MEURICOFFRE, Tell
– Nacque a Napoli il 25 ag. 1826 da Achille e da Victoria Bansa, ultimo di tre figli.
Di famiglia evangelica, fu il primo neonato a essere battezzato nella appena costituita Deutsche-französische evangelische Gemeinde di Napoli. Figlio e nipote di banchieri, il M. apparteneva alla quarta generazione di una famiglia svizzera proveniente da Frauenfeld nel Cantone di Turgovia. I Meuricoffre avevano svolto l’attività bancaria e il commercio di seta a Lione prima di approdare nel 1760 a Napoli, dove Frédéric-Robert, il capostipite, aveva chiamato il nipote Jean-Georges, in mancanza di discendenti diretti. Prima di giungere nelle mani del M. e del fratello Oscar, la ditta Meuricoffre & C. (questa la denominazione assunta nel 1856) era stata retta da Achille, morto a 47 anni, e dai suoi fratelli, Georges (1795-1858) e Auguste (1800-75). Insieme con l’attività bancaria e il commercio di derrate alimentari – olio e canapa in particolare – i Meuricoffre si tramandarono la direzione del consolato della Confederazione Elvetica.
La formazione scolastica del M. fu in gran parte pensata in funzione del raggiungimento dell’obiettivo di ereditare, dirigere e rendere più prospera la casa bancaria. In una prima fase, tuttavia, istruzione commerciale e apprendistato bancario furono sacrificati a favore di una educazione varia e cosmopolita, attenta sia al versante scientifico sia a quello umanistico. Fino all’età di 15 anni gli studi del M. si svolsero in casa: i primi insegnamenti gli furono impartiti dalla madre, da una serie di insegnanti privati e, a partire dalla morte del padre, dal pastore della locale comunità evangelica Louis Vallette. Mentre imparava a leggere, a scrivere e a parlare francese, tedesco e italiano, il M. riceveva anche un’educazione religiosa, insieme con gli altri bambini e adolescenti di famiglie protestanti straniere, nella scuola domenicale della Deutsche-französische evangelische Gemeinde e un’istruzione musicale grazie allo studio del pianoforte. Lasciata la casa paterna, gli studi del M. continuarono, fra il 1841 e il 1843, a Parigi, dove frequentò insieme con il fratello i corsi della Sorbona e del Collège de France continuando a essere assistito da un insegnante privato e sempre sotto la supervisione della madre e di Vallette, nel frattempo trasferitosi nella capitale francese.
Al termine di quel periodo iniziò il vero e proprio training commerciale che si svolse per lo più a Liverpool, in Inghilterra. Nel 1847 il M. rientrò a Napoli per prendere posto nella ditta familiare. Con sé portò, oltre a una educazione cosmopolita, una buona conoscenza della lingua inglese, una discreta esperienza in campo bancario e soprattutto il fidanzamento con Harriet Grey (1831-1900), una bella e fervente anglicana proveniente da una famiglia di proprietari terrieri di idee liberali e sorella della più nota Josephine, coniugata Butler, uno dei personaggi di maggior spicco del protofemminismo inglese dell’Ottocento. Prima del matrimonio, la formazione commerciale e bancaria del M. fu coronata, nel 1853, da un viaggio in Germania, negli Stati Uniti e in Canada. Il matrimonio fu celebrato l’anno seguente. Dall’unione nacquero sette figli, quattro maschi (John, Frédéric-Robert, detto Fred, Georges e Conrad) e tre femmine (Josephine, Beatrice e Thecla, le prime due morte in tenerissima età).
La Banca Meuricoffre, sulla piazza napoletana sin dal 1760 e divenuta nel tempo solida e rispettabile, operava, come molte attività analoghe tra Settecento e Ottocento, senza avere ancora acquisito una chiara specializzazione. Fondava la sua fortuna su una commistione tra attività finanziarie, credito commerciale, produzione di risorse primarie e import/export: era al contempo una banca e una società commerciale, che disponeva di proprie navi (due a vela da 400 tonnellate ciascuna e una a vapore) e di depositi dove transitavano le tipiche produzioni agricole meridionali (olio, canapa, ecc.) che venivano esportate verso l’Europa orientale, la Gran Bretagna, lungo la rotta turca e negli Stati Uniti.
Il M. entrò formalmente nella ditta insieme con il fratello Oscar il 20 giugno 1856 quando, dopo lo scioglimento della partnership con Natale e Francesco Sorvillo, la società in nome collettivo venne ricostituita con un capitale sociale di 400.000 ducati.
La Meuricoffre & C. fu una delle poche attività bancarie di una certa dimensione sopravvissute al crollo del Regno delle Due Sicilie e alla riorganizzazione del mercato produttivo e finanziario del Mezzogiorno. I Rothschild avevano chiuso la loro filiale a metà degli anni Cinquanta, mentre altri come Falconnet e Appelt erano scomparsi alcuni decenni prima dalla scena.
I due fratelli furono al vertice dell’impresa per circa venticinque anni; dopo la morte di Oscar, nel 1880, il M. rimase alla testa dell’azienda ancora per vent’anni, associandovi, dagli anni Novanta, i figli John e Frédéric-Robert.
Dagli anni Ottanta, sotto la direzione del M., l’attività bancaria si specializzò e si articolò (puntando soprattutto sulle rimesse degli emigranti) e fu separata da quella commerciale, per la quale fu costituita una nuova società: la Meuricoffre & Starace, che tra l’altro acquistò dallo Stato una vasta estensione di oliveti nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria. In stretto rapporto e in forte competizione con il Banco di Napoli, specialmente nel settore delle rimesse degli emigranti, la Meuricoffre & Starace deteneva azioni della Banca nazionale, della Società generale di credito mobiliare di Torino, della Banca napolitana, della Società generale napoletana credito e della Cassa marittima di Napoli.
Ripetutamente consigliere della Camera di commercio di Napoli, il M. fu uno tra i protagonisti della scena economica napoletana e fu soprattutto figura di riferimento per la comunità straniera. Come la stragrande maggioranza degli esponenti della minoranza imprenditoriale straniera di religione protestante nel Mezzogiorno, egli non rinunciò mai alla propria nazionalità per assumere quella italiana e partecipò moderatamente alla vita sociale e politica dell’élite cittadina. Di sentimenti liberali, accolse con entusiasmo e soddisfazione il crollo del regime borbonico e l’arrivo di Giuseppe Garibaldi a Napoli. Uomo dalle grandi passioni letterarie e dai forti interessi artistici, ospitò nella sua casa intellettuali, pittori, scultori e musicisti di passaggio a Napoli. Impegnato nell’attività filantropica, fu membro del Circolo dell’Unione dal 1866 e del Club alpino italiano (CAI) dalla sua fondazione, ma fu soprattutto attivamente impegnato nella vita della Deutsche-französische evangelische Gemeinde. Fu infatti presidente per diciannove anni della sezione francese (1881-1900) e per undici del concistoro centrale delle due comunità (1889-1900). Della comunità evangelica fu anche uno dei principali e più generosi finanziatori. Rappresentò a Napoli i Paesi Bassi, mentre la direzione del consolato della Confederazione Elvetica fu assunta dapprima dal fratello Oscar, poi dal figlio John.
Il M. morì a Napoli il 22 marzo 1900.
La direzione e la gestione della banca passarono nelle mani dei figli John e Frédéric-Robert. Nel testamento redatto nel 1895 aveva lasciato alla moglie come legato la villa delle vacanze in Svizzera – la Gordanne nel Cantone di Vaud –, 25.000 lire, l’usufrutto dei valori depositati presso una banca londinese, la Morris Prevost & C., nonché 5.000 lire di rendita italiana al 5%. Il resto del patrimonio che, oltre all’attività bancaria, consisteva in una serie di immobili sparsi tra Ischia e Napoli, fu diviso in quote di diversa entità tra i quattro figli ancora viventi. A John e Fred andò rispettivamente il 31%; mentre a Thecla e Georges il 19%.
La casa bancaria gli sopravvisse per pochi anni. Nel settembre del 1904 iniziarono infatti le trattative per la cessione tra gli eredi Meuricoffre e la direzione centrale del Credito italiano. La scelta di vendere fu frutto di una serie di circostanze, prima fra tutte le malversazioni, operate da uno dei soci, Alfred Bourguignon, che avevano portato la banca sull’orlo del fallimento e il desiderio di Fred di ritirarsi. Le trattative si conclusero nel giro di pochi mesi: la Meuricoffre & C. fu messa in liquidazione, mentre il Credito italiano apriva nel luglio 1905 la propria filiale napoletana negli stessi locali della ditta (acquistati anche quelli, poco dopo, al prezzo di 500.000 lire), tra piazza del Municipio e via S. Brigida, con lo stesso personale (62 tra impiegati, volontari e fattorini), e soprattutto sotto la direzione di John Meuricoffre, che si impegnava a rimanere per dodici anni. L’azienda rilevata dal Credito italiano non era floridissima, come invece si era inizialmente pensato. La Meuricoffre & C. era oberata dai debiti, ma poteva vantare crediti per 6 milioni di lire, di cui 3½ depositati in conto corrente, e altri 5 milioni di attività varie (di cui 700.000 lire di portafoglio) e soprattutto, cosa che sembrò particolarmente appetibile a Guglielmo Manzi Fé e a Benaia Artom, poteva contare su un numero interessante di conti correnti esteri (la sede napoletana al 31 dic. 1905 era la terza, dopo Milano e Genova, per numero di conti correnti esteri), soprattutto americani. Il business delle rimesse degli emigranti, che la Meuricoffre & C. trattava ormai da numerosi anni attraverso un reparto speciale, movimentava infatti secondo i direttori del Credito italiano un giro di circa 40 milioni annui e consentiva alla banca genovese non solo di entrare in un settore in parte, e per legge, monopolizzato dal Banco di Napoli, ma di avviare scambi finanziari diretti con gli Stati Uniti.
Fonti e Bibl.: Notizie sul M. e sulla sua famiglia si ricavano da [Sophie Andreae Meuricoffre], Oscar Meuricoffre. Souvenirs, s.l. 1881, passim; J.E. Butler, In memoriam Harriet Meuricoffre, London s.d. [ma 1901], passim; B. Gruber Meuricoffre, Die Familie Meuricoffre in Neapel, s.l. né d., pp. 16-29, 30-32, 36-40. Il nucleo documentario più consistente relativo al M. e alla sua famiglia è costituito da una serie di carteggi conservati in Svizzera, a Frauenfeld, Staatsarchiv Thurgau, Archiv Meuricoffre, 8.638.4,7: Lettres de m.me Victoire Meuricoffre adressées à son fils Tell, 1840-1862; 8.638.1: Lettres de Tell à sa fiancée (1854); 8.638.5, 11: Harriett Grey to her father and mother and sisters (1855-1900). In questo archivio è conservato il testamento del 30 marzo 1895. L’atto di battesimo è in Napoli, Arch. della Comunità evangelica franco-tedesca, Taufregister, ts1/b15 (1826-40). Sull’attività della Comunità evangelica durante la presidenza del M. cfr. nello stesso archivio i Verbali della Comunità di lingua francese 1866-1914, ts32-34. Si vedano, inoltre: E. Ferrari, Eglise évangélique de langue française de Naples 1826-1926. Notice historique publiée à l’occasion du centenaire, Napoli 1926, pp. 122, 126, 130, 144. Informazioni sulle costituzioni societarie della Meuricoffre & C. sono reperibili in: Arch. di Stato di Napoli, Tribunale di commercio, b. 2533, n. 19. Sulle partecipazioni azionarie della Meuricoffre & C. cfr. A. Polsi, Alle origini del capitalismo italiano. Stato, banche e banchieri dopo l’Unità, Torino 1993, p. 364. La documentazione relativa alla liquidazione della Meuricoffre & C. e all’acquisizione da parte del Credito italiano nel 1905 è reperibile in Milano, Arch. storico UniCredit, Segreterie Alta direzione, Verbali del Comitato centrale, voll. 3 (seduta del 7 sett. 1904); 4 (sedute del 17 dic. 1904, 28 genn. 1905, 27 marzo 1905, 30 maggio 1905); ibid., Verbali del Consiglio di amministrazione, vol. 18 (sedute del 17 dic. 1904, 3 giugno 1905); Servizio azionisti, Assemblee, marzo 1906; Ragioneria generale, Bilanci delle filiali, Bilanci 1905. Sul ruolo delle rimesse nell’attività della Banca cfr. la testimonianza di John Meuricoffre in F. Fasce, Grand Tour e finanza Usa nel primo Novecento: dal diario italiano di Frank Arthur Vanderlip, in Miscellanea stor. ligure, XVIII (1987), 1, pp. 167 s.; D.L. Caglioti, Imprenditori evangelici nel Mezzogiorno dell’Ottocento, in Archivi e imprese, VIII (1997), 16, pp. 245-281; Id., Cambio di regime e libertà di culto: la comunità protestante straniera di Napoli tra «garibaldimania» e brigantaggio (1860-1865), in Quando crolla lo Stato. Studi sull’Italia preunitaria, a cura di P. Macry, Napoli 2003, in partic. pp. 310-318.
D.L. Caglioti