TEODORO Ateo
Filosofo greco, vissuto fra la seconda metà del sec. IV e la prima del III. Seguace di Aristippo, fu uno dei più segnalati rappresentanti della scuola cirenaica, al cui edonismo cercò di dare una formulazione più sicura e rigorosa di quella che avesse ricevuta dal suo fondatore. Così, pur accentuando il carattere antinormativo e antisociale di molti suoi aspetti (e considerando quindi, p. es., non "naturale" ma "convenzionale" ogni obbligo di legalità e di giustizia, da tenere in conto solo in quanto la sua trasgressione avrebbe potuto arrecare svantaggio), egli promosse d'altro lato quello spostamento dell'ideale edonistico dal piacere dell'istante alla soddisfazione complessiva, bisognosa, per il suo raggiungimento, della saggezza pratica, che fu poi pienamente attuato da Epicuro. Ma soprattutto famoso divenne T. per la sua polemica antireligiosa, nella quale non solo combatté le credenze della fede popolare greca, ma addirittura negò l'esistenza di ogni divinità: negazione per la quale fu bandito dalla città di Atene. Gli rimase così il soprannome di "ateo" (ἄϑεος).
Fonte principale è la trattazione della scuola cirenaica data da Diogene Laerzio nel libro II della sua opera. Nessun frammento degli scritti, che pare abbia composti, è superstite.
Bibl.: Oltre alle trattazioni generali della scuola cirenaica v. in particolare R. von Scala, in Rhein. Mus. f. Philol., XLV (1890), pp. 474-76.