TELEMACO (Τελέμαχος)
Il figlio di Odisseo e di Penelope oltre a figurare tra i personaggi principali dell'Odissea negli eventi che preparano il ritorno del padre a Itaca e la terribile vendetta sui Proci, ebbe parte notevole anche nei drammi che ripresero i vecchi temi dell'epica. Nell'ultimo dei poemi ciclici, la Telegonia di Eugammon di Cirene, la storia di T. veniva ad avere una singolare, artificiosa conclusione con le nozze con Calipso, la divina amante del padre (v. anche telegono).
Assai infrequenti sono tuttavia le apparizioni di T. nell'arte figurata. Tra le più antiche e le più suggestive quella offerta dal noto rilievo melio di Atene con il riconoscimento di Odisseo da parte di Euriclea, e il noto skỳphos del Pittore di Penelope nel museo di Chiusi, che lo rappresenta come una quieta e dignitosa figura ammantata contrapposta alla malinconica meditazione della madre presso il telaio. Nel rilievo melio T. appare come una figura eroica di straordinaria vigoria e bellezza, più volte avvicinata per l'impianto e per le forme schiette e poderose all'Enomao del frontone orientale di Olimpia: mentre più quieta e domestica appare l'immagine dello skỳphos di Chiusi. Poiché d'altra parte nell'Odissea non s'incontrano situazioni esattamente corrispondenti a queste figurazioni, gli studiosi hanno discusso per stabilire se si tratti di una semplice presentazione di personaggi fissati nel loro carattere fondamentale, oppure di determinate scene da Odysseus Akanthoplex di Sofocle o da altro dramma attico dello stesso argomento. Un vaso pestano di povera qualità assegna i nomi di T. e di Nestore alle figure di uno scolorito guerriero e di un vegliardo senza carattere. Altrettanto povere e senza rilievo le apparizioni di T. affiancato al padre su due coppe megaresi di argomento omerico, mentre non sicura appare l'identificazione di T. in una grande gemma incisa che figurerebbe Odisseo nella casa di Eumaios.
Bibl.: J. Schmidt, in Roscher, V, 1916-24, cc. 260-73, s. v. Telemachos; Herter, in Pauly-Wissowa, V A, 1934, c. 325 ss.; P. Weitzmann, Ancient Book Illumination, Cambridge Mass. 1959, p. 40.