tempo libero
La parte di t. durante il quale l’individuo è libero da impegni di lavoro.
Nella nozione di t. l., così come è andata definendosi nelle società industriali, specie a partire dal secondo dopoguerra, è implicito sia il concetto di t. ‘libero dal lavoro’ sia quello, complementare, di t. ‘totalmente disponibile’ e ‘liberamente fruibile’ per attività alternative alle obbligazioni sociali del lavoro, come, per es., quelle di svago e/o d’interesse personale o, comunque, di godimento. Nella teoria economica, invece, e in particolare nella teoria dell’offerta di lavoro (➔ lavoro, offerta di; ore), il t. l. è definito in maniera residuale come t. non destinato al lavoro sul mercato, quindi come t. non remunerato. Secondo questa impostazione, pertanto, risulta essere parte del t. l. sia il tempo riservato alle attività domestiche e di cura sia quello dedicato al raggiungimento del posto di lavoro (➔ pendolarismo). In questa prospettiva, il t. l. ha un costo opportunità (➔ costo-opportunità, teoria del) più elevato per gli individui che possono ottenere alti salari sul mercato del lavoro.
L’approccio standard, inoltre, assume che l’individuo derivi utilità dal t. l. così inteso, e che il lavoro per il mercato arrechi disutilità. In questo modo, si trascura sia che in alcuni casi il tempo di lavoro possa arrecare utilità, qualora vengano svolte mansioni gradite, sia che alcune attività praticate durante il t. l. possano causare disutilità, come nel caso del lavoro domestico. Il fatto che il lavoro domestico sia considerato t. l. implica inoltre che esso non venga compreso nel calcolo del prodotto interno lordo. Alla luce di questi elementi di criticità, la teoria della household pruduction elaborata da G.S. Becker (➔) ha messo in evidenza come l’utilità complessiva degli individui dipenda positivamente dalla quantità di beni e servizi acquistati sul mercato, da quelli realizzati attraverso la produzione domestica, che avviene secondo una funzione di produzione in cui il t. è uno degli input, e dal t. libero. Il tempo complessivamente disponibile è quindi diviso tra lavoro per il mercato e lavoro domestico, che non arrecano utilità, e t. libero.
La dicotomia lavoro-t. l. continua però a essere l’approccio dominante nella teoria economica. Alcuni studiosi hanno messo in evidenza come il PIL (➔) pro capite sia una misura insoddisfacente del benessere di un Paese, in quanto non considera il valore del t. libero. Differenze tra Paesi nel consumo di t. l. possono derivare da diversità nelle probabilità di occupazione, da differenze nelle norme che regolano i periodi di ferie e festività e da difformità nel numero di ore abitualmente lavorate dagli occupati. Alcune analisi empiriche hanno mostrato che le ore di t. l. all’inizio degli anni 1970 erano sostanzialmente uguali negli Stati Uniti e in Europa occidentale, mentre all’inizio del 21° sec. in Europa risultano più elevate del 50%.