Vedi TEPE HISSAR dell'anno: 1966 - 1997
TEPE HISSAR (v. vol. vii, p. 711)
Nel 1976 fu avviato un nuovo progetto di studio diretto da R. H. Dyson e M. Tosi, promosso dal Museo dell'Università di Pennsylvania, l'Università di Torino e il Centro Iraniano per la Ricerca Archeologica.
Già E. F. Schmidt aveva scavato gran parte del sito, portando alla luce diversi complessi architettonici sia sul monticolo principale che sulla collina S, nonché un importante edificio bruciato sulla terrazza N. Sulla base della ceramica sono stati distinti tre periodi principali: il primo era caratterizzato da ceramica dipinta rossa e bruna; il secondo e il terzo da ceramica grigia brunita, rappresentata per lo più nel periodo II da alti calici a stelo e ciotole, nel periodo III da bottiglie e olle per immagazzinamento. I tre periodi principali furono poi ulteriormente suddivisi in sotto-periodi in base alla sequenza tipologica del materiale proveniente da diverse centinaia di tombe. I sotto-periodi HA e IIIA indicavano due momenti di transizione non altrimenti definibili sulla base dei materiali.
Il progetto del 1976, che si proponeva un riesame critico del materiale, ha dimostrato che la periodizzazione proposta da Schmidt non trova corrispondenza nella stratigrafia del sito. È apparso chiaro che la ceramica grigia brunita di fine qualità compare alquanto prima del declino della ceramica dipinta, e che alcune forme di questa continuano a esser prodotte durante tutto il periodo di occupazione. Inoltre alcuni tipi ceramici assegnati al periodo II sono presenti anche nel periodo III e viceversa, e i momenti di transizione non sono definibili in modo netto. Analisi tecniche hanno dimostrato che i luoghi di provenienza delle argille adoperate per la manifattura della ceramica rimasero invariati durante tutti e tre i periodi. Similmente non si sono registrate modifiche notevoli nella produzione metallurgica di T. H. dal periodo I al III. La sola differenza riguarda la varietà e la quantità crescente degli oggetti prodotti: vasi, armi e gioielli. Un altro importante risultato del progetto è stato la scoperta di scorie di lavorazione e di resti di fornace che testimoniano l'importanza delle attività manifatturiere. Sono state trovate anche molte schegge di lapislazzuli e detriti di lavorazione nonché svariate centinaia di punte di trapano e di lame da taglio in selce, molte delle quali recavano ancora tracce di polvere di lapislazzuli. T. H. era un importante centro commerciale e artigianale.
Verso la fine del periodo di occupazione comparvero a T. H. oggetti provenienti dal Turkmenistan e dall'Iran orientale, fra cui molti manufatti in alabastro (colonne in miniatura e grandi dischi piatti), grossi grani d'agata e sigilli a stampo in bronzo a settori. Questi tipi di oggetti sono oggi noti da siti dell'Asia centrale, del Sistan, del Belucistan e della regione di Kerman e la loro ampia diffusione testimonia l'esistenza di un complesso sistema sia di commercio sia di pratiche cultuali simboliche.
Quantunque T. H. abbia subito molteplici incendi, a nessuno di essi si può attribuire la causa dell'abbandono del sito all'inizio del II millennio a.C., come era stato suggerito da Schmidt. Semplicemente cessò l'occupazione del sito così come avvenne per molti altri insediamenti coevi in contatto con esso. Le cause di tale fenomeno devono ancora essere spiegate.
Bibl.: V. C. Piggott e altri, Pyrotechnology and Culture Change at Bronze Age Tepe Hissar-, Iran, in T. A. Wertime, S. F. Wertime (ed.), Early Pyrotechnol- ogy, Washington 1982, pp. 215-236; J.-D. Forest, La séquence de Têpé Hissar: continuité et évolution, in J.-L. Huot (ed.), De l'Indus aux Balkans. Recueil à la mémoire de Jean Deshayes, Parigi 1985, pp. 313-335; R. H. Dyson, Jr., Comments on Hissar Painted Red Ware, ibid., pp. 337-345; id., The Relative and Absolute Chronology of Hissar II and the Proto-Elamite Horizon of Northern Iran, in O. Aurenche, J. Erin, F. Hours (ed.), Chronologies in the Near East (BAR, Int. S., 379), Oxford 1987, pp. 647-678; R. H. Dyson Jr., S. M. Howard (ed.), Tappeh Hesar: Reports of the Restudy Project, 1976 (Monografie di Mesopotamia, 2), Firenze 1989.
(R H Dyson Jr. )