TEORI (ϑεωροί, theori)
Questo termine veniva usato dai Greci alcune volte per indicare certi collegi di magistrati, altre - ed assai più frequenti - per designare sia coloro che si recavano a rappresentare la propria città alle feste celebrate in un'altra, sia quelli che in altri paesi portavano l'annuncio di solenni feste che stavano per svolgersi nel proprio e, insieme, l'invito ad assistervi da parte della città. Per quanto riguarda i teori inviati a bandire una festa o a rappresentare il proprio paese in quella di un altro, è chiaro che l'origine della parola "teori" deve essere cercata nella parola ϑέα ("spettacolo") cui si aggiunge la radice del verbo "vedere" (ὁρᾶν); ma non è escluso che a questo significato s'intrecci, almeno qualche volta, il concetto espresso dal termine indicante la divinità (ϑεός), concetto che senza dubbio entra nell'accezione della parola "teori" in senso di magistrati componenti determinati collegi.
Fra i teori di questa specie sono particolarmente noti quelli di Taso; ma se ne conoscono anche altrove, come ad es. in alcune città dell'Arcadia. Gli altri teori ci vengono frequentemente ricordati da fonti letterarie e da iscrizioni. E non c'è bisogno di aggiungere che i teori venivano scelti fra le persone più autorevoli e più adatte per rappresentare decorosamente la città che li inviava. Fra essi, poi, vi era di solito un capo, architeoro (ἀρχιϑεωρός). I banditori di feste, stando alla nostra documentazione, vengono designati col nome di teori soltanto a cominciare dal sec. IV, almeno per ciò che riguarda le grandi feste panelleniche. I teori venivano eletti o dal senato o dall'assemblea popolare della propria città, quando non esistesse una determinata famiglia alla quale fosse concesso di scegliere dal proprio ambito le persone da inviarsi a bandire le feste. Essi peregrinavano per varie città straniere portando con sé il bando della festa e le commendatizie della città che li inviava, e non di rado raccoglievano, insieme con l'accettazione dell'invito, anche onori e doni per sé dalle città che via via li ospitavano. I decreti relativi venivano raccolti dai teori ed erano poi incisi sulle mura di qualche pubblico edificio. Non pochi complessi di simili iscrizioni sono pervenuti sino a noi, per lo più - come è facile capire - relativi all'età ellenistica, la quale ebbe più che altre mai il gusto delle ieste animate, degli onori, dei bandi clamorosi: basti ricordare le iscrizioni di Magnesia al Meandro relative alla proclamazione delle teste in onore di Artemide Leucofriene, e quelle riguardanti il bando delle Soterie di Delfi.
Bibl.: Fr. Poland, De legationibus Graecorum publicis, Lipsia 1885; P. Bill, Notes on the Greek Θεωρός a. Θεωρία, in Transactions of the American Phil. Ass., XXXII (1901), p. 196 segg.; P. Boesch, Θεωρός, Berlino 1908; Ch. Michel, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, s. v. Theoroi; L. Ziehen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V A, col. 2239 segg.