tendere
Ricorre nel senso proprio di " svolgere nel senso della lunghezza o della larghezza ", significato che si registra anche per ‛ distendere ' (v.) e ‛ stendere ' (v.), senza che per questo i tre verbi possano essere considerati sinonimi: oltre al fatto che ‛ distendere ' può avere un valore opposto a quello di t., nell'uso dantesco quest'ultimo verbo si diversifica dagli altri due perché non ricorre mai né in prosa né nella forma intransitiva pronominale, ed è molto più raro di ‛ distendere ' e ‛ stendere '; è inoltre largamente attestato nel Fiore, che invece usa una sola volta ‛ stendere ' e ignora del tutto ‛ distendere '.
Nel linguaggio venatorio è il termine tecnico usato per indicare l'azione di disporre le reti nei luoghi opportuni per catturare la preda: If XXX 7 [Atamante] gridò: " Tendiam le reti, sì ch'io pigli / la leonessa e ' leoncini al varco " (che rielabora Ovidio Met. IV 513 " Io, comites, his retia tendite silvis "). In senso figurato, ‛ t. la rete ' (o altra locuzione analoga) vale " tentare di trarre qualcuno in un tranello " per trarne un vantaggio: Fiore CLXVII 11 [la donna] sì de' tener tuttor l'aiuol su' teso, / e prendergli [gli uomini] a' gheroni; anche con il complemento oggetto della persona cui si tende la rete: CXLIX 6 s' i'.... gli avessi tesi, / e conti e cavalieri e gran borghesi, / che molti fiorin d'oro m'avrian dati; usato assolutamente: Detto 367 amor m'ha cinto il crocco, / con che vuol ched i' tenda, così chiarito dal Parodi: " m'ha cinto l'uncino (arma), che devo stendere ad afferrare ", cioè " m'insegna ad operare " (e, deve intendersi, " ad operare ingannando "); v. anche Pagliaro, Ulisse 509 n., e v. CROCCO.
In un secondo gruppo di esempi compare nelle espressioni ‛ t. le corde ' di uno strumento musicale, ovvero ‛ t. la corda ' di un arco (o anche ‛ t. l'arco '), in modo da conferire alle prime la tensione giusta per ottenerne l'esatta intonazione, o da rendere l'arma idonea a scoccare la freccia. In questo caso ha il valore di " tirare " e non coincide con " distendere " giacché, nell'uso dantesco, ‛ distender l'arco ' vuol dire " allentarne la corda " (cfr. Pg XVI 48). Nell'accezione musicale, cfr. Pd XIV 118 come giga e arpa, in tempra tesa / di molte corde, fa dolce tintinno; il senso complessivo è chiaro: la giga e l'arpa, con la temperata armonia che risulta dalla varia tensione delle loro corde, producono un dolce suono; ma l'espressione è talmente addensata, da giustificare le perplessità del Porena, per il quale essa " potrebbe essere un iperbato per tempra (armonia) di molte corde tese; ma può anch'essere che tesa sia sostantivo (tensione, cfr. Purg. XXXI, 17), e tempra sia un... participio di forma forte... per temprata: ‛ armonizzata tensione di molte corde ' "). ‛ T. l'arco ' ricorre nel Fiore: in CCXXV 4, con riferimento all'arma con la quale Venere si prepara a combattere in soccorso dell'Amante; in Cv 12 (porto tuttor... l'arco teso), nella metafora usata da Falsembiante per dichiararsi pronto a combattere contro i suoi nemici.
Nel terzo gruppo di occorrenze, con riferimento a una parte del corpo, vale " porgere ", " allungare ", " portare innanzi " o, se riferito alle ali, " allargare ", coincidendo così nel significato con ‛ distendere ' e ‛ stendere ' (ma per Pd XXXII 96 le sue ali distese, v. DISTENDERE): If XVII 104 [Gerione] là 'v'era 'l petto, la coda rivolse, / e quella tesa [dopo averla distesa in lungo, di torta in sù che era: cfr. v. 26].., mosse; XXIII 35 io li vidi venir con l'ali tese; Pg XXIX 109 [il grifone] tendeva in sù [cioè " teneva tese verso l'alto "] l'una e l'altra ale; Pd XXIII 122 come fantolin che 'nver la mamma / tende le braccia, poi che 'l latte prese (in collegamento con in sù si stese del v. 124); Fiore VI 9 i' verso del fior tesi la mano (dove, per la polisemia simbolica propria di tutto il poemetto, il gesto metaforicamente allude alla speranza di godere dell'amore di Bellaccoglienza).