Teopompo di Chio
Storico e retore greco (n. 378 ca.-m. dopo il 323 a.C.). Discepolo di Isocrate; esiliato col padre per le sue tendenze oligarchiche, viaggiò molto, fu alla corte di Filippo di Macedonia e di Alessandro, poi in Egitto presso Tolomeo. Partecipò, per i suoi interessi retorici, alla polemica degli isocratei contro Platone, con un opuscolo Contro l’insegnamento platonico, di cui abbiamo scarsissimi frammenti; la sua attività principale fu rivolta però alla storia. Scrisse le Storie elleniche, continuazione dell’opera di Tucidide (dal 411 al 394 a.C.), utilizzando le Elleniche di Senofonte ed Eforo (ne restano parecchi frammenti). In esse mostrava la sua simpatia per la politica di espansione panellenica di Sparta; questo stesso interesse panellenico, di schietto stampo isocrateo, lo spinse a essere sostenitore della politica di Filippo di Macedonia, del cui regno scrisse la storia nei 58 libri delle Storie Filippiche: un vasto quadro del mondo contemporaneo con molti excursus sul passato alla maniera di Erodoto (ce ne sono giunti parecchi frammenti). Altri brevi frammenti restano di un Encomio di Filippo, in cui T. sosteneva tra l’altro l’opportunità per Filippo di una politica di espansione verso i Balcani. Alle Elleniche di T. alcuni studiosi hanno anche attribuito il grosso frammento papiraceo comunemente chiamato Elleniche di Ossirinco. L’opera storica di T. si caratterizza, oltre che per il recupero di certi moduli erodotei, per un forte colorito retorico e moralistico, di tipo isocrateo, e per uno spiccato interesse biografico, che si esprime nello sforzo di dare unità alla storia contemporanea, raccogliendola intorno a una personalità dominante.