TEODINO
– Di natali e ascendenza familiare ignoti, poco si sa della sua vita prima dell’elezione all’episcopato di Ascoli Piceno. È probabile si tratti del non meglio specificato Teodinus annoverato tra i presbiteri del Capitolo cittadino nel 1225. Lo stesso è presente, nel 1228, ai giuramenti di fedeltà resi al vescovo eletto Marcellino dai nobili della città. Altre presenze di un Teodinus canonicus sono degli anni 1230, 1234, 1236, 1237, 1238.
Un omonimo dominus Theodinus canonicus compare come testimone nel 1256 a fianco di Teodino vescovo: alcune delle citate attestazioni tra il 1225 e il 1238 potrebbero dunque riferirsi a lui. D’altra parte il Teodino vescovo proveniva sicuramente dal capitolo (nel 1258 in un suo atto definisce concanonicus noster il canonico Masseo cui dona cappelle, diritti e decime per conto del capitolo) e l’intensificazione di attestazioni negli anni Trenta suggerisce che almeno alcune di esse siano verosimilmente di tappe della sua carriera.
La prima testimonianza dell’episcopato di Teodino data all’aprile del 1239 e si tratta del ricevimento dei giuramenti di obbedienza e riverenza resi dai membri di alcune istituzioni ecclesiastiche cittadine e diocesane. Che egli fosse stato appena eletto lo conferma una lettera indirizzatagli da Gregorio IX nel giugno del 1239: lo definisce «de novo dispositione divina [...] assumptus ad cure pastoralis officium». Con questa missiva il papa gli proibì di procurare molestie, con indebite esazioni, alle monache del monastero cittadino di S. Angelo Magno, dell’Ordine di S. Damiano, accontentandosi di un censo annuo di mezza libbra di cera come avevano fatto, a detta delle stesse monache, i suoi predecessori. Nell’ottobre del 1240 fu convocato dal papa a un concilio da tenersi nella Pasqua del 1241 (verosimilmente la fase preparatoria al concilio poi svoltosi a Lione nel 1245, che si sarebbe dovuta tenere a Roma per confermare la scomunica contro Federico II e deporlo).
Per circa un quindicennio mancano notizie dirette che riguardino l’operato di Teodino: sono gli anni che più forti vedono gli scontri tra Papato e Impero nella Marca, e anche gli attacchi e l’espugnazione di Ascoli da parte dell’esercito imperiale. Il vescovo ascolano fu comunque, costantemente, un punto di riferimento della politica papale, si trattasse di Gregorio IX, di Innocenzo IV o di Alessandro IV. Non mancano infatti lettere papali a lui indirizzate, tanto per conferme di beni e diritti dell’episcopato e del capitolo quanto per altri numerosi aspetti del governo temporale e pastorale.
Quanto al primo punto si annoverano la revoca e l’annullamento, nel 1251, da parte del legato pontificio Pietro Capocci, di tutte le alienazioni illecite fatte dai precedenti vescovi o da chiunque altro; le due conferme da parte di Innocenzo IV, entrambe risalenti al 1252, delle libertà e immunità concesse dai suoi predecessori e le esenzioni dai prelievi secolari accordate da imperatori, sovrani e altri Christifideles, nonché dei beni posti nelle diocesi ascolana e aprutina, elencati nominativamente, già concessi dagli imperatori Lotario III e Federico I e da altri fedeli; la conferma di alcuni statuti cittadini, emanati dal podestà e dal consiglio della città, «contra laicos et in ecclesiastice libertatis favorem». Inoltre papa Innocenzo IV approvò la delibera con la quale il Capitolo della cattedrale limitava a dodici, con il consenso del presule, il numero dei canonici fino all’eventuale aumento delle facoltà della Chiesa cittadina.
Vanno inoltre ricordati l’invito rivolto al presule ascolano da papa Gregorio IX a concedere un feudo vacante al cittadino romano e familiare del papa Annibaldo de Rota e ai suoi eredi come remunerazione per la sua devozione verso la Sede apostolica, e la duplice esortazione del 1256 da parte di Alessandro IV a favorire il culto di s. Chiara (corredata di indulgenze da lucrare nella chiesa a lei dedicata eretta nel monastero cittadino di S. Spirito). Teodino fu inoltre esecutore, su mandato apostolico, della consegna della chiesa di S. Maria in Campidoglio (o Aracoeli) di Roma ai frati minori.
Del 1256 è la notizia di una inquisitio voluta da Teodino sull’abbazia di Montesanto (presso l’attuale Civitella del Tronto in Abruzzo, ma nella diocesi di Ascoli), nella quale il priore Bartolomeo si era imposto come abate con il supporto di forze laiche: al termine, il vescovo emanò un provvedimento con il quale eleggeva e confermava abate del suddetto monastero frater Rainaldus, suo cappellano, e scomunicò, con l’aggiunta di anatema e deposizione da ogni ufficio, l’‘intruso’ Bartolomeo. L’anno successivo, con l’assenso dei canonici, Teodino fissò i confini della parrocchia della chiesa cattedrale di Ascoli, sino ad allora non bene determinati; nel 1258 invece, per motivi imprecisati, non si curò di fornire la prima pietra dell’edificanda nuova chiesa dei frati minori, nonostante la duplice richiesta rivoltagli dal guardiano dell’Ordine. Nello stesso anno ricevette dal papa l’ingiunzione di raccogliere i giuramenti di fedeltà alla Chiesa romana dovuti da baroni, podestà e rettori e dagli abitanti dei castelli di età compresa tra i quattordici e i settant’anni. Agli anni probabilmente tra il 1255 e il 1258 sembra vada riferita la notizia della scomunica, da parte di Teodino, di Pietro Alberti Passarelli, chierico della chiesa di S. Leonardo della diocesi di Ascoli, che sosteneva di avere diritto a una prebenda nella chiesa cattedrale alla quale però il Capitolo si opponeva.
L’ultima attestazione che riguardi questo diligente esecutore delle politiche papali nel contesto della situazione non sempre politicamente tranquilla della Marca è del novembre del 1258. Nella circostanza, Teodino donò al Capitolo ascolano tutte le cappelle della località Tolignano e pertinenze con diritti, redditi, decime e quanto di competenza vescovile, con il diritto di istituire, destituire e confermarvi i chierici e la libera fruizione, riservando per sé il solo cattedratico.
Poco dopo morì, visto che nel febbraio del 1259 è già insediato sulla cattedra vescovile il suo successore Rinaldo II.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Sant’Angelo Magno, cass. IV n. 36 (con trascrizione in tomo I, n. LXXXVIII), cass. VI n. 14 (con trascrizione in tomo I, n. CXXXVI); Archivio storico del Comune di Ascoli, Archivio segreto anzianale, E.i.6, F.i.1; ibid., Quinternone, f. CLXVr; San Francesco, pergg. nn. 11, 21bis (quest’ultima risulta attualmente perduta); Ascoli Piceno, Archivio diocesano, Archivio capitolare, B3, B11, B13, B15, B18, C6 docc. 1 e 2, C7, C8, E1, E*c (ma anche E*a e E*b), F, Liber quartus, cc. 1r, 4r-8v, 11v, 27r, 32r, F, Liber quintus, cc. 1v e 2rv, G2, cc. 1v-2r; Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat., 20, ep. 27 cc. 68v e 72r, ep. (287) c. 51r; ibid., 22, ep. 39 c. 200r, ep. 49 c. 202r; Roma, Archivio della Curia generalizia della Congregazione Sublacense O.S.B., Sant’Onofrio, perg. n. XV; S. Andreantonelli, Historiae Asculanae Libri IV. Accessit Historię Sacrae liber singularis, Padova 1673, p. 273; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae quotquot innotuerunt a beato Petro apostolo, Regensburg 1873-1886, ed. anast. Graz 1957, p. 667; Les registres d’Innocent IV (1243-1254), III, Paris 1897, p. 96 n. 5897, p. 98 n. 5908; Les registres de Grégoire IX (1227-1241), a cura di L. Auvray, III, Paris 1910, coll. 417 n. 5865, 471-472 n. 5979, 487 n. 5993; Epistolae saeculi XIII e regestis pontificum Romanorum selectae, I-III, in MGH, a cura di K. Rodenberg, München 1982 (=Berlin 1883-1894), I, n. 785 pp. 688-692 (in partic. p. 691), III, n. 153 p. 132; A. Franchi, Ascoli pontificia, I, (dal 342 al 1241), Ascoli Piceno 1996, nn. 118 p. 141, 121 p. 144, 122 p. 145, 123 p. 146; II, (dal 1244 al 1300), con regesti a cura di L. Ciotti, 1999, n. 3 (dà come estremi cronologici dell’episcopato 1239-1258), nn. 28 p. 39, 29 p. 40, 44 p. 55, 45 p. 56, 46 p. 57, 51 p. 62, 54 p. 67, 79 p. 93, 81 p. 95, 98 p. 113, 117 p. 132, 119 p. 134; M. Cameli, La chiesa scritta. Documentazione e autorappresentazione dei vescovi di Ascoli Piceno tra XI e XIII secolo, Caselle di Sommacampagna 2009, ad ind. (in partic. docc. *16 e 17 pp. 184-187); Il Quinternone di Ascoli Piceno, a cura di G. Borri, I, Spoleto 2009, n. 95 pp. 543 s., II, 2009, n. 113 pp. 594 s.; M. Cameli, Codice diplomatico dell’Episcopato ascolano (secoli XI-XIII), Ascoli Piceno 2012, docc. 125-151, pp. 110-121.
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