BONA, Teofilo (Theophilus brixianus, Philotheus monachus)
Nacque a Brescia nella seconda metà del sec. XV da Bartolomeo e da una Lucrezia di famiglia imprecisata. Mutò il nome di battesimo, Ottaviano, in quello di Teofilo entrando nei benedettini seguaci della riforma cassinese, che avevano sede a Brescia nel monastero di S. Eufemia, dove pronunciò i voti l'8 sett. 1492. Viaggiò - come si desume dai cenni autobiografici del Carmen Erotematicon - "per freta perque truces plurimas... vias", spingendosi anche alla corte del re d'Ungheria Vladislao II, cui presentò i suoi carmi.
Scrive il Rossi che un "consanguineo" del B., di nome Francesco, fu podestà di Salò circa il 1441, e un altro, di nome Piero (ignorato dal Mazzuchelli, che ricorda invece un Giovanni Agostino, p. 1525), si rese famoso nel 1506 come vincitore di un'importante giostra: il che poté indurre il B. a scrivere un'elegia sul valore dei Bresciani, la quale, come il Discorso del vagare e della certa sede dell'anime de' morti, che viene ricordato da alcuni biografi, s'ignora se abbia mai avuto occasione di esser pubblicata.Fu ascritto, secondo il Peroni (p. 147), all'Accademia dei Vertunni; fra gli amici più autorevoli che contò nell'ambiente umanistico bresciano figurano Carlo Valgulio, Giovanni Taberio, Luigi Martinengo ed Elia Capriolo, su invito del quale si decise a pubblicare, nel 1496, il dialogo in esametri, tutto animato da vivo sentimento bucolico, De vita solitaria et civili (forse la sua più riuscita composizione), dedicato a Guidubaldo I Della Rovere duca d'Urbino, cui pure si rivolge alla fine del citato Carmen Erotematicon; l'anno precedente aveva però dato alle stampe un poemetto encomiastico su s. Bernardo di Chiaravalle, che, dichiarato poi "longe elegantissimuni" dai collettori delle opere del santo, appare associato ad esse in numerose edizioni.
Fu dunque a tale uomo, di sicuro prestigio ed esperienza, e forse richiamato in patria per l'occasione, che si volle affidare la difesa degl'interessi economici del monastero nel momento in cui le truppe francesi di Gastone di Foix si preparavano a prendere d'assalto Brescia passata ai Veneziani. L'ufficio di cellerarius fu però fatale al B.: negli eccessi del saccheggio (febbraio 1512), mentre un altro letterato suo confratello, Teofilo Folengo, trovava scampo nella fuga, egli fu posto alla tortura e quindi finito dalla soldataglia per non aver voluto rivelare il luogo dove si custodivano la cassa e il tesoro dell'abbazia.
Opere: Philothei monachi de vita et moribus divi Bernardi abbatis Clarevallis ... carmen encomiasticon, davanti agli Opuscula divi Bernardi ... da lui curati, "per Angelurn et Iacobuni de Britannicis in alma civitate Brixie, ... die VIII Martii 1495"; "per Simonem Bevilaqua Papiensem, Venetiis... die XVII Oct. 1499; altre ediz. con opere di s. Bernardo nel 1503, 1667, 1690, 1719, ecc., fino a quella del Migne, Patr. Lat., CLXXXV, coll. 551-66; tradotto in italiano e in ottave, con testo latino a fronte, da U. Cassano, Trattato elegiastico di Filoteo monaco..., Cremona 1720; in tedesco da P. R. Schmidtrnayer, Ein lateinisches Preisgedicht auf den hl. Bernhard..., Mehrerau 1903; Theophili Brixi. Carmen Erotematicon; seguono: Theophili brixiani de vita solitaria et civili ... dialogus (preceduto da una dedicatoria in prosa al duca d'Urbino); Theophili brixiani de vita et moribus divi Bernardi ... (dedicato a L. Martinengo); nove inni saffici, tre in lode di s. Benedetto, tre di s. Luca, tre della beata Giustina, dedicati a Simone Ticinese; una lettera di Elia Capriolo ad Agostino Emilio e una dello stampatore al pubblico; in fine: "Impressit Brixiae Bernardinus Misinta Papiensis chalcographorum castigantiss. Hieronymo Donato... anno Theogoniae 1496"; il De vita solitaria et civili ebbe un paio di ristampe separate, una s.n.t. insieme col carmen encomiasticon, l'altra a Colonia nel 1510; Varia carmina (con altri di Panfilo Sasso), Brixiae, Misinta, 1499.
Bibl.: O. Rossi, Elogi historici di bresciani illustri, Brescia 1620, pp. 215-17; L. Cozzando, Della libraria bresciana..., I, Brescia 1685, pp. 306 s.; M. Armellini, Bibliotheca benedictino casinensis..., II, Assisi 1732, pp. 184 s. (a p. 190 attribuisce erroneamente il De vita solitaria et civili al Folengo); A. M. Querini, Specimen variae literaturae quae in urbe Brixia eiusque ditione paulo post typographiae incunabula florebat..., II, Brixiáe 1739, pp. 280-84; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1525-28; V. Peroni, Biblioteca bresciana, I, Brescia 1816, pp. 147-49; P. Guerrini, Intorno alla edizione toscolana delle maccheroniche di Merlin Cocaio, in Miscellanea G. Mercati, IV, Città del Vaticano 1946, pp. 248 s.; G. Billanovich, Tra don Teofilo Folengo e Merlin Cocaio, Napoli 1948, pp. 38 s.; V. Cremona, L'umanesimo bresciano, in Storia di Brescia, II, Brescia 1963, p. 570. Dictionnaire d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, coll. 707 s.