TEODORA (Θεοδῶρα)
Moglie dell'imperatore Giustiniano; nata intorno al 500 d. C. Figlia d'un orsaro dell'Ippodromo di Costantinopoli, fin da bambina entrò a far parte dell'ambiente del circo, esibendosi come ballerina e mima (il che le procurò presso i suoi detrattori fama di licenziosità). Incontrò Giustiniano intorno al 520, che la sposò dopo il 524. Imperatrice dal 527. Temperamento politicante, ebbe un'influenza dominante sul suo consorte e sugli affari dello Stato. Morì di cancro nel 548 e fu sepolta nel Mausoleo Imperiale (chiesa dei SS. Apostoli) di Costantinopoli. Della sua bellezza parlano tanto i suoi panegiristi, quanto gli avversari. Non esistono monete con la sua effigie, sebbene il nome di T. appaia accanto a quello dell'imperatore sui sigilli imperiali (C. I. G., iv, 8o66, 8643), su capitelli e facciate delle chiese.
Le fonti letterarie parlano di varî ritratti: una immagine dell'imperatrice era eretta sulla colonna in porfido nel cortile delle Terme di Arcadio a Costantinopoli (Procop., De aedif., i, 12) e un'altra dinanzi al Ginnasio di Zeuxippos (Codinus Georg., 191). Il vestibolo del palazzo di Giustiniano (Chalkè) fu ornato da un mosaico, rappresentante al centro la coppia imperiale, che riceve l'omaggio dei Vandali e dei Goti vinti (Procop., De aedif., i, 10). L'immagine di T. figura, forse, anche sulle stoffe ricamate, che coprivano l'iconostasi di S. Sofia (Paolo Silent., Descr. S. Sophiae, v. 802-804, pp. 38-39, Bonn).
Tra le immagini che attualmente si presuppone rappresentino l'imperatrice, una effigie entro un clipeo, riprodotta su un dittico consolare dell'anno 540, identificata dal Delbrück, non ci illumina affatto sui suoi tratti, e una testa d'una imperatrice del Castello Sforzesco di Milano, attribuita generalmente a lei, porta l'acconciatura piuttosto del V, che del VI sec., e non s'inquadra nello stile dell'epoca (v. vol. v, fig. 8).
Solo sul celebre mosaico di S. Vitale a Ravenna, eseguito circa nel 547, appare una sua indubbia figurazione, che documenta eloquentemente sul suo aspetto fisico, quale ci è stato tramandato da Procopio e nella quale si sente ancora un sapore della pittura dei ritratti del Fayyūm. Il volto pallido e smagrito, con ovale allungato e con grandi occhi ardenti rispecchia i tratti delicati e l'aspetto altero di cui parlano i cronisti contemporanei, ma sul quale l'artista fedele all'originale, ha fissato anche gli effetti del male, che a distanza d'un anno portò l'imperatrice alla morte.
Per la veristica interpretazione iconografica dei personaggi, si volle supporre che i cartoni fossero spediti da Costantinopoli; ipotesi che appare superflua, pensando alla grandissima importanza artistica di Ravenna nel VI sec. d. C., centro dove affluivano varie correnti artistiche orientali ed occidentali (v. ravenna).
Bibl.: A. Mercati, Note di epigrafia bizantina, in Bessarione, XXVII, 1923, v. 49; R. Delbrück, Die Konsulardiptychen, Berlino-Lipsia 1929, p. 153 s., n. 34, tav. 34; A. Nagl, in Pauly-Wissowa, V A, 1934, c. 1776 ss., s. v. Theodora, n. II; A. Grabar, L'empereur dans l'art byzantin, Parigi 1936, pp. 82; 106; 174; 206, n. 5. Testa di Milano: R. Delbrück, in Röm. Mitt., XXVIII, 1913, p. 310-318; R. Calza, in E. A. A., III, 1960, p. 762, s. v. Galla Placidia; Mosaico di S. Vitale: G. Rodenwaldt, Bemerkung zu d. Kaisermosaiken in S. Vitale, in Jahrbuch, LIX, 1944-1945, p. 96 ss.