TELL TAYINAT
Località della Turchia meridionale, situata nella pianura di Amuq, 20 km a N-E di Antiochia, presso la curva dell'Oronte verso il mare. Il tell presenta un'altezza massima di 101 m, una lunghezza di circa 700 m e una larghezza di circa 500 m.
Il sito è stato scavato nel 1935, 1936 e 1938 dalla Syrian Expedition dell'Oriental Institute di Chicago; una prima esplorazione del teli compiuta da Fossey e Perdrizet nel 1897 aveva già portato al ritrovamento di un ortostato con una raffigurazione di vittoria datato all'VIII sec. a. C.
Le ricerche compiute a T. T. hanno mostrato che la località fu un centro importante nel corso del III e poi del I millennio a. C. (in epoca precedente e seguente all'occupazione della vicina Alalakh); durante quest'ultimo periodo la città faceva parte dello stato neohittita di Khattina e ne è stata proposta l'identificazione con la Taiā-Tae delle fonti assire (v. Luckenbill, i, §§ 600 e 772), che rimane tuttavia del tutto ipotetica.
Resti della più antica occupazione del sito sono stati rinvenuti lungo le fondamenta degli edifici neohittiti, fino a una profondità di 6 o 7 m e in sondaggi effettuati nelle aree sud-occidentale (T 13), centro-occidentale (T i e T 8) e centro-meridionale (T 4) del tell; il suolo vergine non è stato raggiunto. I resti recuperati appartengono alle fasi culturali H, I, J e al Second Mixed Range (terminologia di R. J. e L. S. Braidwood).
Gli avanzi del I millennio a. C. consistono essenzialmente in un palazzo e in un tempio adiacenti, ambedue del tipo a portico detto bīt-khilāni (v.), databili all'VIlI sec. a. C. Il tempio, la cui costruzione è da ritenersi forse precedente a quella del palazzo, ha una pianta rettangolare, che presenta forti rassomiglianze con le costruzioni J e K di Zincirli, con la facciata orientata ad E e l'ingresso costituito da due colonne fiancheggiate dal proseguimento delle mura laterali dell'edificio. Da questo vano di entrata si accedeva a una stanza centrale e quindi al santuario vero e proprio alla cui parete di fondo era appoggiata una piattaforma rettangolare. È conservata una delle basi delle due colonne, costituita da due leoni accovacciati, datata da E. Akurgal (Späthethitische Bildkunst, 1949, pp. 58, n. 91; 75, n. 213) agli inizî dell'VIlI sec. a. C.
Il palazzo, situato a N del tempio, con la facciata rivolta a N, è datato al secondo o al terzo venticinquennio dell'VIlI sec. a. C. (R. Naumann, pp. 365-366); presenta anch'esso una pianta rettangolare con l'entrata costituita da un portico a colonne di cui restano tre basi con decorazioni in rilievo; una scalinata situata sul lato O del portico conduceva a un secondo piano. Le mura erano costruite, secondo la caratteristica tecnica nord-siriana, in mattoni crudi inquadrati e rafforzati da travi in legno.
Tra le sculture rinvenute a T. T. sono da ricordare la testa di una statua colossale e un frammento del suo trono con una iscrizione geroglifica che menziona il nome Khalparunda (identificato ipoteticamente da I. Gelb, Hittite Hieroglyphic Monuments, 1939, p. 39, con l'omonimo re di Khattina che pagò tributo a Salmanassar III), sei ortostati in rilievo, assegnati al periodo di Tiglatpileser III, e una statuetta in bronzo raffigurante un personaggio barbato inginocchiato con in mano un vaso. Proviene inoltre da T. T. un frontale per cavallo, in bronzo, assegnato alla fine dell'VIII o agli inizî del VII sec. a. C., con raffigurazioni disposte su due registri eseguite in alto rilievo con particolari incisi.
Bibl.: C. W. Mc Ewan, The Syrian Expedition of the Oriental Institute, in Am. Journ. Arch., XLI, 1937, pp. 8-13; R. J. Braidwood, Mounds in the Plain of Antioch- An Archaeological Survey, Chicago 1939, p. 33; H. Th. Bossert, Altanatolien, Berlino 1942, nn. 870-873; R. Naumann, Architektur Kleinasiens von ihren Anfänen bis zum Ende der hethitischen Zeit, Tubinga 1955; R. J. Braidwood- L. S. Braidwood, Excavations in the Plain of Antioch, I, The Earlier Assemblages- Phases A-J, Chicago 1960; H. J. Kantor, Oriental Institute Museum Notes. 13. A Bronze Plaque with Relief Decoration from Tell Tainat, in Journ. Near Eastern Studies, XXI, 1962, pp. 93-117.