Vedi TELESIA dell'anno: 1966 - 1973
TELESIA (Τελεσία, Telesia)
Città posta alla confluenza del Calore con il Volturno, in una regione di confine tra la Campania ed il Sannio (cui, secondo il concorde parere degli antichi, apparteneva e nella cui ripartizione territoriale fu compresa definitivamente in età augustea).
T. raggiunse probabilmente una notevole prosperità già al tempo del pieno consolidamento sannita in Campania, e nel III e nel Il secolo ebbe una tale floridezza economica da battere una monetazione propria nell'ambito dell'alleanza commerciale di Cales, Teano, Suessa, Aquino. La città è ricordata per la prima volta nella seconda guerra punica, quando nel 217 venne occupata da Annibale e poi ripresa dai Romani nel 214. Partecipò alla guerra sociale e in età sillana vi fu condotta una colonia: a questo tempo appartengono l'impianto urbano, che ci è rimasto conservato, le mura e l'anfiteatro. Una nuova deduzione è ricordata dal Liber Coloniarum nell'età dei Triumviri e la floridezza della città è provata dalla ricchezza dei monumenti fino all'età degli Antonini e dei Severi. Iscritta alla tribù Falerna, T. ebbe i suoi sommi magistrati nei duoviri, o praetores duoviri, ed il culto ufficiale della città era quello di Ercole. Ancora fiorente nel V sec., quando inizia il lungo catalogo dei suoi vescovi, è ricordata ancora per la ricchezza e la pietà dei suoi cittadini nella serie delle donazioni ecclesiastiche all'inizio del IX sec. e per gli stretti rapporti che la legavano alla abbazia di Montecassino; la rovina e l'abbandono di T. si determinò negli anni immediatamente successivi, a causa di cataclismi naturali e delle invasioni saracene.
Le rovine della città sorgono in aperta campagna, a metà strada tra i moderni paesi di Telese e di S. Salvatore Telesino, su un'aperta distesa limitata sulla confluenza di due torrenti.
Le sue mura rimangono ancora su tutto il loro percorso che segue, su tutto il lato sud-occidentale e su quello orientale, i cigli dei due torrenti, sfruttando i declivi e le scarpate delle sue valli entro cui dovevano raccogliersi anticamente bacini lacustri. Sul lato di NO invece la città è aperta verso la pianura. Le mura sono costruite secondo una tecnica del tutto omogenea, in opera incerta o quasi reticolata su nucleo cementizio. Sono riconoscibili tre porte principali ed altre secondarie.
Singolarità di queste fortificazioni è il sistema qui attuato, tra torre e torre, dei mesopirgi concavi, così da offrire una rientranza curva rispetto all'avanzamento delle due torri laterali, rotonde o poligonali, queste ultime poste nei punti più delicati della difesa: il sistema cioè si basa sulla difesa a punzoni, creando nelle torri dei corpi avanzati che accentrino su di sè l'eventuale attacco nemico, nella determinata copertura degli spazi murali così arretrati e protetti tra torre e torre. Tale ingegneria militare, che su scala così generalizzata appare unica finora nel suo genere, trova un diretto raffronto nell'esperienza ellenistica: in particolare la scuola d'ingegneria alessandrina, quale conosciamo dai trattati militari di Filone di Bisanzio. L'impianto della città è oggi riconoscibile da alcune leggerissime tracce che la fotografia aerea mostra in alcune zone dell'area urbana, e da alcuni resti monumentali: si ricostruisce un impianto perfettamente ortogonale, articolato per strigas con isolati che sembrano corrispondere alle misure di un actus per 300 piedi.
Si conservano due ampi complessi termali, in ottimo laterizio, di cui uno con specchi di reticolato policromo. È riconoscibile anche il teatro e, subito fuori la porta per Capua, si mantiene ancora relativamente bene l'anfiteatro: in parte ricavato sfruttando l'incavo naturale di un valloncello e in parte costruito, occupa un'ellissi di circa m 68 × 46, con una proporzione di 1 : 1,5. Costruito in opera cementizia, risulterebbe coevo alla fondazione della colonia sillana, pari perciò per antichità a quello di Pompei, rispetto al quale verrebbe ad anticipare la costruzione della cavea, condotta per due ordini su vòlte continue.
Bibl.: G. F. Pacelli, Memorie storiche della città di Telesia, Cerreto Sannita 1885; H. Philipp, in Pauly-Wissowa, V A, 1934, cc. 382-384, s. v.; A. Rocco, Telese, suppellettile di tombe preromane, in Not. Scavi, 1941, pp. 77-84; L. Quilici, Telesia, in Quaderni dell'Istituto di Topografia Antica dell'Università di Roma, II, 1966, pp. 85-106.