TELL ΆYN DARA (v. S 1970, p. 798)
Insediamento siriano dell'Età del Ferro I-II, di ampie dimensioni, c.a 40 km a NO di Aleppo, sulla riva sinistra del fiume Afrin. Esplorato una prima volta nel 1964, è stato oggetto di un'indagine sistematica a partire dal 1976, a opera di una missione archeologica siriana, sotto la guida di A. Abu Assaf con la collaborazione di W. Khayata.
Il sito, con un'ampia città bassa trapezoidale e una cittadella eccentrica assai elevata, mostrava tracce di occupazione a partire dall'Età del Ferro I, intorno al 1200 a.C., fino ai periodi omayyade (VII-VIII sec. d.C.) e abbaside (VIII-XIII sec.) della grande fioritura della civiltà islamica. La fase più importante della vita di questo centro è la più antica, quella corrispondente all'Età del Ferro, allorché, dopo gli sconvolgimenti provocati dai «Popoli del Mare», lo scardinamento del precedente tessuto sociale favorì la nascita di nuove entità statali, soprattutto in Siria settentrionale e in Anatolia meridionale. L'identificazione del sito è tuttora soggetta a discussione, ma sembra possibile che Τ. Ά. D. sia l'antica Kunulua, ovvero l'antica Aribua, «città regali» del regno neo-ittita di Pattina-Unqi, il cui territorio includeva le pianure dell'Afrin e del basso Oronte. In effetti, nell'itinerario della campagna di Assurnasirpal II contro Karkemiš e Pattina sembra possibile seguire un percorso da E, attraverso Khazazu (la moderna ‘Azaz) e il fiume Apre (Afrin), fino a Kunulua, cui, quindi, Τ. ‘A. D. corrisponderebbe assai bene, pur trovandosi sulla riva orientale dell'Afrin e non su quella occidentale. T. ‘A. D. è comunque il centro maggiore della valle dell'Afrin ed ebbe notevole importanza, anche in virtù di quello che doveva essere il principale edificio cittadino e che costituisce la scoperta più rilevante della missione siriana.
Sulla sommità della ripida cittadella si erge un notevole tempio in pietra, costruito probabilmente nell'XI-X sec. a.C. e distrutto forse alla fine dell'VIII sec. a.C. Il tempio si innalzava su un alto basamento quasi quadrato, mentre lo schema planimetrico assiale si sviluppava attraverso un corto vestibolo porticato, un'ampia antecella e una cella. L'edificio era circondato su tre lati da un peribolo a porticato continuo.
Sia il basamento che il peribolo erano adorni di ortostati basaltici scolpiti con figure di leoni e sfingi, mentre sulla facciata si trovavano imponenti figure a tutto tondo sempre di sfingi e leoni affiancati. Nella cella apparivano a rilievo diverse immagini del dio della montagna, nelle quali si potrebbero identificare Khazzi e Namni, il Casio e forse l'Amano, sui quali si ergeva il dio della tempesta nell'iconografia neoittita. E forse proprio questo dio della tempesta, identificabile in questa regione con lo Hadad di Unqi, era il dio titolare del tempio: alla sua presenza farebbero allusione le due gigantesche impronte di piede incavate nelle lastre calcaree di ingresso alla cella. Una stele con divinità femminile alata è invece probabilmente da attribuire a una fase leggermente anteriore di utilizzazione del tempio. La struttura assiale rigidamente tripartita collega il tempio di Τ. Ά. D. alla tradizione paleosiriana, quale si esemplifica ad Alalakh VII e a Ebla, e mediosiriana, come a Tell Mumbaqat, mentre l'elemento più caratteristico della struttura, vale a dire il períbolo porticato, costituisce un interessante elemento di raccordo con il tempio di Gerusalemme, che in quegli stessi decenni veniva fatto erigere da Salomone.
Dopo le distruzioni operate da Assurnasirpal II, nella prima metà del IX sec. a.C., la città probabilmente non ebbe più l'importanza che aveva avuto in passato, mentre in età ellenistica e seleucide essa fu probabilmente un centro a carattere prevalentemente militare e amministrativo e fu cinta da una cospicua fortificazione, che in parte riutilizzò il materiale lapideo del tempio, danneggiandolo gravemente. Le tracce più recenti sono relative a installazioni di carattere essenzialmente rurale.
Bibl.: F. Seirafi, A. Kirichian, Recherches archéologiques à Ayin Dara, in AAS, XV, 1965, pp. 3-20; A. Abu Assaf, ibid., XXI, 1971, p. 33 ss.; id., in AfO, XXVI, 1978-79, p. 147 ss.; id., 'Ayη Dara: una capitale dell'Età del Ferro, in Da Ebla a Damasco. Diecimila anni di archeologia in Siria, Milano 1985, pp. 88-90; id., Der Tempel von 'Ain Dārā (Damaszener Forschungen, 3), Magonza 1990.
(F. Pinnock)