TEODOSIO II (Flavius Theodosius iunior) imperatore di Oriente
Nato nell'aprile 401, incoronato nel gennaio successivo, successe al padre Arcadio il 1° maggio 408. La reggenza fu esercitata prima dal prefetto Antemio, e, dopo la morte di lui, dalla sorella maggiore, Pulcheria, la quale nel 414 assunse il titolo di Augusta e mantenne poi un'assoluta preminenza nel governo anche dopo che il fratello ebbe raggiunto la maggiore età.
Per la vita pubblica egli aveva poca inclinazione. Educato alle belle lettere e a rigidi costumi, più che degli affari politici egli si occupò di studî. La sua perizia nel copiare e nell'alluminare con belle miniature libri di poesia e di liturgia gli valse il soprannome di "calligrafo"; ma non bisogna dimenticare che a lui principalmente si devono: la fondazione della "scuola superiore cristiana" o università di Costantinopoli (425), e la prima grande raccolta delle costituzioni imperiali da Costantino in poi, pubblicata nel 438 col titolo di Codex Teodosianus (v. appresso).
Nel 421 sposò Atenaide dalla quale ebbe una figlia, Eudossia, che fu data in moglie a Valentiniano, erede dell'impero d'Occidente. Il regno di Teodosio non è ricco di avvenimenti esterni. I soli fatti da segnalare a questo riguardo sono: una breve guerra coi Persiani (421-422), finita vittoriosamente per i Bizantini, e l'invasione degli Unni (441). Per alcuni anni questa pesò come una minaccia su Costantinopoli, ma si riuscì a contenerla con trattative diplomatiche e con la cessione di alcuni territorî al di qua del Danubio. Più gravi di conseguenze per l'avvenire dell'impero e della chiesa furono le controversie religiose provocate dalla questione nestoriana e dal conseguente scisma monofisita. Soprattutto grave la violenza esercitata da T. nell'infausto concilio del 444 ad Efeso, concilio che nella storia ortodossa è noto col nome di Brigantaggio di Efeso. Fu questo l'ultimo atto del governo di T. essendo egli morto nel luglio del 450.
Bibl.: A. Guldenpenning, Geschichte des oströmischen Reichs unter den Kaisern Arcadius und Theodosius II., Halle 1885; J. B. Bury, A History of the Later Rom. Empire, I, Londra 1923.
Il codice teodosiano.
È la raccolta di costituzioni imperiali, da Costantino in poi, pubblicata dall'imperatore Teodosio II il 15 febbraio 438. Ha per noi grande importanza, perché è la più cospicua raccolta di tal genere pervenutaci dal di fuori della compilazione giustinianea, e anche perché rappresenta il primo tentativo dello stato di assumere su di sé il compito, resosi ormai assolutamente necessario, di compilare le fonti del diritto.
Il progetto primitivo (C. Th., I,1, 5, del 429) era assai più vasto, in quanto che, oltre la raccolta - a scopo scientifico e didattico - di tutte le costituzioni (leges generales) da Costantino in poi, comprese le abrogate, contemplava un'opera pratica di diritto vigente, che fondesse leges e iura. Tale vasto progetto non venne in porto, e pertanto (C. Th., I,1, 6, del 435) l'opera si restrinse alla raccolta di costituzioni, condotta secondo il piano primitivo, a cui si attribuì però carattere pratico; il risultato fu appunto il Codice Teodosiano. Esso fu accolto e pubblicato in Occidente dall'imperatore Valentiniano III; la sua pubblicazione mantenne in vigore i codici precedenti, Gregoriano ed Ermogeniano, mentre abrogò tutte le costituzioni in esso e in quelli non inserite.
Il codice comprende sedici libri, divisi in titoli, entro i qualí le costituzioni si susseguono in ordine cronologico. L'ordine delle materie è sostanzialmente quello dei Digesta classici - tradizionale nelle opere giuridiche antiche di vasta mole -, forse però qui desunto da quello del Codice Gregoriano. Il codice è tutt'altro che un'opera perfetta. A parte i difetti insiti nei criterî che avevano presieduto alla sua formazione, la compilazione fu tutt'altro che accurata: di qui una serie di mende (errori nelle inscriptiones e subscriptiones, geminazioni, ordine cronologico non sempre osservato, ecc.).
Il confronto con le costituzioni integre, a noi per avventura pervenute da altra fonte, dimostra che i compilatori interpretarono con larghezza gli ordini imperiali di omettere, dalle costituzioni accolte, le prefazioni, i motivi e gli accessorî di cancelleria; se vi siano vere e proprie interpolazioni sostanziali è più difficile stabilire.
Il codice ebbe larga diffusione, specialmente in Occidente (in Oriente fu messo fuori uso dalla compilazione di Giustiniano) e più nei territorî transalpini, dove nell'alto Medioevo, specialmente attraverso l'epitome visigotica, fu il testo principale di diritto romano. Non ci è pervenuto direttamente; possediamo varî manoscritti, che ne contengono parti più o meno vaste, e di più i riassunti posti a base delle leggi romane dei barbari, fra i quali di gran lunga il più importante è quello della Lex Romana Visigothorum o Breviario Alariciano (v. alarico 11); per mezzo di questi varî sussidî, è stato possibile agli studiosi ricostruire buona parte del codice.
Edizioni. - Fra le antiche, degna di menzione a causa del commentario, è quella di Iacopo Gotofredo (1665). Fra le moderne, oltre a quella dello Haenel (1847) ormai non più rispondente alle esigenze della critica, degna di nota è quella di Th. Mommsen e P.M. Meyer, Berlino 1905, l'unica da usarsi oggi. Un'ulteriore edizione, pur degna di nota, a cura di P. Krüger è rimasta in tronco al libro VIII per la morte dell'editore. Un indice delle parole curò O. Gradenwitz (Heidelberger Index zum Theodosianus, Berlino 1925).
Bibl.: Th. Mommsen, Prolegomena all'ediz. berlinese del 1905, I, p. i; P. Krüger, Beiträge zum Codex Theodosianus (varî articoli in Zeitschr. d. Sav. St. f. Rechtsg. (rom. Abt.); G. Scherillo, Teodosiano, Gregoriano, Ermogeniano, in Studi in memoria di U. Ratti, Milano 1934; id., Il sistema del Codice teodosiano, in Studi in memoria di A. Albertoni, Padova 1935.