TERNI (A. T., 24-25-26 bis)
Il più popoloso centro dell'Umbria, capoluogo di provincia. Sorge, a circa 130 m. s. m., sul margine orientale di una vasta e fertile conca ricca di acque, cinta da un anfiteatro di colline e medie montagne (Monti Martani, d'Amelia, e le estreme propaggini settentrionali dei monti Sabini e Reatini), degradanti verso la valle del Nera.
Il nucleo primitivo della città si formò sulla riva destra del Nera (Nahars), alla confluenza di questo col torrente Serra, donde il suo antico nome Interamna Nahars (v. sotto); la città antica, dentro la cinta delle mura, presentava, all'incirca, la forma di un quadrilatero, di cui uno dei lati maggiori si appoggiava al fiume Nera e al torrente Serra. Questo nucleo si andò sempre più ampliando e il centro si estese verso nord, tra le mura medievali e la stazione, in prossimità della quale sorgono i grandiosi stabilimenti degli alti forni, e verso E., espandendosi sulla riva sinistra del Nera e nella regione pianeggiante (S. Paolo), compresa tra il fiume Nera e il Serra, dove è localizzata un'altra zona industriale (acciaieria, fabbrica d'armi, lanificio, iutificio).
La città è percorsa, in direzione quasi N.-S., da un'arteria principale, il Corso Cornelio Tacito, che congiunge la stazione con Piazza Vittorio Emanuele, centro della città, dalla quale si dipartono le altre arterie maggiori: Corso Vittorio Emanuele, Via Cavour, Via Garibaldi.
Il clima di Terni è umido, le escursioni diurne ed annue sono notevoli; la quantità annua delle piogge, che cadono prevalentemente nei mesi di novembre e dicembre, è di 1274 mm.; il minimo si ha in luglio.
Il primo dato demografico intorno alla popolazione risale al censimento del 1656, nel quale anno la città annoverava 5022 ab. (dalla quale cifra sono esclusi i bambini inferiori ai 3 anni); ma nel 1701 la popolazione era scesa a 4783 ab., diminuzione verificatasi in tutto lo Stato pontificio a causa di epidemie e carestie. Da quest'epoca l'incremento della città prosegue lento e regolare sino alla fine del sec. XIX quando si verifica un aumento notevolissimo. Nel 1708 Terni contava 4980 ab.; nel 1736, 6486 ab.; nel 1782, 8329 ab.; nel 1881, 9415 ab., che nel 1901 salgono a 26.305, aumento rapidissimo dovuto alla fondazione delle acciaierie e degli altiforni che diedero alla città il primo notevole impulso, continuato successivamente per lo sviluppo ed ampliamento delle industrie preesistenti, e per la creazione di nuove (industria del carburo ed elettrochimica). Nel 1911 la popolazione era di 28.245 ab., nel 1921 di 31.984, nel 1931 di 43.036; all'aumento verificatosi nel decennio 1921-1931 non è estranea l'erezione di Terni a capoluogo di provincia (1926).
Industria tipica ternana è la metallurgia, fondata nel 1879, che trovò nelle condizioni naturali campo propizio per affermarsi e svilupparsi. I grandi stabilimenti siderurgici della Società Terni comprendono l'acciaieria, specializzata nella produzione di materiale da guerra e di armamenti navali, materiale ferroviario, prodotti laminati, e la fonderia, attrezzata per la fabbricazione di tubi di ghisa, condutture, saracinesche, ecc.
Tra le altre officine più importanti sono da ricordarsi la R. Fabbrica d'armi e le officine della Società Bosco che producono macchine per industrie chimiche.
Importanza notevolissima hanno inoltre gli stabilimenti elettrochimici, per la produzione del carburo e della calciocianamide, fondati nel 1897 a Collestatte, recentemente trasportati a Papigno in un nuovo grandioso stabilimento, la cui produzione annua è di circa 100.000 tonn. di carburo.
Numerose modernissime centrali idroelettriche assicurano l'energia necessaria agli stabilimenti. Tra queste la più importante è quella di Galleto, recentemente ultimata, che utilizza le acque del Nera, del Corno, del Vigi, del Lago di Piediluco e del Velino, per una portata di 72 mc. al secondo, con un salto di 102 m., e una potenza istallata di 113.600 kW. Altre centrali importanti sono, oltre quella di Papigno, quelle delle Marmore e di Cervara, che insieme con la centrale di Galleto costituiscono il più grande centro idroelettrico dell'Italia centrale con una produzione annua complessiva di 1 miliardo di kW-ora.
Vi sono, poi, numerosi altri stabilimenti minori, quali: lo iutificio, il lanificio, filande, lo zuccherificio, il saponificio, la fabbrica di paste alimentari, distillerie, concerie, stabilimento d'arti grafiche. Terni è sede di varie scuole: un R. Liceo-Ginnasio, un R. Istituto tecnico, una scuola commerciale e una scuola industriale.
Importante nodo ferroviario sulla linea Roma-Ancona, si dipartono da qui la Terni-Aquila-Sulmona e la Temi-Todi-Umbertide (108 km.). Una linea tramviaria collega la città a Ferentillo (17 km.), e numerosi servizî automobilistici si diramano per: Cesi, Leonessa e Monteleone di Spoleto, Narni e Civitacastellana, Narni-Nepi, Piediluco, Spoleto, Visso, Rocca S. Zenone.
Il comune di Terni ha una superficie di 287,03 kmq. ed una popolazione (1931) di 62.741 ab. (219 ab. per kmq.). Esso comprende la parte orientale della fertile piana ternana, il cui suolo, costituito da depositi lacustri pliocenici (sabbie, argille, argille sabbiose), ai quali si sovrappongono depositi fluviali del Quaternario antico e recente, è particolarmente favorevole all'agricoltura. Comprende, inoltre, parte del Subappennino Spoletino (propaggini meridionali dei Monti Martani) e parte dei monti Reatini e Sabini.
La conca ternana è attraversata, in direzione NE.-SO., dal fiume Nera, accresciuto dalle acque del Serra (a destra) e del Velino (a sinistra), che vi si getta dall'altipiano delle Marmore, con un salto di 160 m., formando la famosissima cascata artificiale delle Marmore, la cui bellezza è, ora, molto diminuita a causa della derivazione di buona parte delle sue acque, utilizzate per l'alimentazione di numerosi impianti idroelettrici.
Il 48% del territorio comunale è occupato da colture (cereali, vite, olivo, legumi, barbabietola da zucchero, e foraggi), il 31% da castagneti e boschi, il 19% da prati e pascoli; il resto è incolto o improduttivo.
La popolazione del comune è per circa 2/3 (69%) agglomerata in Terni e in numerosi altri centri minori dei quali i più popolosi sono: Papigno (1381 ab.), Piediluco (1232 ab.), Collescipoli (1039 ab.), Cesi (739 ab.), Stroncone (715 ab.), Collestatte (643 ab.) e Torre Orsina (413 ab.).
Monumenti. - A un miglio dalla città, si sono rinvenuti avanzi cospicui di un cimitero cristiano sub divo, detto di S. Valentino, martire che vi ebbe sepoltura. Dei sarcofagi del secolo IV e V ivi rinvenuti, il più ragguardevole è oggi nel Museo archeologico di Terni. Sulla medesima area sorse più tardi la basilica di S. Valentino, che tuttora sussiste dopo aver subito trasformazioni radicali. Di recente vi sono stati ritrovati rilievi marmorei che hanno i caratteri dell'arte del sec. VIII.
È forse del sec. IX la costruzione della chiesa di S. Angelo de flumine, mediocremente conservata, e sta tra il sec. X e l'XI la cripta della cattedrale.
Rimonta con ogni probabilità al secolo XII la chiesetta di S. Alò, e alla fine del XII il portale della cattedrale, rifatta a mezzo il Seicento da un architetto che sicuramente non è il Bernini come vorrebbe la tradizione locale. Nel S. Salvatore è l'esempio di una bella chiesa romanica a vòlta innestata in un edificio romano a pianta centrale; tracce ed elementi della costruzione originaria del secolo XIII sono in S. Cristoforo; la chiesa di S. Tommaso si può riportare allo stesso tempo. Contemporanea, anche se probabilmente sorta utilizzando una costruzione più antica, sembra la chiesa di S. Lorenzo.
L'architettura gotica, in un adattamento umbro che rivela la sua origine dalla Basilica d'Assisi, appare nella seconda metà del Duecento con la chiesa di S. Francesco, arricchita nel 1445 di una torre campanaria ad opera di Antonio da Orvieto, e trasformata nel Quattrocento e nel Cinquecento. Agl'inizî del Trecento risale la prima costruzione di S. Pietro: il chiostro trecentesco è stato in parte trasformato nel Cinquecento. Quanto all'architettura civile del Medioevo, sono da ricordare, tra il sec. XII e il XIII, le mura cittadine superstiti in qualche buon tratto, la torre dei Barbarasa e la Rocca S. Zenone abbarbicata ai monti poco fuori della città. Al secolo XIV si possono assegnare il palazzo Mazzancolli e il caratteristico gruppo costituito dalle Case dei Castelli.
Il Rinascimento si afferma a Terni con notevoli costruzioni, di cui molte sono superstiti in tutto o in parte. Qui basterà ricordare il cortile quattrocentesco del palazzo Alberici in Via XI febbraio, il palazzo Pierfelici col portale del primo Cinquecento, e il palazzo Spada, ultima opera di Antonio da Sangallo il Giovane. Questi morì a Terni, dove l'aveva chiamato papa Paolo III per i lavori di sistemazione della Cascata delle Marmore: più tardi furono a Terni, per i lavori delle Marmore, Carlo Maderno e Domenico Fontana. Buon esempio di architettura della fine del Cinquecento è il palazzo Gazzoli, mentre per l'architettura barocca basterà ricordare il casino Pressio Colonnese.
Modeste sono per il Medioevo le tracce di pitture giunte sino a noi: del sec. XIII in S. Angelo de flumine, del sec. XIII e XIV in S. Salvatore. Gli affreschi col Giudizio Universale nella cappella Paradisi in S. Francesco sono del sec. XV.
Affreschi votivi della fine del sec. XV sono nella chiesa di S. Cristoforo. La Pinacoteca conserva una tavola con lo Sposalizio di Santa Caterina di Benozzo Gozzoli (1466), uno stendardo con la Crocifissione di Niccolò Alunno (1496), e opere dello Spagna, di Piermatteo d'Amelia, di Domenico Alfani.
Nella chiesa di S. Francesco è un grande polittico della fine del Quattrocento molto prossimo ad Antoniazzo Romano.
Lasciando altri dipinti, rammentiamo di Girolamo Troppa, sabino e seguace di Carlo Maratti, le decorazioni nel palazzo Carrara (oggi sede della biblioteca, della pinacoteca e del museo) e nelle chiese della Madonna del Carmine e di S. Giuseppe.
Per l'Ottocento, basti ricordare il teatro comunale, del Poletti. Dopo la sua elevazione a capoluogo di provincia (1926) Terni ha avuto un rinnovato fervore in opere di edilizia e di pubblico adornamento. Meritevoli di particolare ricordo sono la fontana di Piazza del Duomo, rifatta con un gruppo di Corrado Vigni rappresentante il Velino e il Nera, e la fontana di gusto recentissimo in Piazza Tacito degli architetti M. Ridolfi e L. Fagiolo, decorata da un grande musaico di C. Cagli con i Segni dello Zodiaco. (V. tavv. LXXXVII e LXXXVIII).
Bibl.: M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti... esistenti nella provincia dell'Umbria, Perugia 1872; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927; U. Gnoli, Pittori e minatori nell'Umbria, Spoleto (1923); Lanzi e Alterocca, Guida illustrata di Terni e dintorni, Terni 1899; L. Lanzi, Terni, in Italia artistica, LV, Bergamo 1910; A. Bertini Calosso, Le origini della pittura del Quattrocento attorno a Roma, in Boll. d'arte, XIV (1920), pp. 97-114, 187-232; P. Edmondo M. della Passione, Studio critico illustrativo sul martire S. Valentino di Terni, in Rassegna del comune di Terni, II (1935), pp. 7-18; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932.
Storia. - L'antica Interamna Nahars (così denominata per distinguerla dall'altra Interamna dei Volsci, detta Lirinas) fu città assai fiorente per la sua posizione lungo il corso del Nera e per la rinomata fertilità del suolo. Un'iscrizione del 32 d. C., dedicata alla salute dell'imperatore e al genio della città, la dice fondata 704 anni prima, cioè nel 672 a. C., ma gli storici antichi ne parlano soltanto dopo la conquista romana. Durante le guerre sannitiche divenne città federata di Roma. Per effetto della guerra sociale ebbe la cittadinanza e fu municipio governato da quattuorviri e iscritto nella Tribù Crustumina. Durante le guerre civili, questo splendidissimum Italiae municipium (Floro, II, 5, 27) fu occupato da Silla e diviso fra i suoi soldati. Ebbe più volte questione coi paesi vicini, specialmente con Rieti, per i diritti sul Lago Velino, e con Narnia per le proprietà rivierasche del corso del Nera e nel 254 d. C. fu teatro della uccisione degl'imperatori Gallo e Volusiano. Oggi sono visibili soltanto alcuni resti dell'anfiteatro, eretto nel 32 d. C., del teatro, di un edificio, forse termale, e delle mura nel lato meridioale, presso la Porta Romana.
Devastata da Totila e da Narsete, per tutto il Medioevo Terni ebbe vita agitata, tutta presa nelle lotte contro gl'imperatori della casa sveva, e contro le rivali città di Narni e Spoleto. Distrutta una prima volta da Federico Barbarossa, resistette poi validamente anche a Federico II. Caduta verso la fine del sec. XIV sotto il dominio della Chiesa, condusse una vita senza risalto fino agli albori del Risorgimento. Nel 1867 da Terni mossero Giovanni ed Enrico Cairoli con la colonna dei loro settanta compagni.
La provincia di Terni. - Costituita con r. decr. 2 gennaio 1927, comprende tutti i comuni già appartenenti al circondario di Terni, e la maggior parte di quelli dell'ex-circondario di Orvieto (eccettuati i comuni di Città della Pieve, Paciano, Piegaro, annessi alla provincia di Perugia) con una superficie di 2139,70 kmq. e una popolazione (1931) di 179.078 ab. (84 ab. per kmq.); il numero dei comuni è di 30. Il territorio, solcato dai fiumi Tevere (con gli affluenti Paglia e Maia) e Nera (con il Velino), è prevalentemente collinoso; zone pianeggianti si hanno nella piana orvietana, nelle fertili e irrigue conche di Terni e di Narni, nei fondi valle del Nera, Velino, Tevere. La provincia è essenzialmente agricola: il 49% della superficie agraria e forestale è occupato dai seminativi, il 2,9% da colture legnose specializzate, il 32,7% da boschi, il 12,5% da prati permanenti e pascoli. Cereali, foraggi, uva, olive, barbabietole da zucchero, fave da seme, patate, ortaggi sono i prodotti principali. Il patrimonio zootecnico della provincia nel 1930 era costituito da 31.950 bovini, 11.959 equini, 41.406 suini, 104.345 ovini.
Le industrie principali si sono sviluppate specialmente a Terni, e nei suoi dintorni (v. sopra); a Narni vi è un'importante fabbrica di linoleum, una di elettrodi e un lanificio; a Nera Montoro grandi stabilimenti per la fabbricazione di ammoniaca sintetica e solfato d'ammonio. Industrie caratteristiche ed antichissime sono la fabbricazione di ceramiche artistiche a Piediluco e a Orvieto, nella quale ultima notevoli sono anche le industrie del ferro battuto, dei lavori artistici femminili e quella enologica.
Il territorio della provincia, percorso in direzione NO.-SE. dalla Flaminia, che tocca i centri di Narni e Terni, è attraversato dalle ferrovie Roma-Ancona, Roma-Firenze, Terni-Sulmona, e dalla Terni-Umbertide. Numerose linee automobilistiche collegano i varî centri.