temenza
Si alterna al più frequente ‛ tema ' (v.), e significa " timore ", " paura ", variamente motivati. In Pg XXVII 31 è la paura fisica del fuoco in cui si purificano i lussuriosi (cfr. XXV 116 io temëa 'l foco), che paralizza D. e rende vane le esortazioni di Virgilio: " ... Pon giù omai, pon giù ogne temenza; / volgiti in qua e vieni: entra sicuro! ". / Ed io pur fermo: dove la contrapposizione a sicuro pone in risalto anche l' " esitazione " che consegue al timore. Altrove è la paura dell'ira divina, che deve dissuadere il futuro imperatore dal seguire l'esempio di Alberto d'Asburgo, cui D. auspica un castigo che sia novo e aperto, / tal che 'l tuo successor temenza n'aggia (Pg VI 102).
Vero e proprio " spavento ", come di fronte a un fatto assolutamente impensabile, coglie le tre Marie quando, recatesi al sepolcro di Cristo, lo trovano vuoto; " non vi spaventate " è dunque l'equivalente del non abbiate temenza, con cui D. traduce infatti il " Nolite expavescere " del Vangelo di Marco (16,6, in Cv IV XXII 14. Anche qui il nesso ‛ avere t. ').
Più complesso e sfumato è il " timore ", o meglio lo " smarrimento " che prende l'amante in presenza della donna amata, come vogliono i canoni dello Stil nuovo (è la stessa " temenza " del Cavalcanti [cfr. Li mie' foll'occhi 8], e, in diverso registro, di Cecco: cfr. Il cuore in corpo 2), onde il poeta si propone di non parlar sì altamente, / ch'io divenisse per temenza vile (Vn XIX 6 10), ossia acciò ch'io non sia impedito da viltà, come spiega D. stesso (§ 16). In altre parole, " io non voglio parlare rivolgendomi direttamente a Beatrice perché correrei il rischio di non poter più parlare per timore ": così intende il Bosco (D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 33-34 n. 1), contrariamente a quanti (cfr. Sapegno, Pazzaglia, Del Monte) vedono in t. la paura di non saper mantenere la stessa elevatezza stilistica. La locuzione ‛ per t. ' richiama l'analoga per tema di Vn IX 13, Rime LXXVII 10, ecc.
Nello stesso ambito l'occorrenza di Cv II X 5, dove pietà e umiltà sono definite proprio rimedio a la temenza, de la qual pareo l'anima passionata (infatti quella bella donna... / ha trasmutato in tanto la tua vita, / che n'hai paura, si se' fatta vile, dice lo spiritel d'amore all'anima, nella canzone che qui si commenta: cfr. Voi che 'ntendendo 43 ss.). Si veda, anche per l'analogia della situazione, Cavalcanti L'anima mia 5 ss. " Sta come quella che non à valore, / ch'è per temenza da lo cor partita; / e chi vedesse com'ell'è fuggita / diria per certo: ‛ Questi non à vita ' ".