telelavoro
Particolare modalità di svolgimento della prestazione lavorativa la cui caratteristica principale è quella di essere svolta in un luogo diverso dalla sede dell’impresa, grazie all’utilizzo di strumenti di comunicazione informatici e telematici. Comprende un’ampia gamma di situazioni e di prassi, essendo applicabile sia nel campo del lavoro autonomo (➔ indipendente, lavoratore), in cui il lavoratore svolge una prestazione per conto di un committente, utilizzando propri strumenti informatici, sia in quello del lavoro subordinato (➔ dipendente, lavoratore), in cui egli è assoggettato al controllo e alle direttive del datore di lavoro.
La disciplina del t. per il settore privato è contenuta nell’accordo interconfederale del giugno 2004, con il quale è stato recepito l’accordo quadro europeo del luglio 2002. Esso mira a fornire una disciplina generale dell’istituto, lasciando ai contratti collettivi di settore l’introduzione di norme più dettagliate. Il principio fondamentale è quello della volontarietà, per cui il t. può essere adottato solo previo accordo tra le parti. Sono a carico del datore di lavoro i costi di fornitura, installazione, manutenzione e riparazione degli strumenti informatici, nonché quelli che servono a fornire i supporti tecnici necessari allo svolgimento del lavoro. Il prestatore è libero di gestire autonomamente il suo tempo di lavoro, fermo restando che i carichi assegnati devono essere equivalenti a quelli previsti per lavoratori comparabili che svolgono la loro attività nei locali dell’impresa. Ai telelavoratori competono i medesimi diritti dei lavoratori non a distanza, per es. in tema di attività sindacale o di accesso alla formazione. Nella pubblica amministrazione, è regolato dal d.p.r. 70/1999 (riforma Bassanini).
Il t. ha cominciato ad affermarsi negli ultimi 10-15 anni del 20° sec., soprattutto nei Paesi economicamente più avanzati e in particolare negli Stati Uniti. In Italia, la sua diffusione è limitata rispetto agli altri Stati europei: nel 2007 riguardava il 3,2% del totale degli occupati, mentre in Finlandia, Olanda e Svezia interessava mediamente più di un lavoratore su 4 e in Gran Bretagna, in Germania e in Danimarca quasi uno su 5. Lo sviluppo del t. risponde a vari tipi di esigenze, sia del lavoratore sia dell’impresa, e può contribuire a una maggiore flessibilità e produttività del lavoro. Si distinguono diverse tipologie: t. a domicilio, se il lavoratore svolge la prestazione presso la propria abitazione; t. mobile, se il lavoro è eseguito in svariati luoghi avvalendosi dell’uso di personal computer portatili, telefono cellulare ecc.; telecottage, se viene effettuato in strutture diverse dalle sedi centrali delle imprese, eventualmente utilizzate contemporaneamente da più aziende; teleimpresa, se l’azienda opera esclusivamente o prevalentemente in rete; ufficio satellite, se il lavoratore esercita le proprie mansioni in un ufficio tradizionale ma diverso dalla sede centrale, mantenendosi in costante comunicazione con essa.