FINI, Telesforo
Nacque il 21 ott. 1888 a Ravarino (Modena), da Fortunato, mezzadro originario di Sorbara di Bomporto, e da Maria Muzzioli.
Poco prima della nascita del F. la famiglia si era stabilita ai Mulini Nuovi, frazione di Ravarino, dove il padre, uomo intraprendente, iniziò ad occuparsi anche di un piccolo commercio di bestiame, cosi che la famiglia consolidò la sua posizione economica.
Il F. poté frequentare, con buon profitto, alcuni anni di scuola a Modena, ma, appena decenne, chiese al padre, che lo assecondò, di essere messo a bottega presso la rinomata e prestigiosa salumeria Colombini. Si fece subito apprezzare per l'attaccamento al lavoro, che gli consentì, nei dodici anni di apprendistato, di impadronirsi di tutte le tecniche di lavorazione delle carni suine.
Dopo il servizio militare decise di dare una svolta alla sua vita: si sposò con Giuditta Ferrari, nata anche lei ai Mulini Nuovi dove i genitori gestivano una salumeria, e nel 1912 aprì un negozio nel centro di Modena, in corso Canalchiaro.
Nella piccola azienda familiare i ruoli erano ben definiti: il padre acquistava presso i mercati e i più affidabili produttori della zona i maiali che il F. nel retrobottega, mettendo a frutto l'esperienza acquisita, trasformava in prodotti di salumeria, mentre la moglie serviva in negozio i clienti offrendo loro, oltre ai salumi elaborati dal marito, anche i tortellini confezionati da lei secondo i dettami della tradizione modenese. La fama dell'ottima qualità dei prodotti dei Fini non tardò a diffondersi in tutta la città, decretandone il successo commerciale.
La prima guerra mondiale diede occasione per un ampliamento dell'attività dei Fini. Infatti, vicino alla salumeria, a Porta San Francesco, si trovava il seminario arcivescovile allora adattato ad ospedale militare. Il primario, C. Nava, assiduo cliente dei Fini, chiese a Giuditta di provvedere ai pasti dei medici. La donna acconsentì, apparecchiando quotidianamente nel retrobottega due tavoli, che venivano frequentati anche dai parenti in visita ai feriti curati nell'ospedale. Nacque così quello che, nel corso del tempo, sarebbe divenuto uno dei ristoranti più famosi d'Italia.
Alla fine degli anni Venti il F. rilevò in via Emilia, davanti alla chiesa di S. Biagio, un esercizio di salumeria con vendita all'ingrosso e al minuto di alimentari, oltre ai prodotti del negozio di corso Canalchiaro, si potevano acquistare anche amaretti di mandorle, uova e zucchero.
La struttura economica e sociale di Modena stava intanto lentamente cambiando, lo sviluppo industriale assumeva connotazioni sempre più precise, la siderurgia e la metalmeccanica assorbivano forza lavoro imponendosi a scapito delle industrie agroalimentari (la cui attività era soprattutto stagionale), che resistevano e prosperavano soltanto se possedevano una solida struttura. Anche il F. si adeguò alla nuova situazione: all'inizio degli anni Quaranta, per meglio rispondere alle sempre maggiori richieste, aprì un laboratorio di carni bovine e suine nel comune di Castelnuovo, presso Modena.
Il F. morì a Modena il 22 dic. 1971, lasciando quattro figli: Giulietta, Tilde, Pia e Giorgio.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale questi, nato a Modena il 19 giugno 1925, si laureò in medicina (con specializzazione in dietologia), ma non esercitò mai la professione, preferendo affiancare il padre e dare nuovo impulso all'attività familiare. Sino ad allora, infatti, il F. era conosciuto come il migliore ristoratore di Modena, ma la sua fama a stento superava gli ambiti provinciali.
Nel 1947, dove prima sorgeva la vecchia casa di famiglia ai Mulini Nuovi, venne inaugurato uno stabilimento, che assorbiva anche il laboratorio di Castelnuovo: vi si producevano paste, salumi e aceto balsamico, specialità quest'ultima di cui la Fini diventò il più importante produttore della provincia di Modena. Pur se in quantità limitate e venduti solo nel negozi più esclusivi, i prodotti Fini venivano esportati in molti paesi europei. Negli anni Cinquanta, per conquistare anche quei mercati, vennero inviati in più occasioni in America, e più precisamente in Brasile, Argentina, Venezuela e Cile alcuni agenti con l'incarico di allacciare rapporti commerciali. È soprattutto negli anni Settanta che la fama di Giorgio si consolidò negli Stati Uniti, dove era conosciuto con il soprannome di "The salami king".
Nel 1958 Giorgio intuì le potenzialità della ristorazione sull'autostrada e, secondo in Italia dopo Pavesi, si accordò con l'AGIP e iniziò l'avventura della gestione dei grills. Nel 1970 decise di proporre una nuova immagine commerciale che rendesse possibile l'immediata individuazione del suo prodotto, così affidò al creativo P. Tovagli l'incarico di elaborare lo stemma d'arma della famiglia Fini: nacque così il leoncino rampante stilizzato, marchio che da allora accompagna tutta la produzione Fini.
All'inizio degli anni Settanta la ditta, ormai da parecchi anni sotto la guida di Giorgio, occupava 600 dipendenti e comprendeva le salumerie, il ristorante, lo stabilimento ai Mulini Nuovi, un prosciuttificio a Langhirano, i grills con annessi markets sulle autostrade e un albergo a Modena: l'hotel Real Fini, prima in largo Garibaldi poi in via Emilia Est.
L'azienda dei Mulini Nuovi era divenuta una delle principali imprese italiane di prodotti gastronomici: salumificio, pastificio, acetificio. All'inizio degli anni Ottanta vi si producevano 8.500 quintali di zampone, 6.500 di insaccati, 20.000 di mortadelle, 100.000 di prosciutti l'anno, 30 quintali di tortellini al giorno, aceto balsamico, nocino, amaretti, successivamente venne iniziata la produzione di surgelati. Restò però al centro degli interessi di Giorgio il ristorante, che nel 1969 ottenne dalla Guida Michelin la segnalazione con due stelle.
Giorgio, che era entrato nel consiglio di amministrazione della Banca popolare dell'Emilia, nel 1976 ricevette l'onorificenza di cavaliere del lavoro.
Nel 1989, essendosi reso conto che, per restare sul mercato doveva aumentare e strutturare diversamente la sua attività e afflitto da gravi problemi di salute, decise di vendere alla Kraft General Foods il marchio Fini e lo stabilimento dei Mulini Nuovi per una cifra superiore ai cento miliardi; alla famiglia rimasero l'albergo, il ristorante, il negozio (fu chiusa la rosticceria di San Biagio), una decina di autogriils e il prosciuttificio di Langhirano. Per continuare l'attività commerciale venne utilizzato inizialmente il marchio "Telesforo", che dopo le rimostranze della Kraft per l'evidente legame con Fini, venne sostituito con il nuovo marchio commerciale "La dispensa di Giuditta".
Sposato con Augusta Benassati da cui ebbe due figli, Vittorio e Anna Mafia. morì a Roma il 18 dic. 1995.
Fonti e Bibl.: Modena, Camera di commercio, Registro delle soc. commerciali, ad nomen; G.C. Silingardi - A. Barbieri, Enc. modenese, V, Modena 1991, pp. 111 s. Su Giorgio: A. Barbieri - G.C. Silingardi, Modenesi da ricordare. Operatori economici, Modena 1978, pp. 162 ss.; E. Carnevali, Personaggi modenesi, Modena 1981, pp. 53-57; G. Maioli, Civiltà della tavola a Modena, Bologna 1985, pp. 51-61. Un profilo dell'azienda in Storia di una famiglia. 1912-1987, a cura di F. Biagi, Modena 1988. Per il contesto modenese si v. G. Muzzioli, Modena, Bari 1993.