Stamp, Terence
Attore cinematografico inglese, nato a Stepney (Londra) il 22 luglio 1939. Caratterizzato dallo sguardo freddo e intenso, e dal fisico agile e longilineo, S. ha contribuito, fra gli anni Sessanta e Settanta, a ridefinire i canoni dell'attore imposti dalla Hollywood del dopoguerra, delineando una serie di personaggi segnati da eccentricità e da una forte e ambigua carica sessuale. Un percorso artistico ricco di ruoli estremamente eterogenei che ha raggiunto il culmine con l'interpretazione del cantante transessuale Bernadette in The adventures of Priscilla, queen of the desert (1994; Priscilla, la regina del deserto) di Stephan Elliott. Nel 1965 gli era stato assegnato il premio come migliore attore protagonista al Festival di Cannes per The collector (1965; Il collezionista) di William Wyler.
Dopo aver frequentato la Webber-Douglas Drama School di Londra, S. esordì felicemente, accanto ad attori come Laurence Olivier e Simone Signoret, nel film drammatico Term of trial (1962; L'anno crudele) di Peter Glenville. La sua carriera venne subito segnata da due interpretazioni convincenti e di successo: il marinaio processato e giustiziato di Billy Budd (1962) di Peter Ustinov, che nel 1963 gli valse una nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista, e soprattutto l'indimenticabile maniaco collezionista di farfalle in The collector. Nel 1966 fu poi il protagonista, insieme a Monica Vitti, della coloratissima commedia pop Modesty Blaise (Modesty Blaise, la bellissima che uccide) di Joseph Losey; subito dopo interpretò il giovane delinquente della swinging London raccontata in Poor cow (1967) di Ken Loach, e il violento e cupo sergente Troy in Far from the madding crowd (1967; Via dalla pazza folla) di John Schlesinger. Ma fu sul finire degli anni Sessanta che S., dopo essere diventato un'autentica icona del Free Cinema inglese, offrì le sue due migliori prove d'attore: nel surreale e grottesco Toby Dammit, episodio diretto da Federico Fellini del collettivo Histoires extraordinaires o Tre passi nel delirio (1968), dove è un attore ossessionato da un impalpabile alter ego, e in Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini, nel ruolo dello studente libertino che sconvolge le abitudini sessuali di una famiglia borghese nell'Italia del Sessantotto.
Lontano dal metodo dell'Actors Studio e più vicino a una recitazione di tipo brechtiano, S. negli anni Settanta, complice anche una lunga pausa meditativa, si fece apprezzare, pur con ruoli meno significativi, in film come Una stagione all'inferno (1971) di Nelo Risi o Striptease (1976) di Germán Lorente. Nel 1978 la parte del generale Zod sostenuta in Superman di Richard Donner e in Superman II (1980) di Richard Lester gli ha consentito di ritrovare il successo di pubblico, anche se poi, incapace di adattare la sua recitazione fredda e distaccata alle esigenze di un determinato cinema commerciale, negli anni Ottanta non ha trovato più lo spazio e i riconoscimenti dei decenni precedenti, ricoprendo soltanto ruoli di secondo piano in film come Wall Street (1987) di Oliver Stone, Young guns (1988; Young guns ‒ Giovani pistole) di Christopher Cain, o Alien nation (1988) di Graham Baker. Unica eccezione: la figura del traditore perfettamente tratteggiata in The hit (1984; Vendetta) diretto da Stephen Frears.Gli anni Novanta hanno visto nuovamente S. protagonista assoluto di The adventures of Priscilla, queen of the desert, e 'comprimario di lusso' nel ruolo del cancelliere Finis Valorum in Star wars: episode I ‒ The phantom menace (1999; Guerre stellari: episodio I ‒ La minaccia fantasma) di George Lucas, nonché in quello di Terry Stricter in Bowfinger (1999) di Frank Oz. Nel 1999 ha interpretato anche un truffatore in cerca di vendetta in The limey (L'inglese) di Steven Soderbergh. Ha poi preso parte alle commedie The haunted mansion (La casa dei fantasmi) di Rob Minkoff e My boss's daughter (La figlia del mio capo) di David Zucker, entrambe del 2003.