TELL ARPASHIYYA
Sito mesopotamico sull'alto Tigri, nel distretto di Mossul, che ha rivelato alcune delle fasi più antiche della cultura mesopotamica (Samarra, Tell Halaf, el-῾Ubaid; V e IV millennio a. C.).
Una spedizione fu effettuata nel 1933, sotto la direzione del Mallowan. La breve campagna fu sufficiente per rilevare sul tell, che aveva un diametro di base di 67 m, dieci livelli architettonici mentre frammenti di ceramica facevano supporre l'esistenza di altri cinque strati, appartenenti al Neolitico di Tell Ḥassūnah (v.), con abitazioni lignee che quindi non hanno lasciato traccia.
Al livello V sopravviene una rottura con le tradizioni precedenti, probabilmente a causa di un'invasione delle genti di el-῾Ubaid dal S della Babilonia, che recano una cultura più rozza; possiamo perciò dividere tutti i reperti di T. A. in due gruppi principali: quello più antico, appartenente alle culture di Samarra e di Tell Ḥalaf, ove l'influenza iranica è sempre presente, e che occupa gran parte della storia del sito; e quello più tardo di el-῾Ubaid che abbraccia anche la zona della necropoli, ad occidente del tell, con 45 tombe ad inumazione.
Nel livello VI, che segna la fase di sviluppo pieno della cultura halafiana, è stata rinvenuta l'abitazione più spaziosa di tutta la città, proprio al centro del tell, con numerose camere e suolo in argilla battuta, che doveva essere la dimora di un vasaio, data l'abbondantissima ceramica rinvenutavi, insieme ad alcuni ferri del mestiere. I livelli VII-X, cronologicamente più antichi, mostrano infine sei costruzioni architettoniche assolutamente singolari, le cosiddette thòloi, a pianta circolare, con una lunga camera rettangolare impiantata sull'asse maggiore negli esemplari più evoluti; le fondazioni sono in pietra, la copertura della sala circolare doveva essere a vòlta, o a cupola puntuta; l'anticamera è stata supposta con un tetto a terrazza o a doppio spiovente, oppure scoperta. Da notare che altre quattro thòloi, di dimensioni minori, si trovano nell'area esterna della collina, e una di esse è parzialmente sotterranea (mentre tutte le altre nove sono sopra il suolo), probabilmente con una rampa inclinata o dròmos di accesso all'anticamera. Costruzioni circolari si sono rinvenute a Mersin (Cilicia), Tepe Gawra, Chirokitia: quelle iraniche di Tepe Gawra e quelle del Neolitico cipriota di Chirokitia hanno sepolture sotterranee, onde, anche se niente di simile si è finora trovato in Mesopotamia, si potrebbe supporre che le thòloi di T. A. fossero le sepolture, temporanee o provvisorie, dei capi.
Che una religione essenzialmente naturalistica fosse praticata dalle genti del Tell Ḥalaf, è dimostrato dal tipo più comunemente ricorrente nella produzione di figurine d'argilla: la "dea madre", figurina nuda con caratteristiche steatopigiche che sono la più visibile eredità del Paleolitico, il ventre talora enfiato ad indicare la gravidanza, la testa mancante o ridotta ad appendice informe per scrupoli di natura magico-religiosa, tatuaggi sulle membra, posizione prevalentemente accovacciata (che indica in Oriente l'atto del parto). Allo stesso culto della fertilità verosimilmente si ricollegano i numerosi amuleti mostranti la doppia ascia e il bucranio.
La ceramica di el-῾Ubaid è inferiore, per tecnica e per disegno, a quella del Tell ῾Ḥalaf, pur costituendo una serie omogenea, caratterizzata dalla decorazione esclusivamente geometrica e dalla grande abbondanza di forme (coppe con basi rotonde, larghi bacini con basi piatte, vasi ad alto collo, bottiglie, ecc.).
A prescindere da pochi resti della ceramica di Samarra (v.), trovati nei livelli VIII-X e nei precedenti, quella che predomina a T. A. è la ceramica del Tell Ḥalaf, quasi tutta proveniente dalla casa del vasaio (livello 6), divisa dalla Perkins in tre fasi: Antica, Media, Recente, a seconda delle forme e del tipo di decorazione impiegati.
Dalle ceramiche panciute della fase antica si passa al tipo dominante nella fase media, che il Mallowan denomina cream-bowl, con sagoma carenata che evoca un prototipo metallico perduto. I fregi di animali (leopardi, cervidi, uccelli, cobra arrotolato) che erano presenti nella prima fase, scompaiono nella fase media; in questa predominano gli accostamenti geometrici.
La fase finale della ceramica ḥalafiana vede l'acmè della fabbrica di T. A., che usa la policromia-rosso, nero, biancoe crea splendidi piatti fabbricati interamente a mano, con rosoni a petali plurimi, o croci di Malta dai bracci ricurvi, al centro, circondati da altre zone circolari a scacchiere o a linee serpeggianti. Talora compare un rosone formato da quattro bucranî stilizzati.
Bibl.: M. E. L. Mallowan-J. Cruikshank Rose, Excavations at Tell Arpachiyah, in Iraq, II, 1935, pp. 1-178; A. Moortgat, Die Entstehung der sumerischen Hochkultur (Der Alte Orient, XLIII), Lipsia 1945, p. 19 ss., passim; A. Parrot, Archéologie mésopotamienne, I, Les étapes, Parigi 1946, pp. 419-22; II, Tchnique et problèmes, Parigi 1953, pp. 138-58; S. A. Pallis, The Antiquity of Iraq, Copenaghen 1956, pp. 408-10, passim.