ma, in questo caso, si tratta dell’incremento di valore dovuto al lavoro non impiegato nel terreno. Va quindi attribuito al lavoro e al capitale applicati alla t., accanto alle forze originarie, quella parte di valore che è valso al miglioramento permanente del terreno e che lo ha reso per i fini produttivi uno strumento più efficace. Inoltre, nell’industria agricola, al pari di quella estrattiva (mineraria), si manifesta il fenomeno della rendita, ovvero il reddito percepito in virtù della proprietà di una risorsa naturale o come la remunerazione eccedente il costo opportunità di un fattore produttivo.