TELLURIO (XXXIII, p. 443)
Da circa una ventina di anni il t. ha trovato discrete applicazioni in siderurgia, come speciale aggiunta (0,1%) alle ghise da fonderia per migliorarne l'aspetto superficiale e le caratteristiche dei getti e soprattutto agli acciai da lavorazione alle macchine automatiche, a cui già in tenori di 0,02 ÷ 0,05%, da solo o in associazione al piombo, impartisce un'eccellente lavorabilità agli utensili. Per lo stesso motivo lo si addiziona, in quantità di o,5% circa, anche al rame e ad alcune sue leghe. È inoltre presente (0,05 ÷ 0,1%) nel piombo destinato ai rivestimenti di cavi sottomarini in quanto ne aumenta la resistenza meccanica, senza alterarne il buon comportamento alla corrosione in acqua di mare. Altri impieghi si hanno nell'industria chimica, come accelerante della vulcanizzazione della gomma (sotto forma di dietilditiocarbammato di t.), come catalizzatore e nelle leghe per usi termoelettrici come aggiunta, similmente al selenio, al bismuto e al piombo.
Per tutte queste applicazioni, e in particolare per le prime citate, si è avuto un notevole incremento della produzione di t. fino all'attuale livello stimato di 250 t/anno (248 t/anno nel 1976) alla cui fornitura provvedono, in pratica, SUA, Giappone, Canada e Perù. La materia prima di eccellenza per la sua estrazione è costituita dai fanghi anodici della raffinazione elettrolitica del rame, che possono contenerlo in tenori fino a 7 ÷ 8%. Da questi, secondo il procedimento giudicato più efficace, si ricava dopo complesse e onerose operazioni una soluzione alcalina di tellurito di sodio, Na2TeO3, che viene sottoposta a elettrolisi, in celle con elettrodi di acciaio inossidabile, per ottenere il metallo puro.
Bibl.: J.R. Stone, P.E. Carbon, Tellurium, in Rare metals handbook (a cura di C.A. Hampel), Londra 19612; E.M. Elkin, Tellurium and tellurium compounds, in Kirk-Othmer, Encyclopedia of chemical technology, vol. 19, New York 19692; Metal bulletin handbook, Londra 1975.