Stolper-Samuelson, teorema di
Teorema secondo il quale, sotto specifiche ipotesi neoclassiche (ritorni costanti di scala, concorrenza perfetta e uguaglianza fra numero di prodotti e numero di fattori), un aumento nel prezzo relativo di un bene produce un incremento nella remunerazione relativa del fattore (in particolare, salari o rendimento del capitale) che ha più alta intensità nella produzione di tale bene e, allo stesso tempo, una diminuzione nella remunerazione dei fattori a minore intensità. Prende il nome dai due economisti, W. Stolper e P.A. Samuelson (➔), che lo derivarono nel 1941, ed è un risultato di base nella teoria neoclassica del commercio internazionale (➔ p).
La validità empirica del teorema è stata messa in discussione già a partire dal paradosso di Leontief del 1954, che osservava come il Paese con la più alta dotazione di capitale del mondo, gli Stati Uniti, fosse anche quello che esportava beni ad alta intensità di lavoro e importava beni ad alta intensità di capitale. Alcuni autori argomentano che in contrasto con il teorema sia anche l’aumento nelle disuguaglianze salariali che hanno accompagnato l’apertura al commercio dei Paesi in via di sviluppo (in America Latina in particolare). Data la loro relativamente scarsa dotazione di capitale, dalle conclusioni del teorema ci si sarebbe aspettati di osservare una diminuzione della diseguaglianza salariale. Più tecnicamente, tuttavia, il teorema si riferisce solo alla relazione fra prezzi dei fattori e dei beni, senza nulla sostenere sul grado di disuguaglianza salariale. A questo riguardo, il teorema è strettamente legato a quello di equalizzazione del prezzo dei fattori, secondo il quale, indipendentemente dal grado di mobilità internazionale dei fattori, il loro costo tende a essere simile fra Paesi che sono simili in termini di livello tecnologico.