Poeta elegiaco greco (sec. 6º-5º a. C.). Della sua produzione rimane la silloge nota come Corpus Theognideum, in origine quasi un manuale di etica aristocratica, conservatasi per l'interesse pedagogico e morale che rivestì nel mondo greco, dove venne citata e usata come una sorta di testo scolastico.
Incertezza vi è circa il luogo di nascita, Megara Nisea o Megara Iblea in Sicilia, e per l'epoca; infatti la data del lessico Suida (544-540 a. C.) contrasta con le testimonianze del testo che ci portano alle guerre persiane. Di origine nobile, T. fu ostile al regime democratico istituito nella sua città (ch'egli dovette abbandonare per ritornarvi dopo un lungo esilio, ma senza riavere i beni perduti). T. fu perciò tutto preso dal culto di un passato che non poteva più rivivere e si abbandonò a una concezione malinconicamente pessimistica, ma non disperata, della vita, così come appare nel Corpus Theognideum. Questa è una silloge elegiaca composita di 1389 versi in 2 libri, il primo di 1230 versi di contenuto morale e politico, il secondo ispirato alla Musa puerilis. Il nucleo della raccolta è costituito dalle esortazioni (ὑποϑῆκαι) a Cirno, figlio di Polipao, giovinetto caro al poeta. Questi ammonimenti, alla fine del sec. 5º, costituirono il fondo di una silloge gnomica composta a scopo simposiaco e poi utilizzata a fine educativo; vi si aggiunsero altre ὑποϑῆκαι e versi di altri poeti (Solone, Mimnermo, Tirteo, Focilide), cosicché è difficile distinguere l'opera genuina di Teognide. Sono precetti di vita che T., sdegnoso oligarca, rivolge a Cirno per infondergli sentimenti di diffidente ostilità nei confronti della plebe insolente e il culto per la tradizione antica.