FERRARI (de Ferrariis), Teofilo (Theophilus Cremonensis, Teofilo da Cremona)
Nacque a Cremona, come si desume dagli explicit delle sue opere in cui si denomina "frater Theophilus Cremonensis" e come concordemente i biografi riferiscono. La data della sua nascita non ci è nota, sebbene la Nouvelle Biographie générale, seguita dal solo Gerbi, la ponga intorno al 1431, ma senza menzionare fonti o documenti. Scarsissimi anche gli accenni alla sua famiglia, della quale conosciamo soltanto il nome (familia Ferraria o de Ferrariis) e che non fu "obscura". Sappiamo con certezza che, in data imprecisata, entrò nel convento dei domenicani a Venezia, dove ricevette probabilmente la sua istruzione, coltivando lo studio della filosofia e teologia, discipline in cui si addottorò e che insegnò poi nelle scuole del suo Ordine.
Frutto di questa attività di insegnamento del F. sono le sue opere, che rivelano il carattere di una preparazione filosofica e teologica incentrata rispettivamente sul pensiero di Aristotele e di Tommaso, nel solco della più genuina tradizione scolastica. Il primo dei suoi scritti di cui ci è pervenuta notizia - e che è anche l'unico che, a quel che sembra., egli pubblicò in vita - ha per titolo Commentaria s. Thomae de Aquino a se diligentius ad varios codices mss. recognita et a notariorum mendis expurgata in Aristotelis libros octo Physicorum..., e fu pubblicato a Venezia, apud Bonetum Locatellum, nel 1471, in folio. L'opera, secondo Quétif ed Echard, che ne trasmettono il titolo, senza peraltro averne potuto vedere copia, era preceduta da un Prologus, nel quale il F., oltre a sottolineare il metodo della sua edizione basato sulla collazione di numerosi manoscritti da lui stesso ritrovati, e raccolti ed emendati, esprimeva sue opinioni sulla situazione dei commenti tomistici ad Aristotele, attribuendo tra l'altro a Tommaso il commento alla Politica, che è invece opera di Pietro di Alvernia.
Dell'importanza di questa edizione dell'intera opera di commento allo Stagirita di Tommaso è indubbia testimonianza il fatto che, parecchi anni dopo, ne vennero fatte due ristampe parziali: quella del solo commento tomistico alla Fisica aristotelica Commentaria s. Thome super libros Physicorum, con una "epistola proemialis" del F. "ad Grimanum. patritium venetum proton. apost., Venetiis, per Ioannem Gregorium de Gregoriis, 1492" (Hain, n.*1.528); e l'Expositio sive Commentarius divi Thomae in VIII libros Physicorum, ibid. "per Petrum Bergamensem de Quadrengiis, 1500" (Hain, n. 10.110). Nata da preoccupazioni di carattere prettamente didattico, l'opera, nell'ordine trascelto dal F., si presenta suddivisa in lectiones, a loro volta distinte in una parte testuale e in una parte di commento, secondo la più schietta tradizione scolastica. Sulla stessa linea di apprestamento di buoni testi base per la pratica dell'insegnamento sembra porsi anche un'altra opera, anch'essa, come le due edizioni precedenti, pubblicata postuma. Si tratta dei Commentaria... in totam Artem veterem Aristotelis di Giambattista Graziadei completati con il commento ai Praedicabilia di Porfirio ed ai Sex principia di Gilberto Porretano Venetiis, in officina... Manfredi de Monteferato, 1493, e, secondo l'annotazione dell'explicit, "correctioni quam diligentissime tradita per venerabilem virum fratrem Theophilum Cremonensem vite regularis eiusdem ordinis professorem" (Hain, n. *7.875; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d'Italia (ind. IGI), n. 4.384). Ne risulta il carattere eminentemente editoriale dell'attività del F., che cercava evidentemente di mettere così in circolazione, correggendoli ed adattandoli alle esigenze della scuola, testi e commenti di maestri dell'Ordine altrimenti inutilizzabili. Anche qui i vari testi logici di Aristotele, Porfirio e Gilberto sono suddivisi in lectiones, secondo l'analoga composizione dei commenti di Tommaso. Un apporto più originale del F. sembra invece offrire un'altra opera, anch'essa pubblicata dopo la sua morte, le Propositiones copiosissimae ex omnibus Aristotelis libris collectae..., Venetiis..., per Ioannem et Gregorium de Gregoriis, 1493" (Hain, n. *6.997; IGI, n. 3.840).
La pubblicazione di quest'opera fu curata dal frate Benedetto da Soncino, che vi premise anche una epistola dedicatoria "ad magnificum virum Antonium Pizamanum patricium venetum". In essa il F. raccoglie tutta una serie di "proposizioni" tratte dall'intero corpus di Aristotele, cercando così di fornire in forma chiara e concisa la sostanza della filosofia dello Stagirita. Il F. però non si limita qui a un semplice lavoro di raccolta e giustapposizione di sentenze aristoteliche, ma vi appone spesso, evidenziate in rosso, sue integrazioni e aggiunte, o meglio ancora, esplicazioni testuali, nelle quali si avverte sovente la preoccupazione di aderire all'interpretazione tomistica, specialmente per quelle opere su cui disponeva dei commenti dell'Aquinate. L'opera è un ennesimo esempio di metodo scolastico e del modo in cui si procedeva alla manipolazione dei testi antichi per adattarli alle particolari esigenze delle scuole. Il testo rivela una certa sensibilità filologica in quelle parti in cui il F. non poteva ricorrere ai testi tomistici e dove, come nel caso dell'Historia animalium e delle opere etiche e politiche di Aristotele, fa uso delle traduzioni umanistiche del Gaza, del Bruni, del Trapezunzio. Tra le altre" proposizioni", figurano anche quelle tratte da testi spuri, come ad esempio il De admirandis in natura auditis nella traduzione moderna di Antonio Beccaria.
Quest'opera del F. ebbe una certa circolazione, forse perché offriva una panoramica agile e concisa del pensiero aristotelico ed anche la possibilità di conoscere il contenuto di testi poco conosciuti. interessanti per le notizie talora anche di ordine geografico che trasmettevano. Così, ad esempio, vediamo il "repertorio" del F. utilizzato da Gonzalo Fernandez de Oviedo, seppure erroneamente, come rilevava il suo avversario Ferdinando Colombo, a proposito dell'isola transoccanica scoperta dai Cartaginesi, isola di cui si parla appunto nel De admirandis in natura auditis. In tale modo si comprende perché il F. godette di una certa fama di aristotelico e tomista, legata, come sembra, proprio all'opera di divulgatore ed editore degli scritti dei due filosofi.
Null'altro sappiamo della vita dei Ferrari. Morì forse a Venezia, con tutta probabilità prima del 1493 se l'edizione delle sue Propositiones dovette essere curata dal confratello Benedetto da Soncino.
Fonti e Bibl.: S. Razzi, Istoria de gli huomini illustri... del sacro Ordine degli predicatori, Lucca 1596, p. 309; A. Fernandez, Concertatio praedicatoria, Salmanticae 1618, p. 430; Ambrosius de Altamura, Bibliothecae dominicanae..., Romae 1677, p. 211; A. Rovetta, Bibliotheca chronologica illustrium virorum provinciae Lombardiae sacri Ordinis praedicatorum, Bononiae 1691, p. 81; F. Arisi, Cremona literata, Parmae 1702, p. 328; G. Fernandez de Oviedo y Valdés, Historia general y natural de las Indias, II, 3, Madrid 1851, p. 14b; I. A. Fabricii Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, t. VI, a cura di D. Mansi, Florentiae 1859, p. 528; A. Gerbi, 0viedo e l'Italia, in Riv. stor. ital., LXXVI (1964), p. 73; J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum, pp. 286 s., 847; L. Hain, Repertorium bibliographicum, I, pp. 184 s., n. 1528; pp. 368 s., n. 6997; II, 266 n. 10110; D. Reichling, Appendices ad Hain-Copingeri Repertorium bibligraphicum, II, p. 204; Nouvelle Biographie générale, XVII, col. 518.