CORRER, Teodoro Maria Francesco Gasparo
Nacque a Venezia, in contrada di S. Giovanni Decollato, il 12 dic. 1750 da Giacomo di Teodoro e dalla napoletana Maria Anna Petagno (o Pettagno) di Andrea dei principi di Trebisaccia.
Giacomo (Venezia 1710-83) aveva ricoperto numerosi uffici nel corso di una vita di pubblico amministratore non particolarmente brillante; savio agli Ordini nel 1736, procuratore di Comun nel 1737, nei Dieci savi nel 1742, era stato tuttavia dispensato dalla carica di provveditore a Salò e di capitano alla Riviera bresciana e aveva dovuto rinunciare nel 1756 ad esser provveditore capitano a Rovigo, date le non troppo floride condizioni del patrimonio familiare. Nel 1735 aveva sposato la nobile napoletana Anna Maria Petagno. Dal matrimonio nacquero nove figli; essendo i primi due (entrambi di nome Teodoro) morti pochi mesi dopo la nascita, il C. fu il primo nella linea di successione.
Un altro figlio maschio, Paolo, era nato nel 1730 prima del matrimonio di Giacomo e si dedicò alla carriera ecclesiastica, mentre solo con Vettor, nato nel 1753, la famiglia continuerà ad aver discendenza. Vettor, che ebbe due matrimoni annullati e un terzo con Antonia Bragadin, ricoprì alcune cariche pubbliche fra cui quella di savio ed esecutore alle Acque; Tommaso Ternanza gli dedicò nel 1781 il celebre studio sull'antichissima pianta di Venezia rinvenuta nella Cronologia Magna alla Marciana.
Nel 1760 il C. venne affidato ai teatini di S. Nicola da Tolentino, entrando nella loro casa e vestendo l'abito di S. Gaetano. Qui ebbe come istitutore il proprio primo cugino, padre Alvise Foscari. Un anno dopo, nel giugno 1761, divenne convittore nel collegio di S. Cipriano di Murano (sede anche del seminario patriarcale) dove rimase fino al settembre del 1771. Nel 1768, risultava "principe" del convitto nell'accademia letteraria e ginnica data il 31 agosto alla presenza del patriarca di Venezia Alvise Bragadin. Il C. lesse una propria introduzione (dissertazione d'occasione di nessun valore letterario) al tema generale dell'intrattenimento, sui Sacrifici degli antichi, e partecipò a una gara di scherma, battendosi con la spada in due assalti con gli altri convittori, Pietro Ghetta e Carlo Boldù.
Il 27 maggio 1775, a 25 anni, entrò in Maggior Consiglio; il 5 giugno dello stesso anno venne eletto savio agli Ordini, carica cui fu riconfermato nuovamente il 19 dicembre. Il 7 maggio 1776 fu nominato provveditore alle Pompe. In questa veste, ricoprendo l'incarico di cassiere alla Cassa ferali, ebbe modo di comminare numerose multe per cattivo servizio degli appaltatori e di compiere un lavoro di verifica e aggiornamento sulla pubblica illuminazione notturna.
Nuovamente savio agli Ordini dall'aprile del 1778, fu poi nel luglio dello stesso anno provveditoredi Comun, impegno cui attese con particolare solerzia, a giudicare dalle relazioni pervenuteci. Fu eletto nei Dieci savi il 12 dic. 1779, ballottato per la Quarantia civil nuova, nel gennaio 1781 (209 voti contro 380) e per savio agli Ordini il 30 settembre dello stesso anno (104 voti contro 97); ancora per la Quarantia civil nuova il 22 sett. 1782 (152 voti contro 445). Il 26 luglio 1787 fu eletto podestà e capitano di Treviso: tuttavia inoltrò immediatamente supplica per ottenere la dispensa da quest'incarico.
"Niente di più mortificante - egli scriveva - esser vi può certamente per un cittadino, che di trovarsi costituito in circostanze tali di non poter pronto prestarsi alle disposizioni della patria, e di vedersi costretto per mancanza di mezzi, co' quali sostenere i conferiti impieghi d'implorarne di essi la dispensa"; dispensa che ottenne in via definitiva con voto del Maggior Consiglio il 19 agosto. In ciò il C. seguì l'esempio del padre; ma non sarà la prima delle azioni da lui promosse ad analogo fine in anni diversi e sotto differenti regimi, adducendo, inoltre, sempre variate giustificazioni: tanto che vien da dubitare circa la sincerità del rammarico da lui espresso nella supplica per la forzata rinuncia.
Era nel frattempo - nel 1785 - subentrato al padre quale procuratore e difensore della chiesa di S. Giovanni Decollato, nelle cui vicinanze è posto il palazzetto di famiglia, sul Canal Grande. Sfiorato dall'elezione a podestà procuratore di Verona nell'agosto del 1788, si risolse l'anno successivo, a scanso d'altri consimili pericoli, a vestire l'abito d'abate. Alla morte del padre, nel 1783, aveva proceduto alla divisione col fratello Vettor del patrimonio paterno. Allorché, nel 1787, formulò la supplica per l'esenzione da rettore di Treviso, dichiarava di dover provvedere, con la sua parte di capitale, al mantenimento della madre e di due sorelle nubili. Nello stesso 1787 la madre moriva.
Dopo l'assunzione del collare d'abate, il C. ebbe modo di dedicarsi interamente all'incremento di quella raccolta di memorie storiche e artistiche che, iniziata in età giovanile, mai abbandonata e anzi di continuo arricchita di nuove acquisizioni, lo rese celebre e gli consentì di dar vita a un complesso museale già a quel tempo di considerevoli dimensioni. Alla caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797, è chiamato a prestar servizio nella guardia civica; egli deve "resistere al violento stimolo di patriottismo" per convincersi a chiedere la dispensa dal servizio: "volontariamente" sottoponendosi ad una soluzione monetaria, si offre di corrispondere la cifra in rate mensili ovvero in forma forfettaria.
Ad avvalorare la sincerità del gesto, egli produce alcuni certificati medici. Da essi risulta che poco tempo prima, "soprafatto da grave spavento", ha subito un salasso e soffre di febbri. Altri certificati lo dichiarano sofferente alla dentatura e sottoposto ad estrazioni ed altro; malato di "apostemi" agli orecchi è completamente sordo dei destro.
Eletto nel 1801 curatore, per lo svincolo da fidecommesso, dei beni di Federigo Foscari, tenta con un memoriale di farsene dispensare, senza tuttavia riuscirci; nel 1807 dovrà partecipare al consiglio di famiglia a ciò convocato, e così ancora nel 1815.
Sono questi gli anni più proficui per la sua attività di raccoglitore e collezionista. Ingenti patrimoni familiari e celebri raccolte, gallerie, biblioteche, archivi privati pervenivano sul mercato antiquario o nelle mani di mediatori e venivano smembrati e liquidati pubblicamente o di nascosto. Necessità di realizzo immediato o desiderio di approfittare del momento consigliavano molte famiglie ad una politica di svendita, in patria e all'estero, di collezioni secolari e di sostanze artistiche celebri e invidiate. Senza cessare di proclamarsi di pochi mezzi, il C. comperò o scambiò ogni genere di materiali: dipinti, gemme, statue, armi, monete, medaglie, libri, manoscritti, antichità che andò disponendo via via nelle stanze della sua casa a S. Giovanni Decollato: da essa uscirà sempre meno e, anzi, sparsasi la fama della importanza delle sue raccolte, qui riceverà studiosi e amici, profittatori e curiosi. Ripetutamente, in quegli anni, ottenne passaporti per viaggi fuori del territorio veneto.
Instaurato il dominio austriaco sul Lombardo-Veneto, una risoluzione sovrana datata in Graz 11 nov. 1817 confermava al C. l'"antica Patrizia Nobiltà Veneta", mentre il 20 apr. 1819 gli veniva ingiunto di depositare presso la Regia Delegazione lo stemma e i sigilli della famiglia unitamente ai dati araldici e informativi sulla stessa.
In questi anni il prestante nobiluomo, quale compare nel ritratto di B. Castelli (precedente al 1795, mentre è di quell'anno l'incisione che ne trasse V. Giaconi), si è progressivamente trasformato in una figura cadente e patetica; nel 1819 appariva al Cicogna come "un ometto asciutto speculativo e gretto" con "il viso somigliante ad un alocco e teneva sempre aperta la bocca".
Una fama equivoca lo circonda di usuraio e profittatore da un lato, di maldestro e incompetente dall'altro. Fama che diverrà, dopo la morte, ulteriore motivo di polemiche, né verrà meno presto se ancora nel 1850 il Lazzari - direttore del Museo e biografo del C. - si farà, pur discretamente, promotore presso il municipio di interventi per distruggere e censurare carte del C. da lui ritenute compromettenti dell'immagine e del ricordo del donatore.
In realtà, con il passare degli anni la passione collezionistica del C. dovette crescere in lui fino a trasformarsi in forma di paranoia, impedendogli, tra l'altro, quell'atteggiamento critico che solo avrebbe potuto salvarlo dagli incombenti infortuni (falsificazioni, beffe, piccoli ricatti) che, invece, numerosi e clamorosi ne fecero il bersaglio di detrattori e speculatori. La fama di dabbenaggine fu accolta e rinfocolata dal Cicogna nei suoi Diari, dove tuttavia il giudizio sul C. è alquanto oscillante. Cicogna, tra l'altro, ci presenta anche un C. tormentato dal "non saper a chi lasciare le sue cose e il suo Museo", almeno fino alla decisione di destinare il tutto alla città per utilità pubblica, cosa resa ufficiale nel testamento redatto in termini definitivi il 10 genn. 1830.
Il C. morì a Venezia il 20 febbr. 1830.
L'entità e in buona misura la qualità delle raccolte del C. vanno però certamente ben al di là delle polemiche tra gli eruditi e i pedanti: esse sono state un punto di partenza fondamentale e rilevante nella costituzione del patrimonio artistico e storico veneziano. Sensibile e attento come pochi nel metter insieme una ricca rassegna di dipinti di "primitivi" veneziani, il C. acquista anche capolavori del calibro delle Pietà di Antonello da Messina e di Cosmè Tura, unitamente a vari dipinti dei Bellini, Carpaccio, Lotto.
Tralasciando altre e considerevoli cose, va sottolineato come il C. abbia riunito un sorprendente ciclo dei Longhi e dei Guardi, opere di pittori fiamminghi, una raccolta numismatica di primissimo ordine per qualità e quantità dei pezzi, bronzi rinascimentali alcuni dei quali riconosciuti veri capolavori del genere, armi e cimeli militari veneziani e orientali, mobili, maioliche veneziane, urbinati, faentine e pesaresi di primissimo ordine, un'ingente rassegna di disegni, gemme e cammei, stampe e incisioni in grandissima copia. La coscienza dell'importanza e dell'esistenza di un'interna organicità alle sue raccolte era ben presente al C. che, nel testamento, disponeva senza equivoci sulle collezioni e sul palazzo che le ospitava: "la mia casa di abitazione posta a S. Giacomo in Oleo, circondario di S. Giovanni Decollato n. 1278, ove in tre sale e circa venti camere si trovano sparsi e in parte distribuiti manoscritti, stampe, quadri, libri, rami, legni, bronzi, avorij, sigilli, conj, armi, antichità, oggetti di storia naturale e di numismatica, dovrà continuare a servire a tale uso, e prenderà il nome di Raccolta Correr".
Ingrandita da successive donazioni e contribuzioni, la raccolta tuttavia non poteva più essere ubicata nell'angusto sito originario e fu trasferita dapprima (1879) nel contiguo restaurato fondaco dei Turchi e, successivamente (1921-22), nell'ex palazzo reale, nelle Procuratie Nuove di piazza S. Marco.
Fonti e Bibl.: Tutte le carte relative alle vicende biografiche del C. nonché quelle direttamente o indirett. connesse al suo patrimonio familiare e conseguenti modificazioni; tutta la documentazione (atti, lettere, cataloghi, elencazioni ecc.) concernente le varie collezioni della racc. Correr almeno fino alla morte del C. e, per certa parte, anche successive si trovano conservate riunite nel fondo omonimo presso l'Arch. della Bibl. Correr, annessa al Museo, in Venezia (le carte familiari e quelle personali essendo inscindibilmente collegate e conteste ai materiali storici raccolti dal C.); particolarmente importante - ai fini della compilazione dei profili biografici dei membri della famiglia lungo un arco cronol. che va dal 1000 ai primi anni dell'800 - il ms. Correr 1465: Comp. di storia di ciascun individuo della fam. Corraro, compilato da anonimo sotto l'evidente e costante controllo del Correr. In esso numerosi sono i rimandi ad un limitato numero di opere a stampa e alle numerose carte dell'Archivio Correr. Il C. vi ha il numero ordinale 357 ed occupa le cc. 297-303; le notizie tuttavia contenutevi toccano a fatica il 1810. Fondamentali sono le carte (utilizzate dal compilatore del Compendio) in ms. Correr 1468, 10 (1-11); tra queste spicca il gruppo 1468, 10 (5) estrapolato dal cod. Misc. 1481, 3 (= A 104): Memorie estratte da vari Autori ..., ricco di copie e originali relativi al Correr. In ms. Correr 1468, 10, copie di atti relativi alle cariche ricoperte dal C. soprattutto in qualità di provveditore alle Pompe (altre in ms. Correr 1480, 1, cc. 91-[70]). Sempre in Correr 1468, 10 (5) copie e minute della pratica per la dispensa del 1781; la dichiarazione del parroco che il C. veste abito di religioso e copia di dispensa per un mese da pratiche devozionali, del 1791. Il testo ms. della sua dissertazione giovanile sui Sacrifici degli antichi in 1468, 10 (6 a). Di seguito (7 a), (8), (9 a) l'originale della patente di conferma della nobiltà a firma dei conte di Goëss; vari certificati medici in originale e carte d'occasione. In ms. Correr 1468, 10 (10) numerose polizze di pagamento delle rette da parte di Giacomo Correr al collegio di S. Cipriano per i figli Teodoro e Vettor. Copia della fede di battesimo, sempre in 1468, 10 (5). Ma, come si è detto, molto materiale familiare e, incidentalmente, relativo al C. in tutto il fondo Correr presso la Bibl. del Civico Museo Correr di Venezia, parzialmente ancora in fase di ordinamento. Arch. di Stato di Venezia, Segretario alle voci, Elez. del Maggior Consiglio, 27, cc. 25v-2-6 (il padre Giacomo eletto ai Dieci savi alle Decime); reg. 31, cc. 18v-19, 261v-262; reg. 32, c. 163; Elez. del Senato, reg. 25, cc. 172-73 (relative tutte alle varie cariche ricoperte); Avogaria di Comun, reg. 65 (Libro d'oro nascite, XV), cc. 92, 92v; reg. 94 (Libro d'oro matrimoni, VII), c. 8v; II Dominazione austriaca, Presidio di Governo, 1819, 11, 614; II, Dominazione Austriaca Governo, 1830, 1, 45/28; Imperial Regia Commissione Araldica, b. 103. Sul patrimonio del C. appaiono fondamentali all'Arch. di Stato di Venezia, Giudici del Proprio, Divisioni (da 41 a 46) 44, 1783 Distinz. di tutte le Rendite…, che illustra tutte le fasi dell'accordo tra il C. e Vettor per la divisione paterna e per le rendite al fratello Paolo, alle sorelle e alla madre (operazione compiuta e definita tra il maggio 1783 e il 17 ottobre dello stesso anno, data alla quale l'atto vien registrato presso l'ufficio del Proprio); altrettanto importanti, sotto il profilo patrimoniale, gli atti conservati a Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, mss. Correr 1480, 3: Eredità libera del N. H. mr. T. Correr fu di mr. Giacomo, compilato da Francesco Rizzardini il 12 febbr. 1786 (more veneto).Quanto alla raccolta, cui è giustamente affidata la fama del C., fondamentale è il ms. Correr 1472: Ordinamento primitivo della Raccolta del N. U. T. Correr (a cura di V. Lazari, 1859), dotato di molte tavole. Importante, sul C. e sulla vita del primo cinquantennio del Museo, Venezia, Bibl. d. Civico Museo Correr, Racc. Correr e Museo Civico. 1830-1879, Memorie e documenti di autore ignoto [ms., 1892?]. Presso l'Arch. generale del Comune di Venezia pratiche e carteggi dal 1830 sul lascito e sul museo; assai significativi documenti degli anni di direzione Correr e Lazari, comprese pratiche riservate su carteggi privati del Correr. Assai ricche e di prima mano le notizie - anche diffamatorie - tramandateci da E. A. Cicognasulla vita del C. e sulle sue avventure e disavventure di raccoglitore: Venezia, Bibl. d. Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 2844/47: E. A. Cicogna, Diarii (1810-1867), passim (cfr. alle date: 23 marzo 1810; 24 maggio 1517; 12 dic. 1817; 25 ott. 1818; 4 luglio 1819; 13 maggio 1817; 22 nov. 1819; 2 genn. 1820; 15 dic. 1820; 31 marzo 1821; 20 febbr. 1830; 16 nov. 1832; 8 marzo 1833; 17 luglio 1860; 11 apr. 1865). Cfr., inoltre: Necrol. in Gazzetta privilegiata di Venezia, Venezia, 26 febbr. 1830; Protogiornale, 1759 e anni successivi, passim; La Temi veneta, 1776 e anni successivi passim; Festa accademica di lettere e d'esercizi cavallereschi, Venezia 1768; G. A. Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII fino a' nostri giorni, Venezia 1806, II, pp. 68, 88; Id., Guida per la città di Venezia all'amico delle belle arti, Venezia 1815, I, p. XXXIV; II, p. 553; F. Schröder, Repertorio geneal. d. famiglie confermate nobili..., Venezia 1830, p. 275; E. Paoletti, Ilfiore di Venezia, Venezia 1840, III, p. 172; F. Mutinelli, Annali d. Provincie venete dall'anno 1801 al 1840, Venezia 1843, p. 319; Menzioni onorifiche de' defunti, a cura di G. B. Contarini, Venezia 1845, pp. 154 s.; F. Berlan, Illustraz. topogr., statistiche e stor., in B. e G. Combatti, Nuova planimetria della città di Venezia, Venezia 1846, II, p. 295; F. Zanotto, Descriz. d. città, in Venezia e le sue Lagune, Venezia 1847, II, pp. 429 ss.; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia e i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia 1855, pp. 97 s.; V. Lazari, Cenni biogr. intorno a T. C., in Notizia delle opere d'arte e d'antichità della Raccolta Correr di Venezia, Venezia 1859, pp. III-IX; G. Urbani de Gheltof, T. C. e il suo museo, Venezia 1877, pp. 1-20; C. A. Levi, Le collezioni venez. d'arte e d'antichità dal sec. XIV ai nostri giorni, Venezia 1900, I, p. CXVI ss.; E. Marini, Venezia antica e moderna, Venezia 1905, p. 159; F. Nani Mocenigo, Della letteratura venez. del sec. XIX, Venezia 1916, p. 77; P. Molmenti, Il Civico Museo Correr nella sua nuova sede, in Riv. mensile della città di Venezia, I (1922), 9, pp. 1-8; R. Bratti, L'Armeria del Museo Correr di Venezia, ibid., II (1923), 4, pp. 7685; M. Brunetti, Guida del Museo Civico Correr. Le Collezioni storiche, Venezia s. d., pp. 5-8; G. Mariacher, Il Museo Correr di Venezia. 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