TEMPERAMENTO (lat. temperamentum "giusta proporzione di cose mescolate"; da tempero "mescolo in misura conveniente i componenti, per es., di una bevanda, riducendola a un giusto grado di temperatura, di sapore, ecc.")
Medicina. - Termine dell'antica medicina, con il quale era indicato quel complesso di qualità del corpo e dello spirito che è proprio di ciascun individuo: significato dunque simile a quello odierno di costituzione (v.) che comprende appunto l'insieme delle caratteristiche anatomo-fisiologiche e psichiche individuali.
La scuola ippocratica classificava gl'individui in 4 categorie, attribuendo i caratteri differenziali al vario rapporto di mescolanza dei quattro umori o elementi fondamentali dai quali si concepivano costituiti gli organismi. Quando il miscuglio è perfetto si avrebbe il temperamento normale o "giusta crasi". Quando v'è eccesso o deficienza di uno o dell'altro elemento, si hanno le "discrasie" o temperamenti anomali. Stando a questa concezione, non priva di esattezza nei dati di osservazione, ma fantastica nelle interpretazioni, la prevalenza della bile gialla, paragonata al fuoco e perciò considerata calda e asciutta, genera il temperamento collerico (χολή "bile") o bilioso, nel quale le reazioni emotive sono intense e rapide. Il temperamento sanguigno corrisponde a un eccesso di sangue - caldo e umido e simile all'aria - e ha reazioni deboli e rapide. Il temperamento melanconico - dovuto a un eccesso di bile nera o atrabile (μέλαινα χολή "bile nera") fredda e asciutta come la terra - ha reazioni forti e lente. Infine il temperamento flemmatico deriva da un eccesso di flegma, o muco, o pituita, umore freddo e umido come l'acqua, che predispone a reazioni emotive deboli e lente. Oltre a queste caratteristiche psico-funzionali, ogni temperamento aveva altre qualità speciali del corpo e dello spirito, tra cui evidenti predisposizioni morbose, per cui la medicina teneva gran conto dei temperamenti.
Non è superfluo osservare che questa concezione strettamente umorale dei temperamenti, vale a dire, stando all'antico significato della parola, delle costituzioni, presenta evidenti analogie con la concezione del tutto moderna dell'influenza delle secrezioni interne nel determinismo delle costituzioni stesse.
Anche oggi si parla di temperamenti collerici, biliosi, flemmatici o sanguigni, ma in senso piuttosto vago e poco scientifico e, soprattutto, riferendosi esclusivamente a caratteristiche psico-emotive.
Per comprendere il significato scientifico moderno della parola "temperamento" dobbiamo premettere che i fenomeni subiettivi, o stati di coscienza, che sono a base della nostra attività mentale presentano in generale un duplice aspetto: a) un contenuto rappresentativo (immagini, idee) che è il materiale proprio dei processi intellettivi; b) un'intonazione affettiva o sentimentale che colorisce le suddette rappresentazioni rendendole gradite o sgradite. Questa componente sentimentale della nostra psiche, con relative ripercussioni emotive nella sfera della vita vegetativa (emozioni); con gli affetti e le passioni che muove; ed essendo in tutto ciò potentemente influenzata da tendenze o riflessi fisiologici, dai più semplici ai più complessi come gl'istinti, e in parte guidata anche dal raziocinio e dal senso morale, è l'elemento fondamentale di cui si plasmano quegli aspetti della nostra personalità che vengono designati da psicologi e da profani con i nomi di "temperamento" e di "carattere": aspetti che, pur essendo in senso stretto diversi, vengono per lo più confusi, e considerati come sinonimi. Propriamente, il temperamento, secondo la scuola costituzionalistica italiana (G. Viola) è "il modo speciale e spontaneo di reazione psichica dell'individuo all'ambiente, determinato dalla speciale combinazione di alcuni caratteri dominanti dell'individualità psichica o persona", caratteri psichici i quali derivano a loro volta da una speciale combinazione di caratteri fisico-funzionali. Secondo la stessa scuola, "il carattere è temperamento non più spontaneo e istintivo, ma educato secondo determinate regole generali". Il temperamento sarebbe nel campo psico-fisiologico ciò che è l'habitus nel campo morfologico; equivale nel campo psico-funzionale a quello che può esprimere la parola latina natura nel senso di caratteristiche naturali, individuali, di tendenze o impulsi naturali: "naturam expellas furca, tamen usque recurret" (Orazio, Ep., I, 10, 24) tradotto nel proverbio francese: "chassez le naturel il revient au galop", che equivale a dire: il naturale si muta difficilmente, alludendo sempre al modo di reagire individuale. Sarebbe dunque, il temperamento, il complesso di elementi psico-fisiologici ereditarî, subcoscienti, istintivi, e quindi "spontanei", e difficilmente dominabili, che contribuiscono in tanta parte a determinare il nostro modo di agire e di reagire all'ambiente, in una parola il nostro comportamento o condotta.
L'altro elemento determinante della nostra condotta è nuovo, cioè aggiunto o avventiziale (G. Sergi); consiste in un complesso di altri fattori o influenze che derivano dall'intelligenza o raziocinio, sono elaborati attraverso l'educazione e la vita sociale, ossia attraverso l'esperienza personale, che lascia impronte tanto più profonde e durevoli, ed è perciò tanto più proficua, quanto è più dolorosa. Tutti fattori, questi, che si sommano - potremmo dire in modo algebrico - con la parte basilare della nostra personalità, o temperamento, fondendosi in un tutto armonico. Con che la reattività temperamentale naturale rimane, ora sopraffatta e attenuata, ora stimolata ed esaltata, oppure deviata verso sbocchi socialmente più utili, in una parola modificata quantitativamente e corretta, senz'essere alterata in maniera sostanziale, o qualitativa. E da questa fusione di elementi antichi e fondamentali, incoscienti o subcoscienti, con elementi nuovi, aggiunti e psichicamente elevatissimi, risulta il carattere, che si forma con gli anni, e che è ciò che in ultima analisi, cioè nell'uomo perfettamente evoluto, crea la figura dell'individuo agente, dando corpo e realtà obiettiva alla volontà, mentre l'intelligenza illumina per guidare meglio allo scopo.
Che il carattere risulti da una sintesi armonica di diversi elementi psichici, alcuni più bassi e antichi, altri più elevati e recenti, è dimostrato anche da alcune osservazioni patologiche (S. De Sanctis). L'encefalite epidemica ci ha offerto esperienze della massima importanza. Questa malattia può ledere isolatamente determinati centri nervosi dello psichismo inferiore (formazioni mesencefaliche e basilari) rispettando la corteccia, sede dello psichismo superiore, e pur deteminando come conseguenza isolata un profondo cambiamento del carattere. Così l'encefalitico può divenire immorale quantunque possegga la morale teorica che l'intelligenza gli detta; vediamo di continuo encefalitici incapaci d'inibizioni e di freni, malgrado che essi conoscano il loro difetto e se ne dolgano, essendo il loro raziocinio integro e perfetto. E questo s'osserva non negli adulti, ma solo nei fanciulli, poiché in questi la malattia è comparsa quando il carattere non era ancora solidamente formato (De Sanctis).
Una classificazione utile del temperamento, come del carattere, intesi nel senso preciso che abbiamo ora esposto, non sembra possibile. Naturalmente alla classificazione ippocratica si deve dare oggi un valore del tutto relativo.