BEZA, Teodoro di (Théodore de Bèze)
Collaboratore e discepolo di Calvino, nacque il 24 giugno 1519 a Vézelay (Borgogna). A dieci anni, prima ad Orléans e poi a Bourges, fu scolaro dell'umanista Wolmar (o Wolmer), con cui Calvino aveva grande familiarità e da cui il B. fu convertito alle nuove idee religiose. Dal 1535 al 1539 studiò diritto a Orléans, poi si dedicò a Parigi agli studî liberali. Sebbene avesse ottenuto nel 1539 due prebende ecclesiastiche, che gli fruttavano 700 corone, il B. condusse durante tutto quel tempo una vita dissoluta; mortagli la sua prima amante, Marie de l'Étoile, nel 1537, nel 1544, in presenza di due amici neo-convertiti, sposò segretamente la sua amante Claude Desnoz. Pubblicò nel 1548 i suoi facili Poemata Iuvenilia, già scritti in gran parte a Orléans, ma ne eliminò le parti più scabrose nelle edizioni che apparvero dopo il 1569. Lasciata Parigi, si recò a Ginevra (1548), dove Calvino lo accolse favorevolmente. Professore di greco a Losanna, cercò di attirare alle nuove dottrine i suoi ascoltatori con lezioni sulla Scrittura tenute sulla falsariga dei Commentari di Calvino; in occasione dell'esecuzione del Serveto a Ginevra (1553) scrisse, a giustificare il fatto, il De haereticis a civili magistrato puniendis (1554), in cui si appellava anche a Lutero, Melantone, Butzer. Il suo modo di agire verso Castallio fu inspirato da astio personale: agli attacchi di costui contro la predestinazione il B. replicò con una Responsio (1557), più tardi ancora si scagliò contro Ochino con lo scritto De polygamia et divortio (1590). Straordinariamente adatto alle trattative diplomatiche per il suo fare silenzioso e i modi signorili, il B., col permesso dei suoi compagni di fede francesi, fece tre viaggi in Svizzera e in Germania nel 1557. Annoiatosi del soggiorno a Losanna, dove non si voleva seguire la severa disciplina ecclesiastica calvinista, egli si fermò a lungo a Ginevra quale professore di teologia e rettore di quella scuola superiore, che, fondata da Calvino, era il vero vivaio del calvinismo. Negli scritti contro i teologi luterani Heshus (Κρεωϕαγία e "Ονος συλλογιζόμενος, 1561) e Westphal (De coena Domini, 1559), difese la dottrina di Calvino sull'Eucaristia, e d'allora in poi fu considerato come una delle colonne del calvinismo. Per invito del Condé, andò a Nérac per convincere il re Antonio di Navarra ad abbracciare il calvinismo (1560), senza però riuscirvi. All'epoca delle conversazioni di Poissy (1561) fu il portavoce dei calvinisti, e quando la regina reggente si riunì ai Guisa (1563), il B. si rifugiò presso il principe di Condé a Orléans, ove questi aveva chiamato alle armi tutti i riformati e ove i capi del movimento avevano stabilito la propria roccaforte. Partecipò vivamente alla guerra della Lega, stendendo i manifesti in nome del Condé, predicando prima delle battaglie e soccorrendo i feriti. Avendo il B. detto, allorché i Guisa strinsero d'assedio Orléans, che sarebbe stato atto grandemente eroico uccidere uno dei duchi in aperto combattimento, l'assassinio del duca di Guisa, avvenuto poco dopo, fu ritenuto ispirato da lui. Conclusa la pace (1563), il B. tornò a Ginevra, dove, succedendo a Calvino morto il 27 maggio 1564, occupò col titolo di "moderatore" la carica di patriarca ginevrino; a tale carica venne annualmente rieletto sino all'anno 1580. Dai sinodi ugonotti di La Rochelle (1571) e di Nîmes (1572) ottenne, contro Ramus, che l'antico ordinamento fosse confermato. In seguito alle conversazioni di Montbéliard, uno dei varî tentativi d'intesa tra calvinisti e luterani, il predicatore Samuele Huber di Zurigo si scagliò contro l'aspra dottrina della predestinazione, ma dovette cedere il campo dinanzi al B. e scendere dal pulpito. Il B. fu sgomentato dal ritorno di Enrico IV al cattolicismo (1593), ma l'editto di Nantes lo riconciliò interamente col re francese. Nel 1587 fallirono i tentativi di S. Francesco di Sales per ricondurre il B. al cattolicismo. Morì il 13 ottobre 1605, e fu sepolto nel chiostro di S. Pietro a Ginevra. Nel 1565 aveva pubblicato la prima edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento, da lui migliorata nel 1582; anche qui però, come nei suoi commentarî scritti, si nota l'esagerata influenza dei suoi concetti dogmatici. Le sue opere storiche sono inesatte: la Vita di Calvino (1575) e le Icones Virorum insignium (1880) sono panegiristiche; quanto alla Histoire des Églises reformée de France (1580), egli non può essere considerato se non come redattore di memorie raccolte da ogni parte.
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