GRAHAM, TERRA DI (A. T., 1-2-3)
È la parte più nota, se non più cospicua, dell'Antartide occidentale (compresa nel Quadrante Americano o di Weddell). Il nome le fu imposto dal baleniere inglese J. Biscoe, che nel 1832 con due navi della casa Enderby si portò sin oltre il circolo polare antartico (I. Adelaide) e volle così detta, in onore di J. Robert George Graham (v.), la zona riconosciuta a S. del 63°; una parte tuttavia era già stata veduta nel 1821 da un altro inglese, il capitano N.B. Palmer. Solo di recente si è dimostrato che quella che dal Biscoe in poi era stata detta terra o penisola, forma invece un ampio arcipelago, estendentesi per oltre un migliaio di km. da NE. a SO. fra 63° e 69° S. e fra 54° e 70° E. Tettonicamente e petrograficamente è qui la continuazione della grande catena andina, le cui caratteristiche geologiche e morfologiche si ripetono in sostanza in modo evidente, anche per quel poco che ne conosciamo. Si tratta di un plesso di sollevamenti corrugati e ordinati in duplice serie, che l'erosione glaciale e l'erosione marina hanno frammentato in zolle all'ingrosso tanto più ampie, quanto più si procede verso il Polo. A occidente, in analogia con quel che si nota nella Patagonia, si stende un lungo festone di isole, formanti gli arcipelaghi di Palmer e di Biscoe: l'arco più elevato (in media 2000-2500 m.) e tormentato del rilievo (il M. Français, nell'isola Anversa, tocca 2869 m.), nel quale le altezze decrescono in complesso verso NE., dove tuttavia il M. Perry (nell'Isola Joinville) resta ancora sopra i 1000 m. Verso oriente le masse batolitiche (dioritico-gabbro-serpentinose) poggianti anche esse, con tutta probabilità, sopra un imbasamento di rocce sedimentarie, cedono il posto a pile di depositi (arenarie e conglomerati) cretacei e terziarî non disturbati, e ricoperti localmente da tufi basaltici: in questa zona, che si mantiene in media notevolmente al disotto della precedente (600 m. circa; il M. Haddington nell'isola Ross non supera i 1600 m.), si è potuta formare una più o meno larga cimosa costiera, parzialmente sgombra di neve, e perciò soggetta, sia pure per limitati periodi, all'erosione normale, che vi ha determinato una morfologia assai interessante. Nel resto, tutto l'arcipelago è sommerso sotto una potente cappa di ghiaccio, da cui emerge solo qualche pinnacolo.
Il contrasto fra le due zone si riflette anche nel clima, sensibilmente più rigido a O.: qui la media temperatura annua è, a pari latitudine, di circa 8° più bassa che a E. Nell'estremità nordorientale dell'arcipelago non è raro il caso che il termometro salga sopra 0°, ma in generale il clima è caratterizzato da grande umidità, abbondanti precipitazioni, escursioni minime e temperature relativamente non molto basse d' inverno, ma sempre troppo poco elevate nel periodo estivo (a Snow Hill il minimo assoluto riscontrato è di −41°,5, il massimo di 9°,3), per consentire lo sviluppo della vegetazione. Questa si restringe, nei pochi spazî scoperti (isola Cockburn e isola Seymour), a muschi e licheni; due sole fanerogame vi han vita: l'Aira antarctica e il Colobanthus crassifolius, che si spingono fino a 67° S. Circa allo stesso limite giunge la vita animale, nella quale il contrasto fra le due zone si manifesta nella varietà delle specie: così, p. es., mentre il pinguino imperiale popola le coste orientali, a O. v'è solo il pinguino di Kerguelen (fino al 66° S.).
Il Wilkins (1928) ha rivelato che l'arcipelago viene tagliato, press'a poco in corrispondenza al circolo polare, da un canale ghiacciato (Canale di Crane), a S. del quale si delinea una larga marsa insulare, chiusa a mezzodì dall'elevato M. Ranck; quest'ultimo, a sua volta, domina una zona d'isole e di stretti, che divide la Terra di Graham dalla Terra di Hearst, bassa e ondulata, la quale rappresenta con ogni probabilità l'orlo settentrionale del continente antartico vero e proprio. L'interno delle maggiori isole è ancora quasi del tutto sconosciuto, mentre a S. del 68° lo stesso contorno costiero rimane largamente ipotetico. È perciò impossibile far previsioni sul futuro sfruttamento economico di tali regioni, oltre quello tradizionale: la caccia alle balene, che vi è esercitata soprattutto da Norvegesi, i quali fanno capo all'ottima base rappresentata dal porto naturale dell'isola Deception.
Bibl.: O. Nordenskjöld, Antarctica, Londra-New York 1905; id. e L. Mecking, The Geogr. of Polar Regions, New York 1928; e le notizie della crociera di H. Wilkins nella Geogr. Review, XIX (1929), pp. 307-10, 354-403.