TERMINI Imerese (A. T., 27-28-29)
Città della provincia di Palermo, da cui dista 39 km. verso ESE. Sorse sul territorio di Imera, e dell'antico abitato ancora conserva il nome (Θέρμαι ‛Ιμεραῖαι, Thermae Himerenses) e il posto, sul declivio di un promontorio e quasi al centro di un'ampia insenatura (Golfo di Termini). È edificata su due piani a diverso livello, e le due parti, furono modernamente collegate da un'ampia scalinata. La popolazione si mantenne intorno ai 9000 ab. sino alla metà del sec. XVIII, ma ebbe dopo un rapido incremento (1831: ab. 18.942), seguito da un arresto per cause molteplici. Nel 1931 gli abitanti furono 16.689 nel centro e 19.064 nel territorio del comune (chilometri quadrati 77, 51), in cui sono principalmente coltivati gli agrumi, le viti, gli olivi.
La città è nota anche per le sue sorgenti d'acque clorurato-sodiche termali (43°) usate per bagni e bevanda nelle forme reumatiche e artritiche, nelle neuralgie e nella gotta. Esiste uno stabilimento con albergo annesso (stagione: maggio-ottobre).
Storia. - Terme costituì prima un avamposto fortificato dell'antica Imera e poi, distrutta la città ad opera dei Cartaginesi (406), un rifugio per gli abitanti di quella. Passata di mano in mano da Dionisio ai Cartaginesi, rimase poi in possesso di questi ultimi, ai quali fu temporaneamente tolta da Timoleonte e da Agatocle che in essa aveva avuto i natali. Sotto i Romani, che se ne impadronirono nel 252 a. C., fu città decumana e poi colonia. Nel 146 Scipione Emiliano (Africano minore) le restituiva alcuni suoi tesori d'arte meritandosi per ciò la gratitudine dei Termitani. Nella prima guerra civile Terme parteggiò per i Mariani, ma un certo Stenio seppe difendere la città dalla vendetta di Pompeo, come, più tardi, dalla cupidigia di Verre. Del passato di questa località parlano ancora gli edifici, tra i quali i resti dell'anfiteatro e numerose iscrizioni. Fra gli altri culti vi fiorì particolarmente quello di Eracle, cui si ascriveva l'origine delle celebrate fonti termali, poi dai cristiani attribuite a S. Calogero. La città non ebbe in seguito vicende degne di rilievo. Soltanto qualche chiesa ricorda ancora l'età medievale, ché il castello fu distrutto nel 1860 per dar luogo al giardino pubblico.