BERTOZZINI, Terenzio
Nacque a Pesaro il 23 ott. 1816; sposò Giulia Magi dalla quale ebbe quattro figli: Telesforo, Giovanni, Letizia ed Eliseo, che lavorarono tutti nella sua bottega, divenendo esperti ceramisti.
I primi sedici anni della sua attività il B. lavorò a Pesaro nella fabbrica di ceramiche Callegari, dove apprese l'arte della ceramica e divenne soprattutto abilissimo fornaciaio.
Di lui e della sua famiglia si occupò molto il conte Giacomo Mattei, amministratore della famiglia Castelbarco Albani, che, appassionato di ceramiche, si serviva di analisi chimiche per studiare smalti, cristalline e colori delle ceramiche; aiutò il B. sia materialmente, impiegandolo più tardi presso la famiglia Albani, sia dandogli preziosi consigli e ricette per il suo mestiere. Verso il 1846 il B. si trasferì a Gubbio, dove lavorò nella fabbrica di ceramiche del Ceccarelli.
Dopo che nel 1848 il ceramista pesarese Pietro Gai aveva scoperto il "lustro alla Mastro Giorgio", che dal Cinquecento si era cercato di imitare senza esiti positivi, le ceramiche lustrate andarono di gran moda, e così anche il B., approfondendo gli studi già fatti col Mattei e perfezionando la tecnica già esperimentata da altri anche a Gubbio, produsse ceramiche verniciate ad, iride metallica con grande valentia; la sua fama è rimasta quindi particolarmente legata alla tecnica del "lustro", che egli contribuì a diffondere. Nel 1880, per interessamento del conte Mattei, mandò il figlio Giovanni (Pesaro, 27 sett. 1863 - Napoli, 28 apr. 1933) prima a Firenze (sino al 1882) dal Cantagalli e poi a Roma dai Castellani per insegnare il suo metodo di produzione.
Nel 1860 il farmacista chimico Anselmo Ugolini, impiantata una fabbrica a Urbino, chiamò il B., che vi lavorò per quattro anni insieme con il figlio Telesforo, producendo piatti ad imitazione di quelli antichi. Nel 1864 il B. fu chiamato dal Mattei a Urbania a dirigere la fabbrica di ceramiche di proprietà degli Albani; dopo un anno fu raggiunto da Telesforo che eseguiva le pitture a istoriato o a raffaellesco, già da lui studiate sui piatti antichi di Urbino.
Nel 1866 l'amministrazione di casa Albani chiuse la fabbrica di Urbania e la trasferì nello splendido castello dell'Imperiale, residenza estiva dei principi sul monte San Bartolo (Pesaro). Qui si trasferì il B. con tutta la famiglia, rimanendovi.fino al 1874.
La produzione dell'Imperiale fu per lo più di carattere artistico: vasi istoriati e specialmente le copie di tutti i piatti dell'Ateneo (Pesaro, Museo Toschi - Mosca), maioliche a "lustro" e a "riflessi" ad imitazione dei prototipi di Mastro Giorgio e delle antiche botteghe di Pesaro.
In seguito il B. lavorò a Pesaro in via delle Vetrerie, in una casa di proprietà dei conti Albani. Con lui, che oltre a dirigere la bottega lavorava di biscotto, componeva le vernici e sovraintendeva alla cottura dei pezzi, collaboravano i figli: Telesforo modellava e dipingeva; mentre Eliseo, Giovanni e Letizia (Urbino, 24 sett. 1862 - Pesaro, 17 giugno 1905) dipingevano.
Nel 1881 il B. partecipò all'Esposizione industriale italiana di Milano, inviandovi 500 pezzi che gli procurarono una medaglia d'oro. Vi primeggiavano un gran vaso di circa due metri di altezza sul quale Telesforo aveva dipinto la Battaglia di Costantino contro Massenzio, da Giufio Romano, ed una cinquantina di maioliche a "lustro" e a "riflessi" (Pesaro, collez. Albani). L'officina di via delle Vetrerie si chiuse nel 1885.
Nel 1886 il B. con i figli entrò a lavorare a Pesaro nella fabbrica di ceramiche Molaroni, contribuendo al suo sviluppo e alla sua rinomanza. Morì a Pesaro il 24 genn. 1901.
Il figlio Telesforo (Pesaro, 16 dic. 1848-ivi, 7 marzo 1933), per interessamento del conte Mattei, frequentò dal 1860 al 1865 l'Accademia di belle arti a Urbino. Raggiunse poi il padre del quale seguì tutta l'attività. Al castello dell'Imperiale fece opere di pitture a smalto molto apprezzate dai contemporanei (come un piatto con il Conte T. Mamiani della Rovere:Pesaro, coll. Giorgio Ugolini). Più tardi, nella officina pesarese di via delle Vetrerie, insegnò il disegno e la pittura su maiolica al fratello Eliseo (Urbania, 6 dic. 1865 - Pesaro, 11 genn. 1957), che studiò anche pittura a Roma, ma abbandonò quest'arte, di cui mantenne sempre il rimpianto, per la ceramica. D'altra parte tanto Telesforo quanto Eliseo contribuirono in maniera decisiva al diffondersi della decorazione a "raffaellesco" che tanto pienamente si adattava allo stile fioreale dell'epoca. In particolare, Eliseo diede grande successo alla fabbrica Molaroni con il "raffaellesco" dai colori simili ai trofei e ai candelieri di Casteldimonte a chiaro scuro, grigio neutro, verdastro su sfondo turchino cupo risolto con un fitto lavoro di graffito a segni paralleli.
Bibl.: Il conte Mattei e la famiglia B., in l'Adriatico, Pesaro, 26 ott. 1881 e 2 nov. 1881; O. Scipioni Ugolini, Le maioliche pesaresi, in Picenum, X(1913), p. 46; G. C. Polidori, Una famiglia di maiolicari pesaresi, in L'Ora, Pesaro, 6 maggio 1933; Id., La ceramica a Pesaro,in Emporium, LXXX (1934), pp. 342-344; A. Minghetti, Ceramisti, Milano 1939, p. 63; Pesaro, propr. L. Ugolini Masini: G. Ugolini, Mem. sulle fabbriche pesaresi nel '600, '800e primo ventennio del 900 [1920-1952], ms.; Catalogo della III Mostra nazion. delle ceramiche, Pesaro 1952 (3-24 agosto), p. 21.