TELL AÇANA
Località del Hatay turco, sito dell'antica Alalakh, sul lato occidentale della pianura di Amuq. Il tell è lungo circa 750 m e largo 300 m.
Il colle fu esplorato nel corso di sette campagne da C. L. Woolley tra il 1936 e il 1949. I lavori si concentrarono essenzialmente sul tell di Açana, dove furono identificati XVII strati databili dall'Antico Bronzo al XIII sec. a. C., e nella zona del porto della città. Il periodo di occupazione della zona precedente la fondazione di Alalakh è attestato dai ritrovamenti degli scavi di A. Dönmez del 1947 e 1948 a Tell esh-Sheikh e dai sondaggi del 1948 e 1949 di S. Hood a Tabara el-Akrad, località situate rispettivamente a O e a E di Tell Açana.
Gli scavi di Tell esh-Sheikh hanno messo in luce un susseguirsi di XII strati, dal Neolitico al Calcolitico, il più recente dei quali si è rivelato contemporaneo al più antico dei VII strati di Tabara el-Akrad. Il I strato di questa località si è d'altra parte rivelato contemporaneo al XVII strato di Tell Açana,
La storia della città è documentata soprattutto dagli archivi rinvenuti negli stati VII e IV e dall'iscrizione della statua di Idrimi (alcune menzioni negli archivî di Mari forniscono dati di natura commerciale).
Durante il periodo dello strato VII, la cui datazione esatta è ancora controversa, ma che si deve collocare verosimilmente in un'epoca posteriore a quella di Mari (XVIII sec. a. C.) e terminata con la distruzione di Alalakh per opera di Khattushili I, la città era vassalla dello stato di Yamkhad. Il primo re attestato è Yarim-Lim. Dopo di lui sono menzionati altri sovrani, la cui successione e il cui effettivo regno su Alalakh restano tuttavia problematici a causa del ripetersi da una generazione all'altra e da una località all'altra degli stessi nomi di dinasti. Lo strato IV deve porsi nel XV sec. a. C. Le notizie ricavabili dalla statua di Idrimi, il cui regno deve datarsi agli inizî del XV sec., mostrano che all'inizio di questo periodo Alalakh comandava un vasto territorio, in seguito ridotto. Dopo Idrimi regnò forse il figlio Addu-Nirari, e quindi Niqmepa. L'ultimo sovrano attestato è Ilimilimma II.
La successione stratigrafica di T. A. è stata ottenuta mediante lo scavo di un pozzo. Gli avanzi del XVII strato, rinvenuti sotto il livello dell'acqua che raggiunge i pavimenti dello strato XVI, non hanno permesso l'identificazione di edifici o fasi costruttive. Lo scavo degli strati da XVI a VII ha rivelato un susseguirsi di templi e di case di abitazione; i resti di una casa particolarmente ampia, rinvenuta nello strato XII, sono probabilmente da identificarsi con quelli del più antico palazzo, dato che questo sorgerà sempre su questo sito fino allo strato VII.
In questo strato per la prima volta sono stati messi in luce avanzi di una certa monumentalità non solo nella zona del tempio e del palazzo, ma anche in quella delle mura cittadine. Le costruzioni di questo periodo vengono attribuite al regno di Yarim-Lim e la loro durata, anche in base ai tipi di ceramica rinvenuti, non sembra essersi estesa a lungo (circa tre generazioni secondo C. L. Woolley). Nella zona N-E della mura si apriva una porta che doveva essere l'ingresso principale della città, data la sua posizione sulla strada di Aleppo. Essa era costituita da una torre, alla quale si giungeva dall'esterno per mezzo di una rampa piuttosto ripida, di forma rettangolare e costruita in mattoni crudi rinforzati da travi, su fondamenta in pietrisco, secondo una tecnica caratteristica delle costruzioni della Siria settentrionale e dell'Anatolia. L'ingresso; nel centro della torre, era bloccato da tre porte tra sporgenze delle pareti (v., più tardi, le porte di Boǧazköy, Tell Ḥalaf, Karkamiş e Zincirli). Di notevole importanza sono i resti del palazzo, posto sul sito dei palazzi precedenti, in un angolo delle mura della città. Occupava un'area di circa 100 m da N-O a S-E e di 3o m da N-E a S-O,ed era costruito su una serie di tre terrazze: quella inferiore comportava un insieme di locali di carattere ufficiale, quelle superiori erano probabilmente occupate la prima dai quartieri domestici, la seconda da quelli residenziali. Il blocco ufficiale consisteva essenzialmente di un cortile, tre magazzini che racchiudevano gli archivi economici del palazzo della cosiddetta "sala di udienza" divisa in due parti da sporgenze delle pareti, rivestite in legno, tra le quali era una fila di quattro colonne anch'esse in legno; il primo vano comunicava con una sala sostenuta da una colonna centrale. In questo insieme di stanze H. Frankfort ha identificato l'antenato del bit-khilāni (v.). Frammenti di intonaco mostrano che la sala di udienza doveva essere affrescata. Dopo la distruzione di questo palazzo, che ha tracce di incendio, l'area rimase per molto tempo un cumulo di rovine e la dimora reale fu costruita altrove.
Gli strati VI e V presentano successive ricostruzioni delle difese cittadine. Gli avanzi di una costruzione rinvenuti tra l'area del tempio e la porta N-O della città devono probabilmente identificarsi con la residenza reale dello strato V. Il tempio di questo periodo presenta la particolarità di una cella sotterranea, 1,15 m più bassa dei pavimenti dello strato precedente.
Lo strato IV, assegnato dallo scavatore al periodo compreso tra il 1450 a. C. e il 1370 a. C., presenta avanzi notevoli del palazzo, del tempio, della cittadella e dell'ingresso della città; sono inoltre state scavate numerose case private nella zona estendentesi lungo il muro N-E della città e più di 40 tombe poste sotto i pavimenti delle abitazioni. Il palazzo, la cui costruzione viene attribuita a Niqmepa, non si discosta, salvo per le proporzioni e l'entrata con gradini e portico colonnato, dagli edifici privati più ricchi. L'edificio comprendeva un cortile circondato da stanze; si accedeva al piano superiore mediante una scala. Due nuove ali furono aggiunte a N e a E di questa costruzione: una orientale, di carattere esclusivamente ufficiale; l'altra, settentrionale, era destinata verosimilmente a scopi militari. La distruzione del palazzo, causata da un incendio, viene datata da C. L. Woolley al 1415 a. C. circa.
Successive ricostruzioni delle mura, della fortezza e del tempio sono attestate dai ritrovamenti degli strati III-I. Sempre nella zona lungo il muro N-E della città sono state scavate numerose case private appartenenti a questi periodi; anch'esse presentavano a volte, come già le case dello strato IV, tombe scavate sotto i pavimenti o in cortili posti dietro di esse. Dopo la distruzione dello strato I, avvenuta alla fine del XIII-inizî del XII sec. a. C. e collegata con le invasioni dei Popoli del Mare, qualche tentativo di ricostruzione, che non ebbe tuttavia seguito, è stato identificato nella zona delle mura e del tempio. Della zona del porto (al-Mina), in parte distrutta da inondazioni dell'Oronte, non restano che X strati, i più recenti, che possono essere datati tra l'VIII e la fine del IV sec. a. C. Lo scavo ha messo in luce successivi avanzi di edifici rettangolari ad un solo piano separati da strade intersecantisi ad angolo retto, che devono verosimilmente interpretarsi come magazzini, mentre la residenza dei mercanti del porto deve riconoscersi nel tell di Sabuni, dove sono stati scavati resti appartenenti a tutti i periodi attestati nel porto, oltre a frammenti di ceramica tardomicenea. In epoca classica il sito del porto con la sua zona residenziale è da identificarsi con il Poseideion citato per la prima volta da Erodoto. In periodo romano all'imboccatura dell'Oronte sorse il porto di Bityllion, di cui sono stati rinvenuti avanzi databili dal V al tardo VII-VIII sec. d. C. Il porto fu riusato dalla metà del IX sec. fino alla fine dell'XI, e più tardi nel periodo delle crociate, fino alla conquista di Antiochia (1286).
Tra gli oggetti trovati a T. A. è di particolare interesse, per la sua originalità iconografica e stilistica, la cosiddetta testa di Yarim-Lim, rinvenuta nel tempio dello strato VII; nello strato IV è venuta in luce una testa di ariete in alabastro; in un edificio annesso al tempio dello strato I B è stata trovata, nascosta in un pozzo bloccato da pietre, la statua di Idrimi, mentre il suo trono era nella stanza accanto. Due figure di leone, con la testa scolpita a tutto tondo e il corpo in rilievo, probabilmente appartenenti in origine al tempio dello strato II e III, erano state reimpiegate all'ingresso del tempio dello strato I B; un gradino di questo stesso ingresso era formato da una lastra in basalto di un re hittita Tudkhaliya. Molto importanti per la classificazione e la valutazione della glittica siriana del II millennio a. C. sono i sigilli trovati a Tell Açana. Tra la ceramica sono venuti in luce numerosi esemplari della cosiddetta ceramica di Nuzi, che compaiono per la prima volta nello strato IV (un frammento proviene dallo strato V) e raggiungono una particolare abbondanza e indipendenza di motivi decorativi nello strato II; sono assenti invece dallo strato I. Negli strati VI e V è stata rinvenuta ceramica cipriota, negli strati III-I ceramica tardo-micenea.
Bibl.: C. L. Woolley, On a Steatopygeous Stone Figure from North Syria, in Mélanges Syriens offerts à M. René Dussaud, I, Parigi 1939, pp. 135-139; S. Smith, Alakh and Chronology, Londra 1940; id., The Statue of Idrimi, Londra 1949; S. Hood, Excavations at Tabara el Akrad, in Anatolian Studies, I, 1951, pp. 113-147; C. L. Woolley, A Forgotten Kingdom, Londra 1953; D. J. Wiseman, The Alalakh Tablets, Londra 1953; id., Supplementary Gopies of Alalakh Tablets, in Journal of Cuneiform Studies, VIII, 1954, pp. 1-30; C. L. Woolley, C. J. Gadd, R. D. Barnett, Alalakh, Londra 1955; W. Nagel-E. Strommenger, Alalakh und Siegelkunst, in Journal of Cuneiform Studies, XII, 1958, pp. 109-123; F. Cornelius, Zur Chronologie von Alalakh VII, in Revue Hittite et Asianique, 18, 1960, pp. 19-24; P. E. Pecorella, Sulla data della distruzione di Alalakh, in Atti e Mem. Accad. toscana "La Colombaria", XXV, 1960-61, pp. 145 ss.; D. J. Wiseman, Some Aspects of Babylonian Influence at Alalakh, in Syria, XXXIX, 1962, pp. 180-187.