TENDA (lat. tentorium, gr. σκηνή)
Antichità. - La tenda antica era fatta di teli o di pelli tese. Ebbe larga diffusione in Oriente, dove per le condizioni di clima e di civiltà è ancor oggi una forma comune di abitazione. Anche il sovrano presso gli Assiri e i Persiani aveva la sua tenda. Dalla tenda di Serse avrebbe tratto l'ispirazione l'architetto dell'odeon di Pericle. Per la sua estrema mobilità la tenda trovò larga applicazione nell'esercito romano, donde l'espressione sub pellibus habere milites. La tenda del comandante si diceva praetorium. Un tipo di tenda si chiamava papilio, probabilmente, per il fatto che, ripiegati i due lembi anteriori di essa, richiamava la farfalla con le ali spiegate. Di qui l'it. padiglione, il fr. pavillon (cfr. papillon). La tenda serviva nei mercati come impianto provvisorio per la vendita, donde il nome di σκηνῖται, con cui troviamo indicati talvolta i venditori. La parola con la quale i Greci designavano la tenda ci riporta alle origini del teatro, quando questo ancora non esisteva come edificio e le rappresentazioni si svolgevano all'aperto. Una tenda (σκηνή) rizzata di fronte agli spettatorii serviva all'attore per ritirarsi negli intervalli e mutar abito.
Medioevo ed età moderna. - È netta, nel Medioevo e oltre, la distinzione fra tenda (quadrata, o comunque a lati ben delimitati) e padiglione (a forma più o meno conica). Oltre che per uso militare, le tende furono spesso adoperate a scopi di caccia e di diporto, da principi e signori; amplissime, decorate sfarzosamente, arricchite con ogni sorta di suppellettili preziose, le tende di taluni sovrani e capi di esercito sono ancor oggi ricordate per la loro magnificenza e per la comodità dell'arredamento, che rendeva ciascun ambiente simile a un lussuoso salone. Le tende e i padiglioni che il duca di Borgogna fece erigere (1415) nella foresta d'Argilly per sé, per Margherita di Baviera e per il seguito, comprendevano ambienti da ricevimento e da riposo, mensa, cappella, ecc.
Per uso militare, si adoperano oggi tende costituite da un certo numero di teli, di tessuto impermeabile (v. sotto) e con colorazione detta mimetica per renderle meno visibili dall'alto. I teli vengono sostenuti internamente con bastoni, e se ne assicura il bordo inferiore al suolo, per mezzo di paletti; entro la tenda viene distesa della paglia da giacitura. Quando gli accampamenti debbono permanere lungamente nello stesso sito, per evitare il rapido deteriorarsi del tessuto, si sogliono disfare le tende ogni giorno nelle ore in cui non se ne fa uso.
Tende molto ampie, e divise internamente in scomparti, si usano per ospedaletti da campo, o per stabilirvi gli uffici dei grandi comandi, o per riparare materiali che non possono esser lasciati esposti agli agenti atmosferici. Per i varî tipi di tende usate in genere nei campeggi, v. campeggio.
Il tessuto impermeabile usato nell'esercito italiano per la confezione delle tende è di cotone alto Egitto mm. 28-30. Armatura tela; altezza cm. 94-95; peso per ml. gr. 220-235; ordito, fili 28-29 al cm. di ritorto a 2 capi; trama, battute 25-26 al cm. di ritorto a 2 capi; resistenza dinamometrica kg. 80 sia in ordito, sia in trama. Perdita massima di peso con sparecchiatura a fondo, 4%. Raccorciamento e restringimento massimo alla lavatura 1%. Colore grigio-verde solido. L'impermeabilizzazione dovrà provenire, oltre che dalla compattezza del tessuto, anche dall'imbibizione delle fibre di soluzioni chimiche, e non da spalmatura. G. Tre.
Etnologia. - La tenda, come riparo provvisorio, o come abitazione, differisce dalla capanna per il fatto che i materiali che la costituiscono sono, almeno in alcune delle parti essenziali, trasportabili. Ciò si verifica soprattutto per i materiali di copertura, che possono essere di pelli, di stoffa (tessuti o feltri), di stuoie intrecciate: ma in molti casi si conservano e trasportano anche i materiali di sostegno, cioè l'armatura, che può essere di legno o anche di osso (nelle regioni artiche).
Questa proprietà della tenda è connessa con la sua funzione essenziale, che è quella di fornire l'abitazione a gruppi umani nomadi, spostantisi periodicamente in regioni scarsamente fornite di mantello vegetale (steppe erbacee e desertiche, tundre). La tenda, infatti, può, una volta raggiunti certi modelli particolarmente adatti e comodi, esser stata diffusa alquanto in zone abbastanza fornite di manto boscoso, ma il suo ambiente tipico è la pianura steppica e la tundra senz'alberi. Vi sono tuttavia alcune forme di capanne nelle quali è agevole scorgere i principî della tenda, sia per la forma (come le capanne coniche e quelle ad alveare), sia perché i materiali di copertura forniti dalla vegetazione locale (scorze d'albero, erbe) sono in certi periodi o in certe zone sostituiti dalle pelli o dalle stuoie. Queste tende-capanne sono pure trasportabili, ma si incontrano in molti casi in un ambiente boschivo o di transizione: in esse è da vedere indubbiamente l'origine delle forme più arcaiche e semplici della tenda.
In quanto alla struttura, E. Palavecino distingue due classi fondamentali: le tende a pianta circolare (coniche o a cupola) e le tende a pianta rettangolare, distinte queste ultime secondo la forma dell'armatura. Le prime sono indubbiamente più antiche delle seconde, anche se fra queste è inclusa una struttura tanto semplice qual'è la tenda patagonica. Ma la questione delle particolari precedenze nell'origine non è sempre facile a risolvere. Più opportuna è una esposizione la quale tenga conto della distribuzione geografica delle varie strutture (v. abitazione, I, carta a p. 86).
La regione steppica australe americana è caratterizzata dalla presenza del toldo, una tenda formata da paletti verticali piantati nel suolo su due o più file parallele, sui quali vengono stese le pelli. Il toldo patagonico è ora normalmente aperto su un lato, ma in passato ne sono state descritte anche forme totalmente chiuse (toldo invernale dei Tehuelce): in questo caso, sui paletti verticali, a tre o quattro file, erano stese stanghe orizzontali formanti cavalletto. L'America Meridionale ha conosciuto tuttavia anche la tenda conica (Pampas) e la tenda-capanna a forma di cupola (Chonos) o a botte (Charrua).
Nell'America Settentrionale incontriamo due forme principali: la tenda-capanna (wigwam) a cupola, coperta di pelli nei terreni sterili del nord (Kucin), di corteccia d'albero nella zona forestale delle conifere. La tundra artica e la zona delle praterie e delle steppe hanno la tenda conica (tipì), derivata dalla capanna conica siberiana. Il tipì delle praterie è una delle più perfette strutture di tenda, tanto che esso è stato adottato dall'esercito degli Stati Uniti. Per la sua particolare costruzione v. stati uniti: Etnografia; e america (II, tav. CC, ove è indicata per errore come un toldo patagonico). Nelle regioni artiche, la tenda conica ha subito alcune modificazioni, perché serve soltanto durante l'estate e mostra la tendenza a imitare alcune delle proprietà strutturali della casa sotterranea, o della capanna di neve, invernale. Perciò soltanto fra gli Eschimesi occidentali si trova la tenda conica di pelli cucite; fra quelli del centro prevale una forma a ferro di cavallo, aperta sul lato diritto, e nella Groenlandia si aveva una forma a pianta rettangolare, con un basamento di pietra e sostegni di legno a cavalletto: ma la connessione con la tenda conica appariva nelle lunghe stanghe disposte a raggiera, che formavano il lato posteriore della tenda. Nell'Asia, la tenda conica coperta di pelli di renna sostituisce la capanna conica di scorze, fra i gruppi più settentrionali (Samoiedi, Jukaghiri, ecc.). Una varietà è presentata dalla tenda estiva dei Lapponi) che ha la specialità di possedere un'armatura di archetti incrociati inserita nella raggiera delle stanghe convergenti a cono. La tenda dei Ciukci sembra invece un compromesso fra la tenda conica e quella cilindro-conica dell'Asia centrale, perché la raggiera delle stanghe, assai inclinate, non poggia sul suolo ma su un'armatura poligonale, orizzontale, sorretta a sua volta da paletti a tripode. La forma non si incontra altrove e sembra di origine locale.
La tenda centro-asiatica, che abbiamo detto cilindro-conica, è ancora fra le strutture a pianta circolare. È forse la più ampia, solida e comoda tenda conosciuta, in cui tutte le parti sono smontabili e trasportabili, perfettamente adatta al clima a grande escursione termica annua che domina nell'Asia centrale. La copertura di feltri fornisce infatti una buona protezione anche per l'inverno più rigido. Se ne conoscono due varietà che hanno in comune la porzione inferiore, formata da pareti verticali disposte su una pianta circolare: la varietà mongolo-tungusa, che ha la parte superiore a sezione conica (Tungusi meridionali) o conica con cima appena arrotondata (Mongoli, Buriati, Calmucchi), e la varietà turca in cui la parte superiore è a forma di bassa cupola.
La zona arida afro-asiatica conosce infine un altro tipo di tenda che, nella struttura, ci riporta al toldo patagonico, perché consiste di stoffe distese sopra una bassa armatura di paletti verticali disposti su una pianta rettangolare. Anche in questo caso la tenda può essere aperta su tutto uno dei lati lunghi. La differenza essenziale, che marca, come per la jurta turcomongola, la differenza di cultura fra i nomadi di queste regioni di antico incivilimento e i nomadi di cultura inferiore, sta nel materiale di copertura, fornito da tessuto di pelo di capra o cammello prodotti dall'industria domestica degli stessi nomadi. La forma varia poco dalle zone africane dell'Atlantico all'altipiano iranico: soltanto nel Tibet la tenda (rebò) differisce dal beit arabo, per il fatto che i sostegni verticali interni sono due soli e ad essi è aggiunto un gran numero di corde fissate a una certa altezza nella tenda e tese esternamente verso paletti confitti nel suolo. Il tessuto è di pelo di capra o di yak. Al dilà della zona occupata dalla tenda araba, si hanno in Africa varî residui di strutture a pianta circolare, che sono tuttavia piuttosto tende-capanne. Tale è la capanna trasportabile dei Somali e di altri gruppi dell'Africa orientale, a forma di bassa cupola, coperta di stuoie.
Bibl.: V. abitazione; inoltre: E. Palavecino, Tipos de tienda usados por los aborígines sudamericanos, in Proceed. of the XXIIIrd. International Congress of Americanists (New York 1928), New York 1930, pp. 705-12.