FOGLIAZZI, Teresa
Nacque a Borgo San Donnino (l'attuale Fidenza) nel 1733, da Agostino e da Elisabetta Tagliasacchi. La famiglia, appartenente al distinto ceto professionale, era ben inserita nella burocrazia asburgica, dove si fece strada soprattutto il fratello Francesco, avvocato fiscale e consigliere di governo. La F. seguì gli spostamenti della famiglia paterna, da Parma a Pavia e a Milano, rivelando fin dall'adolescenza un non indifferente talento per la recitazione e per la danza, che, accanto alla notevole bellezza, la rese, già giovanissima, molto ricercata nelle serate e nei salotti - soprattutto quello di casa Serbelloni - ove ferveva, nel secondo Settecento, la vita artistica e intellettuale milanese.
Fu probabilmente questa inclinazione artistica a legarla, neppure ventenne, al fiorentino Gasparo Angiolini, ballerino e coreografo, futuro rinnovatore del balletto pantomimo negli anni '60 e '70, per il quale lasciò la famiglia, seguendolo attraverso le corti europee, e che sposò nel 1754.
Al 1752 risale il suo primo soggiorno a Vienna, dove la F. doveva prodursi sulle scene, aiutata forse dalla influente raccomandazione del conte V. Bigli, appassionato di teatro.
P. Metastasio, scrivendo a Milano ad A.T. Trivulzio il 6 nov. 1752, così elogiava il suo fascino: "Ella mi par degna d'accrescere il numero delle Grazie. Ho avuto bisogno di tutto lo stoicismo d'Epitteto per difendermi dai suoi lacci.... Tutti sono suoi parziali, senza che il ballo abbia ancora avuto l'onore d'aver conferito o procurarle la pubblica propensione ..." (Tutte le opere..., III, pp. 757 s.). L'amicizia del Metastasio accompagnò poi la F. per molti anni, e ancora nel 1767, scrivendole a Milano, il poeta elogiava la sua "seduttrice eloquenza" (ibid., IV, pp. 564s.: lettera da Vienna del 28sett. 1767). Sempre a Vienna, nel 1753la F. conobbe G. Casanova che, a quanto scrive nelle sue memorie, se ne innamorò invano - rubandole anche per ripicca un ritratto che la F. si fece più tardi restituire - e che parla di lei come di "une danseuse milanaise qui avait de l'esprit, un ton excellent, de la littérature, et, qui plus est, était fort jolie" (Mémoires). Della cultura e dell'intelligenza della F. abbiamo tuttavia altri riscontri: oltre alle lodi del fratello Francesco, accademico Trasformato, che le dedicò una sua opera nel 1756 augurandosi che essa servisse "... di pascolo a quel dolce piacere che provate in leggere i Poeti Italiani" (Rime del cav. Andrea Baiardi..., Milano 1756), la testimonianza di P. Verri, che ricordava le sue doti di attrice in una lettera al fratello Alessandro del 30 nov. 1771: "Io ho ascoltato una volta in mia vita a declamar bene in italiano, ed era la Fogliazzi, ballerina, che faceva la Zaira ..." (Carteggio ..., IV, p. 295).
Dal 1755 si ha testimonianza della frequente presenza a Vienna della F., che - ingaggiata per qualche tempo come prima ballerina - vi risiederà stabilmente dal 1758 al 1766 insieme col marito Angiolini, maestro di ballo di corte. La F. divenne in breve un personaggio di spicco della società viennese, grazie soprattutto alla protezione di W.A. Kaunitz, onnipotente cancelliere di Corte e Stato, nei cui favori sostituì, sul finire degli anni '50, la famosa cantante Caterina Gabrielli. G. Gorani ricordava la F. come "une danseuse célèbre et maitresse du Prince de Kaunitz", ma limitava, a torto, la loro relazione al periodo "avant d'épouser le mari avec Iequel elle vivait fort bien" (pp. 209 s.).
Utilizzando con intelligenza la relazione col Kaunitz, con il quale passava molte ore al giorno e a cui mostrava tutta la sua corrispondenza, la F. si rivelò un'intermediaria preziosa nell'ottenere favori ed informazioni, che forniva agli agenti viennesi del potente fermiere lombardo A. Greppi, in cambio di costosi regali - "completi per il sale" in oro massiccio, preziosi anelli, specialità gastronomiche - come testimonia il carteggio Greppi, conservato presso l'Archivio di Stato di Milano (cfr. su questo Capra, III, p. 371 e n. 21).
Dal 1766, chiamato l'Angiolini a Pietroburgo quale maestro di ballo di corte, la F. alternò soggiorni russi - nel 1766 il Metastasio le scriveva a Pietroburgo, mentre il 25 sett. 1770 era la F. a scrivere da là al conte Greppi sulla tristezza del suo trovarsi "... al fondo del Nord, con porte e finestre chiuse e pelliccia" (Dono Greppi) - a sempre più frequenti ritorni a Milano, dove si stabilì definitivamente, dal 1773, nella residenza del fratello Francesco. Nella vivace società milanese degli anni '70, raccolta attorno ad alcuni salotti colti ed ospitali, la F. - della quale già il Casanova notava, a Vienna nei primi anni '50, che "... recevait bonne compagnie, et faisait à merveille les honneurs du salon" - riallacciò in breve quei legarni mondani ed intellettuali che già aveva stretto nella prima giovinezza: il salotto del palazzo milanese, come anche la sua villa della Malcacciata., presso Cormano, divennero presto meta di scrittori, artisti, alti funzionari, tra i quali C. Beccaria, G.C. Passeroni, P. Moscati, F. Sopransi, G. Piermarini, il pittore A. Appiani, che la ritrasse, e soprattutto G. Parini. Il poeta, che secondo Vianello (La giovinezza ...) sarebbe stato, verso il 1769, innamorato della F., era già molto legato da amicizia e riconoscenza al fratello Francesco e all'Angiolini e proprio agli influenti legami di lei dovette la nomina a poeta del teatro Ducale negli anni '60, per lui molto difficili. A metà degli anni'70, nel pieno della famosa polemica fra J.-G. Noverre e l'Angiolini sui balli pantomimi, il salotto della F. divenne naturalmente il "centro dell'angiolinismo milanese" (Tozzi, p. 135). Ma a Milano la F. spiccava anche in altri cenacoli: sul finire degli anni '70 era il Gorani a ricordare con ammirazione come, alla "société étrangement composée", di funzionari e illuminati aristocratici che si riunivano presso i cadetti Verri, la F. partecipasse spesso "... et y mettait une grande aménité, car elle avait beaucoup vu et elle avait aussi beaucoup lu et nous égayait souvent par de belles anecdotes" (p. 210). Ma la posizione di spicco della F., nella società milanese e in quella viennese le procurò anche critiche: A. Barbiano di Belgioioso la reputava un'intrigante, accusandola di manovre per "procurarsi l'adito in (tre) buone case" (cfr. Vianello, La giovinezza..., p. 91n. 27)., mentre l'imperatrice Maria Teresa, in una lettera dell'11 ag. 1774 all'arciduca Ferdinando relativa alla rivalità Noverre-Angiolini (ricordata da Tozzi, p. 128) rimarcava il fatto che "Madame [Angiolini] si dà molte arie".
Le importanti relazioni della F. si riverberarono anche sui suoi numerosi figli: Francesco Antonio, nato a Vienna nel 1755, forse dalla relazione con il Kaunitz, ebbe come padrino F. Darniani, agente dei fermieri, e sarà accompagnato dalla protezione del ministro asburgico già nei primi passi della sua carriera pubblica, che, dopo averlo portato ad alti incarichi diplomatici in Austria e Russia, lo vedrà diventare prefetto nel periodo napoleonico; Giuseppe, nato nel 1762, sarà tenuto a battesimo dal conte Greppi e seguirà anch'egli la carriera pubblica; Pietro, nato nel 1764, seguirà invece le orme paterne, diventando apprezzato ballerino, e lo stesso faranno Nicolò (n. 1765), Pasquale (n. 1766) e Fortunata, prima ballerina a Vienna dal 1793 al 1808.
La F. morì il 31 ott. 1792, nella sua villa di Cormano, presso Milano.
Fonti e Bibl.: Ricche di notizie sono le lettere conservate, in ordine cronologico, nel Dono Greppi presso l'Archivio di Stato di Milano (in particolare quelle del periodo 1755-1766, in cui la F. visse stabilmente a Vienna, ma anche quelle relative agli anni '70 e '80). P. Verri - A. Verri, Carteggio, IV, Milano 1919 p. 295; G. Casanova, Mémoires…, III, Paris 1926: pp. 204 ss.; G. Gorani, Dal dispotismo illuminato alla Rivoluzione, a cura di A. Casati, Milano 1941, pp. 209 s., 417 s. nn. 27-29. L'amicizia del Kaunitz per la F. è ricordata anche dal viaggiatore W. Wraxall, Memoirs of the courts of Berlin, Dresden, Warsaw, and Vienna, II, London 1806, p. 458. Cfr. anche E. Vehse, Geschichte des österreichischen Hofs und Adels, VII, Hamburg 1857, p. 200. Il carteggio della F. con Metastasio si trova in Tutte le opere di P. Metastasio, a cura di B. Brunelli, Milano 1954, III, pp. 757 s.; IV, pp. 564 s., 877 n. 2; C.A. Vianello, La giovinezza di Parini, Verri e Beccaria, Milano 1933, pp. 81 ss., 91, 138, 271 e n. 27; Id., Il Settecento milanese, Milano 1934, p. 124; Id., Pagine di vita settecentesca, Milano 1935, pp. 163, 171 ss.; Id., Dal carteggio segreto Sperges-Kaunitz, in Arch. stor. lomb., s. 78, VI (1939), p. 441; Id., Teatri, spettacoli, musiche a Milano nei secoli scorsi, Milano 1941, pp. 197-201, 306; G. C. Bascapè, Araldica milanese, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, p. 581; L. Tozzi, Il balletto pantomimo del Settecento. Gaspare Angiolini, L'Aquila 1972, pp. 60, 129 s., 135 s.; C. Capra, Luigi Giusti e il Dipartimento d'Italia a Vienna (1757-1766), in Economia, istituzioni, cultura in Lombardia nell'età di Maria Teresa, III, Bologna 1982, p. 371 n. 21; L. Antonielli, I prefetti dell'Italia napoleonica, Bologna 1983, p. 392 n. 37; R. Candiani, L'intervento di G. Parini nella polemica coreutica tra Angiolini e Noverre, Milano 1989, p. 102 n. 24.