tempesta
Il termine deriva dal latino tempestas che, dall'originaria equivalenza con tempus, passò a significare lo " stato del tempo ", la " condizione atmosferica " e, con restrizione negativa, il " tempo cattivo ", le " intemperie ". Con questo valore, che connota condizioni comunque ‛ tempestose ' del tempo atmosferico, il termine è documentato in volgare: Tesoro volg. I 106 " questo vento fa folgori e tempesta, ed ha da ciascuna parte intorno a sé venti caldi che fanno spessamente tempesta e tremuoti nella terra " (in Segre-Marti, Prosa 325); G. Villani Cron. XII 31 " Fu in Firenze disordinata tempesta di venti e tuoni e baleni molto spaventevoli ".
In D. il vocabolo ricorre con il significato ora precisato, sempre inserito in una similitudine o nell'interno di una metafora: Rime CXI 6 fa come que' che 'n la tempesta sona / credendo far colà dove si tona / esser le guerre de' vapori sceme, si comporta " come colui che suona la campana durante la tempesta, credendo di provocare la fine del temporale " (Barbi-Maggini); If V 29 loco... / che mugghia come fa mar per tempesta, / se da contrari venti è combattuto.
Tutta la profezia con la quale Vanni Fucci allude alla guerra condotta da Moroello Malaspina contro Pistoia è caratterizzata da un linguaggio involuto e immaginoso, nel quale, come osserva il Torraca citando a sostegno un luogo di Ristoro d'Arezzo (VII 2), la metafora naturalistica si spiega secondo i concetti della scienza contemporanea: If XXIV 147 Tragge Marte vapor di Val di Magra / ch'è di torbidi nuvoli involuto; / e con tempesta impetüosa e agra / sovra Campo Picen fra combattuto. Anche a voler prescindere dalle ben note difficoltà a identificare gli avvenimenti militari cui D. allude (v. CAMPO PICENO), nulla giustificherebbe l'ipotesi di un diretto accenno alle intemperie che, secondo il racconto di G. Villani (VIII 82 " così stette e durò la detta oste tutta la vernata, non lasciando per nevi né per piove né per ghiacci "), resero penose le operazioni di assedio di Pistoia; opportunamente il Pagliaro (Ulisse 342) osserva come " questa operazione bellica fu caratterizzata da grande violenza e accanimento da ambo le parti... e perciò a essa si addice bene la metafora di tempesta impetuosa e agra ".
La metafora di Pg VI 77 Ahi serva Italia... / nave sanza nocchiere in gran tempesta, è notoriamente vulgata, con riscontri anche nelle opere latine di D. (cfr. Ep VI 3 Ytalia misera, sola, privatis arbitriis derelicta omnique publico moderamine destituta, quanta ventorum fluentorumve concussione feratur...); altrettanto corrente è quella che descrive il corso della vita come una navigazione (Cv IV XXVIII 2 nel senio... [l'anima] ritorna a Dio, si come a quello porto onde ella si partio quando venne ad intrare nel mare di questa vita... [e] benedice lo cammino che ha fatto, però che è stato diritto e buono sanza amaritudine di tempesta).
Vale invece " grandine ", in Fiore CXXI 3 I' sì non ho più cura... / né di star in diserti né 'n foresta, / ché vi cade sovente la tempesta.
In senso figurato ha il significato di " impeto violento e improvviso " (If XXI 67 Con quel furore e con quella tempesta / ch'escono i cani a dosso al poverello); indica un contrasto drammatico e doloroso di sentimenti e di passioni: Rime CXVI 27 Quale argomento di ragion raffrena, / ove tanta tempesta in me si gira?, ben chiarito dal passo dell'epistola con la quale D. inviò la canzone a Moroello Malaspina (Ep IV 3 sicut diurnis coruscationibus illico succedunt tonitrua, sic inspecta fiamma pulchritudinis huius [della donna di cui D. si dichiara innamorato] Amor terribilis et imperiosus me tenuit).