Vedi TELL KHUERA dell'anno: 1973 - 1997
TELL KHUERA (v. S 1970, p. 800)
Uno dei maggiori insediamenti (c.a 100 ha) tra l'alto Khābūr e il Balīkh; la regione è ricca di siti antichi (Kranzhügel), dagli stessi caratteri morfologici e uguale cultura ceramica, indizi della presenza, almeno per il III millennio a.C., di un'unità culturale locale. Il tell, scoperto nel 1913 da M. von Oppenheim, fu scavato a partire dal 1958 da A. Moortgat, per conto della Fondazione Oppenheim, fino al 1976. Dopo la morte dello studioso nel 1977, lo scavo è stato continuato negli anni seguenti da U. Moortgat-Correns, B. Hrouda e da W. Orthmann, che ne ha ora la direzione.
L'insediamento è fondato nelle vicinanze di uno wādī, oggi ridotto, in un'area adatta alla cerealicoltura pluviale. Il suo sviluppo limitato a sole due fasi, la prima e più rilevante (I) nell'intero arco del III millennio, la seconda (II), dopo 500 anni di abbandono, nella seconda metà del II millennio, può essere stato motivato da particolari condizioni paleoambientali dell'area; esso trova puntualmente confronto nella situazione di sviluppo degli altri Kranzhügel.
La fondazione della città non deve risalire oltre gli inizi del III millennio, nella fase del Protodinastico I di Mesopotamia; l'assenza della caratteristica ceramica dell'età di Uruk, ben nota nella regione, costituisce un evidente termine post quem per la data della formazione dell'insediamento. La presenza di uno spesso livello di riporto, ricco di cretule con sigilli di stile protodinastico I e II, artificialmente accumulato da un edificio caduto in rovina, nell'area O del Kleiner Antentempel, indica l'esistenza di livelli di questa fase in qualche settore tutt'ora inesplorato del tell. I più recenti sondaggi stratigrafici nella città bassa Ν hanno evidenziato una sequenza di nove livelli fino al suolo vergine, ma la ceramica anche nei livelli più profondi non sembra risalire oltre il Protodinastico II. Alla fase tra il periodo finale di questo e l'età accadica data il maggiore sviluppo della città; edifici monumentali, dei quali si conservano solo i basamenti e talvolta le fondazioni in grossi blocchi sbozzati, vengono costruiti su quella che doveva già essere una città alta e anche fuori del circuito murario.
Nonostante la denominazione che hanno ricevuto di Antentempel, per la caratteristica pianta a lunga sala e accesso in asse sul lato corto e anticamera ad ante laterali, la loro funzione non è stata accertata, a causa dello stato di conservazione, limitato il più delle volte alle sole fondazioni. L'identificazione di tempio è però sicura nel caso del Kleiner Antentempel, costituito, in una prima fase, da un sacello di pianta irregolare, poi mutata nel tipo in antis, con ingresso a E e podio a O, e inserito in un quartiere di case private. Dal livello 2 proviene un lotto di cinque statue di oranti, vestiti con kaunàkes nello stile del Protodinastico II di Mesopotamia, che documentano, oltre alla funzione dell'edificio, contatti con gli ambienti sumerici: o di tipo commerciale, nell'ipotesi di una loro provenienza da tale regione, o culturali, nell'ipotesi di una loro realizzazione in loco. I recenti sondaggi nell'area delle case private documentano una crescita del quartiere, specialmente nella seconda metà del III millennio; nel tipo di unità domestica Sembra rispecchiarsi il modulo planimetrico mesopotamico.
Con l'eccezione di questo sacello in mattoni crudi, la serie degli Antentempel si conforma a un tipo fisso realizzato con massicce fondazioni in pietra e con alzati in crudo, quasi ovunque persi. In qualche caso le fondazioni poggiano su sottostrutture precedenti di fabbriche simili: lo Steinbau I è preceduto da otto livelli che determinano una sorta di poderoso terrazzamento all'ultima fase. La natura di queste fondazioni fa postulare un notevole sviluppo in altezza degli edifici, qualunque ne fosse la funzione, certo ufficiale; una corte delimitava quest'area alla quale si accedeva da una porta esterna, almeno nel livello 6. Cultuale doveva essere lo Aussenbau, a SE del teli fuori della cinta, dall'usuale pianta, arricchita da una porta esterna e da una fila di alte stele in pietra appena sbozzate. Allo Steinbau III si accedeva da una scala monumentale larga 13 m, con 14 gradini per un dislivello di 5 m. Lo Steinbau V è forse un palazzo, con la sua corte centrale ampia 10 m, uno sviluppo totale di 30 m di lato, un ingresso a S con due file di vani sui lati Ν ed E; di essi il maggiore misura 10,50 χ 6 m. Il palazzo F con le due grandi corti interne e i poderosi muri di cinta rievoca modelli planimetrici mesopotamici. A NE si sviluppa un quartiere di ceramisti che data alla fine del III millennio. Un sondaggio davanti allo Steinbau V ha permesso di sviluppare una stratigrafia locale confrontabile con quella del Kleiner Antentempel, a conferma di una lunga successione di livelli in tutta la città alta.
La cultura di T. Kh. I presenta un chiaro dimorfismo. L'architettura si ispira a modelli locali, come è evidente nella serie in antis che trova analogie sia con il mègaron anatolico occidentale coevo, sia con il tempio paleosiriano più tardo, ed è ora documentata anche a Tell Halawa nella stessa fase. L'uso della pietra è dettato, oltre che da contingenze ambientali, da una tendenza alla monumentalità che la regione manterrà anche successivamente. La cultura artistica riflette invece una profonda permeazione mesopotamica sia nella statuaria, che si crede da alcuni importata, sia nella glittica, nota da un gran numero di cretule e da sigilli ove il tema della Figurenband, la scena di lotta eroica, è preferito insieme a scene di pastorizia, di lavoro e a fregi animalistici; questi ultimi mostrano spesso un grado di rielaborazione non raramente originale.
Se la datazione di gran parte di questo materiale è ancora incerta, esso va comunque inserito nelle tendenze dello stile di Mesilim, che in Siria si conserva a lungo, affiancandosi a quello del Protodinastico III. A S del Ğebel ‘Abd el-'Azīz, la catena che separa verso S il centro dall'Eufrate, diversi frammenti di una statua monumentale e di due stele di vittoria con figure vestite di kaunàkes, rinvenute sull'altura di Ğebelet el-Baydha, indicano il diffondersi nella regione di un linguaggio artistico più evoluto ma di segno ancora marcatamente mesopotamico.
T. Kh. fornisce infine uma delle principali seriazioni della ceramica del III millennio siriano, per le fasi tra Bronzo Antico III e IV; caratteristici dell'orizzonte di tutto il periodo sono la forte conservatività, che rende complessa una chiara enucleazione in fasi distinte, e l'afferenza all'unità ceramica regionale della Siria transeufratica, caratterizzata dalla presenza delle ceramiche metalliche, dalla caliciforme semplice e dalle forme a orlo triangolare.
Dopo un vuoto di 500 anni il centro è rioccupato in epoca mitannica, nei settori Ν e SE della città alta. Anche se la crisi dell'insediamento è evidente nella sua riduzione, pure si conservano edifici di qualche importanza, come il tempio N, dal quale proviene, insieme con la caratteristica ceramica dipinta di Nuzi, un rilievo cultuale, certo riusato, databile alla fine della fase precedente, con sette dee rappresentate frontalmente con in braccio bambini e animali. Una grande residenza viene costruita in epoca medio-assira; ne provengono quaranta tavolette, alcune databili al regno di Tukulti-Ninurta I (1244-1208 a.C.); alcune lettere inviate al governatore assiro di Kharbe consentono l'identificazione di T. Kh. con questo centro.
Bibl.: In generale: U. Moortgat-Correns, Die Bildwerke vom Djebelet el Bēḍā in Ihrer räumlichen und zeitlichen Umwelt, Berlino-New York 1972; H. Kühne, Die Keramik vom Tell Chuera und ihre Beziehungen zu Funden aus Syrien-Palästina, der Türkei und dem Iraq, Berlino 1976; R. Dolce, Per una ricostruzione delle opere figurative da Ğebelet el-Beyda, in Contributi e Materiali di Archeologia Orientale, I, 1986, pp. 307-331; W. Orthmann, L'architecture religieuse de Tell Chuera, in Akkadica, LXIX, 1990, pp. 1-18. - Rapporti preliminari: A. Moortgat, Tell Chuera in Nordost-Syrien. Vorläufiger Bericht über die Grabung 1958, Colonia 1960; id., Vorläufiger Bericht über die dritte Grabungskampagne 1960, Colonia 1962; id., Bericht über die vierte Grabungskampagne 1963, Colonia 1965; id., Vorläufiger Bericht über die fünfte Grabungskampagne 1964, Wiesbaden 1967; A. Moortgat, U. Moortgat-Correns, Tell Chuera in Nordost-Syrien. Vorläufiger Bericht über die sechste Grabungskampagne 1973, Berlino 1975; iid., Tell Chuera in Nordost-Syrien. Vorläufiger Bericht über die siebente Grabungskampagne 1974, Berlino 1976; iid., Tell Chuera in Nordost-Syrien. Vorläufiger Bericht über die achte Grabungskampagne 1976, Berlino 1978; W. Orthmann, H. Klein, F. Lüth, Tell Chuera in Nordost-Syrien, 1982-1983. Vorläufiger Bericht über die neunte und zehnte Grabungskampagne, Berlino 1986; U. Moortgat-Correns, Tell Chuera in Nordost-Syrien. Vorläufiger Bericht über die neunte und zehnte Grabungskampagne 1982 und 1983, Berlino 1988; ead., Tell Chuera in Nordost-Syrien. Vorläufiger Bericht über die elfte Grabungskampagne 1985, Berlino 1988. - Notizie degli scavi: U. Moortgat-Correns, in AfO, XXVI, 1978-79, pp. 196-204; W. Orthmann, ibid., XXXI, 1984, pp. 128-131; e XXXVI-XXXVII, 1989-1990, pp. 232-235; id., in AJA, XCVIII, 1994, pp. 120-121.