Fisher, Terence
Regista cinematografico inglese, nato a Londra il 23 febbraio 1904 e morto a Twickenham (Londra) il 18 giugno 1980. Il suo nome è legato ai successi della fine degli anni Cinquanta della Hammer Film Productions per la quale F. inaugurò la produzione di film horror, rivisitando con originalità i grandi miti gotici, in particolare quelli di Frankenstein e Dracula, a cui diede nuova vitalità. Sostenuto dai suoi collaboratori (lo sceneggiatore Jimmy Sangster, lo scenografo Bernard Robinson e i truccatori Phil Leakey e Roy Ashton) e dai suoi attori preferiti (Peter Cushing e Christopher Lee), F. elaborò uno stile personale fatto di riprese realistiche, ambientazioni vittoriane curate, uso temperato del colore, sviluppando al contempo il tema dell'opposizione tra bene e male. Nei suoi film, nei quali risulta analizzata simbolicamente la figura del mostro, viene rappresentata la forza istintuale e animale dell'uomo che si tramuta in violenza contro gli altri a causa delle rigide e soffocanti norme sociali. F., le cui opere ricevettero immediatamente il riconoscimento del pubblico ma furono rivalutate dalla critica solo a partire dal 1962 (negli anni Settanta numerosi furono gli studi dedicati al suo lavoro), ha rappresentato un punto di riferimento per tutta la successiva produzione del genere horror, sia inglese sia internazionale.
Abbandonata a soli dieci anni la scuola (il Christ's Hospital, frequentato nel Sussex), trascorse un periodo in mare al servizio della marina mercantile. Dal 1933 iniziò a occuparsi di cinema, lavorando come montatore, passando solo nel 1948 dietro la macchina da presa per dirigere Song for tomorrow. A questo film ne fecero seguito altri, per lo più polizieschi e b-movies, fino a Spaceways (1953; Viaggio nell'interspazio), primo film, di fantascienza, da lui diretto per la Hammer. Ma F. conobbe il successo di pubblico alla fine degli anni Cinquanta con due film horror: The curse of Frankenstein (1957; La maschera di Frankenstein) e Dracula, noto anche con il titolo statunitense The horror of Dracula (1958; Dracula il vampiro). Nel corso della sua carriera, F. avrebbe rinnovato questi famosi personaggi gotici, differenziandoli da quelli creati negli anni Trenta negli Stati Uniti dalla Universal Pictures ed evitando il rischio di appiattirli in stereotipi. In The revenge of Frankenstein (1958, La vendetta di Frankenstein), secondo film dedicato al suo personaggio più amato, approfondisce la figura del barone (Peter Cushing), dotandolo di una lucida mentalità scientifica e arricchendolo di una maggiore complessità psicologica, attenuando al contempo l'elemento mostruoso della creatura (Christopher Lee), che appare sempre più una vittima dell'intolleranza della società. In Frankenstein created woman (1966; La maledizione di Frankestein), lo scienziato risulta invece in secondo piano rispetto al mostro (una ragazza deforme da lui resuscitata e poi guarita) in cerca di vendetta, come anche in Frankenstein must be destroyed (1969; Distruggete Frankenstein) e in Frankenstein and the monster from hell (1973; Frankenstein e il mostro dell'inferno) ‒ ultimo film della carriera del regista ‒ nei quali il barone continua i suoi esperimenti, quasi con sadismo, provocando reazioni sempre più violente nelle sue creature e contro di esse. Nel suo primo film su Dracula, per la prima volta sullo schermo a colori, F. esplora il potere seduttivo ed erotico del conte (Christopher Lee), dotato di spaventosi canini (che rimarranno sinonimo del personaggio per tutti i successivi Dracula del cinema), esaltando anche il ruolo del dottor Van Helsing (Peter Cushing) che diviene coprotagonista; nel secondo, The brides of Dracula (1960; Le spose di Dracula), il dottore lotta contro un seguace del conte, che ricompare invece nel terzo e più spettacolare film a lui dedicato (Dracula prince of darkness, 1965, Dracula, principe delle tenebre), caratterizzato dall'assenza prolungata dalla scena del personaggio che, da figura inquietante, diviene emblematicamente forza del male (quasi un anticristo), sconfitta da un rappresentante della Chiesa. Altre opere in cui F. rivisitò personaggi o temi horror furono The man who could cheat death (1959; L'uomo che ingannò la morte), sull'eterna giovinezza, procurata estraendo dalle ghiandole delle vittime una particolare sostanza; il meno riuscito The mummy (1959; La mummia); Stolen face (1952; Volto rubato) e The two faces of Dr. Jekyll (1960; Il mostro di Londra), sul tema del doppio; The curse of the werewolf (1961; L'implacabile condanna), dove compare la figura del licantropo; The phantom of the Opera (1962; Il fantasma dell'Opera), con il mostro Erik. F. dedicò anche un film al personaggio di Sherlock Holmes (interpretato da Peter Cushing): The hound of the Baskervilles (1959; La furia dei Baskerville).
The house of horror; the story of Hammer Films, ed. A. Eyles, R. Adkinson, N. Fry, London 1973, 1996⁴ ed. revised, pp. 57-125; T. Mora, Storia del cinema dell'orrore, Roma 1978, 2000², pp. 19-49.