Teologo domenicano (n. forse Vriberg, Sassonia, 1250 circa - m. dopo il 1310), provinciale del suo ordine in Germania (1293-1296), maestro di teologia a Parigi (1297), autore di trattati filosofici e scientifici. Nei primi (De intelligentiis et motoribus caelorum, De tribus difficilibus articulis, De esse et essentia, De intellectu et intelligibili, e altri) è chiara l'ispirazione neoplatonica (attraverso il Liber de causis, l'Elementatio theologica e altri opuscoli e commenti di Proclo tradotti da Guglielmo di Hoerbeke) che s'inserisce in un orientamento schiettamente agostiniano. La dottrina della creazione come "discesa" per gradi (l'Uno, le intelligenze, le anime, i corpi), la dottrina del Verbo come prima mediazione tra uno e molteplice, l'identificazione dell'intelletto agente con l'abditum mentis di Agostino (e la conseguente dottrina delle rationes aeternae), la negazione della distinzione tra essenza e esistenza, tra l'anima e le sue facoltà, costituiscono le tesi essenziali della sua filosofia. Notevole importanza per la storia della scienza hanno i suoi scritti fisici (De coloribus; De iride et de radialibus impressionibus; De miscibilibus in mixto; ecc.).