OSASCO, Teobaldo Vittorio Cacherano di
OSASCO, Teobaldo Vittorio Cacherano di. – Nacque ad Asti il 1° luglio 1768 dal conte Ercole (1735-1804) e da Rosalia Matilde Cacherano della Rocca (m. 1817).
I Cacherano d’Osasco erano fortemente legati all’Ordine di Malta, di cui Angelo Felice (1677-1748) era stato grand’ammiraglio (1735-37) e gran priore della Lombardia (1737-48) e nelle cui fila, almeno dalla metà del Seicento, era inviata la quasi totalità dei cadetti. Al momento della nascita di Teobaldo per lo meno quattro esponenti della casa erano cavalieri. Fra questi il prozio Carlo Giacinto (1713-1790), fratello del nonno, svolgeva le funzioni di ricevidore per il Piemonte e morì poco dopo aver avuto la nomina a grand’ammiraglio. Quattro fratelli minori di Ercole – Carlo Antonio (1736-1818), Luigi (1740-1831), Policarpo (1740-1824) e Felice (1746-1804) – entrarono nell’Ordine, senza che questo, per altro, impedisse loro di percorrere brillanti carriere militari al servizio sabaudo. Ercole era stato membro del Consiglio di Asti, da cui era passato (fatto inconsueto) nel Consiglio di Torino, per volontà di Vittorio Amedeo III, nel 1786, divenendo sindaco della capitale nel biennio 1792-93. Dei suoi figli, Enrico, il primogenito, entrò a corte e nel corpo decurionale di Torino; Teobaldo ed Evaristo (1770 circa-1799) divennero cavalieri di Malta.
Teobaldo d’Osasco fu ascritto all’Ordine di Malta il 1° luglio 1780, non appena compiuti i 12 anni, ma la sua carriera si compì interamente al servizio sabaudo. Il 5 giugno 1781 fu nominato paggio d’onore di Sua Maestà, passando il 1° aprile 1785 al servizio della principessa di Piemonte, Maria Clotilde di Borbone Francia. Il 30 dicembre 1786 divenne primo paggio di Vittorio Amedeo III e il 17 febbraio 1789 ottenne grado e anzianità di capitano tenente nella fanteria d’ordinanza. Continuò comunque a svolgere le funzioni di primo paggio sino al 30 giugno 1791, quando fu creato capitano nel reggimento di Lombardia. Sei mesi dopo, il 30 dicembre 1791, fu promosso fra i secondi scudieri e gentiluomini di bocca del re.
La corte, più che l’esercito, sembrava il terreno della sua carriera, ma lo scoppio della guerra contro la Francia rivoluzionaria cambiò le cose. Il giovane ufficiale, inviato a Nizza, prese parte agli scontri e si distinse subito, venendo promosso a capitano effettivo il 3 marzo 1793. Poco prima dell’armistizio di Cherasco, l’11 marzo 1796 fu promosso maggiore, «essendosi egli fatta una premura di distinguersi nel corso della guerra, con nuove dimostrazioni di zelante attività e coraggio in faccia al nemico» (Regie Patenti di Vittorio Amedeo III, Arch. di Stato di Torino, Corte, Arch. Cacherano d’Osasco - Arborio di Gattinara, mz. 1). Dimessosi dall’esercito dopo la conquista francese dell’8 dicembre 1798, rientrò in servizio durante l’occupazione austro-russa, venendo nominato maggiore del Deposito di fanteria, deputato a ripristinare i reggimenti dell’esercito sabaudo come erano stati prima della conquista. Nel giugno partì per Alessandria a capo del suo reggimento, con la speranza di combattere contro i francesi, ma Michael Friedrich Benedikt von Melas non volle coinvolgere le truppe piemontesi nella battaglia di Marengo.
Dopo la vittoria napoleonica, d’Osasco si ritirò nuovamente dal servizio per l’intera durata dell’occupazione. Nella primavera del 1814, assunse il comando del Deposito delle reclute, svolgendo un ruolo centrale nella ricostruzione dell’esercito sabaudo. Il 30 luglio 1814 Vittorio Emanuele I, appena rientrato in Patria, lo nominò colonnello del reggimento Piemonte, uno dei più importanti e prestigiosi, facendo ancora riferimento al «fermo, valoroso contegno da lui serbato nella passata guerra» (Regie Patenti di Vittorio Emanuele I, Arch. di Stato di Torino, Corte, Arch. Cacherano d’Osasco - Arborio di Gattinara, mz. 2).
I Cacherano d’Osasco divennero allora una delle famiglie più influenti nella ricostruita corte sabauda. Gli anziani fratelli Policarpo e Luigi furono chiamati fra i grandi di corona di prima classe, d’Osasco fra i primi scudieri della regina Maria Teresa d’Asburgo Este, ed esponenti più giovani della famiglia fra i secondi scudieri della stessa e fra i gentiluomini di camera del re.
Il sovrano inviò d’Osasco in Savoia per lavorare al ritorno sotto il controllo sabaudo della provincia, che gli accordi delle grandi potenze avevano restituito solo parzialmente agli antichi sovrani (Chambéry e Annecy erano rimaste in mano francese). In settembre d’Osasco fu nominato comandante di Carouge, svolgendo nell’ottobre successivo un’importante missione diplomatica per riannodare i rapporti fra Stato sabaudo e Repubblica di Ginevra. Da lì fu trasferito brevemente al comando di Faucigny e poi, a metà novembre, a quello di Hôpital (l’attuale Albertville), la piccola città che era stata creata capitale della parte della Savoia tornata a Vittorio Emanuele, dove fu raggiunto dalla notizia del ritorno di Napoleone in Francia e dell’immediata formazione di una coalizione contro di lui, alla quale partecipò anche lo Stato sabaudo. Le truppe piemontesi invasero la Provenza e nel giugno 1815 d’Osasco fu creato comandante di Grenoble, dove restò sino alla fine d’ottobre. Nel frattempo, il 21 agosto 1815 divenne primo scudiere della regina Maria Teresa, allora di ritorno in patria. Rientrato a Torino in novembre, il 7 marzo 1816 il re lo nominò aiutante generale nell’Ufficio dell’Ispettore generale delle leve provinciali, citando il «marziale valore e fermezza» (ibid.), mostrati nella campagna da poco conclusa.
Il 21 settembre 1817 sposò la monregalese Camilla Cordero di Belvedere (1767-1838), vedova del conte Bartolomeo Arborio di Gattinara (1741-1816): l’età sua e della moglie, ormai entrambi cinquantenni, indica che non si trattava d’un matrimonio pensato per dare origine a una nuova linea della famiglia.
Dalle prime nozze, la sposa aveva avuto un figlio, Mercurino (1789-1870), che nel 1820 fu sposato con Maria Teresa Cacherano d’Osasco (1792-1868), nipote di Teobaldo in quanto figlia del fratello maggiore Enrico, e della cui carriera d’Osasco si fece carico negli anni a seguire.
Il 24 settembre 1820 fu creato maggior generale di fanteria. Il 26 aprile 1821 fu tra i personaggi chiamati da Carlo Felice e dal conte Ignazio Thaon di Revel a far parte della commissione (‘delegazione’), presieduta dal cavalier Francesco de Varax, chiamata a giudicare sui moti del mese precedente. Nonostante l’impegno profuso in tale incarico, d’Osasco non stabilì con Carlo Felice un rapporto paragonabile a quello avuto con Vittorio Emanuele I (l’unico incarico militare ottenuto durante il nuovo regno, quello di governatore in seconda di Alessandria, il 2 settembre 1823, fu revocato dopo meno di un mese). In tale periodo, d’Osasco fu principalmente procuratore per la regina Maria Teresa, vedova di Vittorio Emanuele I. A riportarlo fra i capi della corte fu Carlo Alberto, che fra 23 e 24 ottobre 1831 lo nominò grande di corona e cavaliere d’onore della moglie, Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Per 17 anni, sino alla morte, d’Osasco fu il personaggio più vicino alla regina di Sardegna, di cui organizzò rigorosamente i tempi e le pratiche.
Di quel periodo ha lasciato un interessante Diario quotidiano dell’attività di Teobaldo d’Osasco come cavaliere d’onore della regina, in cui giorno per giorno, dall’ottobre 1831 al settembre 1846, attraverso dati, persone e numeri racconta la vita della sovrana (Arch. di Stato di Torino, Corte, Arch. Cacherano d’Osasco - Arborio di Gattinara, mz. 1, 2 volumi, il primo dal 1831 al 1836, il secondo dal 1837 al 1846).
Nel gennaio 1832, Carlo Alberto lo creò gran cordone dell’Ordine mauriziano e nel 1835 cavaliere dell’Ordine della Ss. Annunziata. Oltre che di quelli sabaudi, d’Osasco fu cavaliere anche del napoletano Ordine di S. Gennaro e dell’austriaco Ordine della Corona ferrea. Nel 1836 fu nominato anche Gran conservatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Con placche, collari e cordoni di tutti questi ordini appare in un ritratto oggi in collezione privata (ripr. in Gentilhuomini cristiani e religiosi cavalieri, Nove secoli dell’Ordine di Malta in Piemonte, a cura di T. Ricardi di Netro - L.C. Gentile, Milano 2001, p 67), in cui l’elemento probabilmente più interessante è la croce di Malta di diamanti donata dallo zar a suo fratello minore Evaristo.
Fatto testamento il 21 luglio 1845, morì a Torino il 9 settembre 1848.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Corte, Arch. Cacherano d’Osasco - Arborio di Gattinara, mz. 1, 2; G. Thaon di Revel, La campagna di Grenoble nel 1815, inLa Rassegna nazionale, XXVI (1903), 23, pp. 410-425; P. Bosi, Dizionario storico biografico topografico militare d’Italia, III suppl., Torino 1845, pp. 12 s.; P. Bianchi, Sotto diverse bandiere. L’internazionale militare nello Stato sabaudo d’antico regime, Milano 2012, pp. 151, 160.