TELEGRAFO (da Τῆλε "lontano" e γράϕω "scrivo")
Telegrafo è ciò che serve a trasmettere, quasi istantaneamente, da un luogo a un altro, ordini, notizie e altre manifestazioni del pensiero sotto forma di segnali convenzionali il cui trasporto è affidato a fenomeni fisici propagantisi con grandissima velocità. Ordinariamente i detti segnali servono a rappresentare le lettere, le cifre, i segni d'interpunzione, ecc. (genericamente caratteri) con cui quelle manifestazioni sono espresse nel linguaggio scritto; rientra però nel telegrafo anche ciò che serve a riprodurre a distanza autografi, disegni e fotografie. Le nozioni seguenti non riguardano i sistemi telegrafici specialmente usati per i cavi sottomarini, che sono trattati nella voce cavo, né il telegrafo senza fili, che è trattato nella voce radiocomunicazioni; per quanto riguarda il telegrafo senza fili viene dato tuttavia un cenno di apparati stampanti specialmente ideati allo scopo.
I. - Telegrafi ottici.
I primi sistemi di telegrafia vennero presumibilmente realizzati a scopo militare mediante fuochi accesi in punti elevati e visibili a grandi distanze, di giorno per il fumo, di notte per la luce.
Sembra che i Cartaginesi usassero un telegrafo ottico che merita di essere ricordato quale precursore dei telegrafi a sincronismo: ciascuna delle stazioni corrispondenti aveva un vaso cilindrico pieno d'acqua e munito inferiormente di un rubinetto; un bastoncino infisso in un-galleggiante portava raffigurati a differenti altezze gli avvenimenti militari più comuni. I due vasi erano del tutto uguali.
L'operatore della stazione trasmittente incominciava con l'alzare un fanale per richiamare l'attenzione dell'operatore dell'altra stazione, che rispondeva alzando a sua volta il proprio fanale. Il chiamante abbassava allora il fanale e, contemporaneamente, apriva il rubinetto del proprio apparecchio, dando così modo al galleggiante di abbassarsi gradualmente. Allorché la figura del bastoncino raffigurante la notizia da trasmettere giungeva a livello dell'orlo del vaso, egli chiudeva il rubinetto e alzava nuovamente il fanale. La stazione ricevente, ripetendo esattamente le stesse operazioni in base alle osservazioni dei segnali luminosi, poteva leggere sul proprio apparecchio la notizia trasmessa.
I Greci introdussero l'uso di bandiere, componendo con esse dei segnali alfabetici con cui potevano trasmettere qualsiasi notizia senza bisogno di un frasario prestabilito.
I Romani svilupparono sul loro vasto territorio un telegrafo ottico basato sull'uso di fumate o di torce accese su speciali torri.
Il telegrafo ottico, cui diede grande impulso l'invenzione del cannocchiale, entrò, per quanto riguarda le comunicazioni terrestri, in una fase veramente pratica, anche dal lato commerciale, per opera del fisico Claude Chappe (v.), il quale propose nel 1792 un sistema di segnalazioni basato sulle diverse posizioni assunte da tre regoli di legno.
Per le navi vennero adottati telegrafi ottici (semafori) sempre più perfezionati, basati sull'esposizione in punti elevati di bandiere e altri oggetti facilmente distinguibili a distanza, e che sono di grande utilità anche oggi.
Oltre ai semafori vengono tuttora usati, specialmente a scopo militare, telegrafi ottici basati su emissioni di luce di diversa durata, ottenute generalmente con l'occultazione (o scoprimento) a intermittenza di apposite sorgenti luminose fisse, secondo l'alfabeto Morse. Negli eliografi si adopera la luce solare, nei diottrici quella artificiale prodotta da lampade elettriche, ad acetilene, ecc. (v. eliografo).
II. - Telegrafi elettrici.
A) Cenni Storici. - I primi tentativi di telegrafia elettrica si basarono sui fenomeni elettrostatici. P. Ch. Lesage di Ginevra nel 1754 costruì il suo telegrafo servendosi di 24 fili metallici (uno per ogni lettera), isolati fra loro e in comunicazione ciascuno con un elettroscopio.
Dopo l'invenzione della pila venne sfruttata la corrente elettrica, usando sempre un numero considerevole di circuiti e, come rivelatori, altrettanti voltametri. Ampère (1820) propose dei rivelatori (bussole) basati sull'azione della corrente sugli aghi calamitati. K.F. Gauss e W. Weber realizzarono nel 1833 una comunicazione telegrafica fra gli osservatorî magnetico e meteorologico di Gottinga, collegati mediante un solo circuito bifilare di 3 km. I segnali erano costituiti da successioni di impulsi elettrici di un senso o dell'altro, prodotti alla stazione di partenza per induzione, spostando una calamita dall'interno all'esterno, o viceversa, di un grosso rocchetto, ed erano rivelati all'arrivo da un galvanometro a riflessione. K.A. Steinheil, allievo del Gauss, sostituì al galvanometro un apparecchio elettromagnetico registratore a due armature e, successivamente, un ricevitore acustico a due campanelle di suono diverso. Durante i suoi esperimenti Steinheil scoprì (1832) la possibilità di ridurre a uno solo i fili di collegamento fra le due stazioni, chiudendo il circuito attraverso la terra.
Quasi contemporaneamente veniva inventato in America il telegrafo Morse, di cui parleremo in particolare più sotto.
Intanto in Europa venivano creati altri sistemi, fra cui l'apparecchio a cinque aghi di Ch. Wheatstone, che richiedeva cinque fili di collegamento e nel quale la lettera trasmessa veniva indicata dalle direzioni assunte da due dei cinque aghi; quelli successivi, dello stesso Wheatstone, a due aghi, a un ago e a quadrante (1841); quello di Foy-Bréguet a due aghi (1845) nel quale venivano riprodotti i segnali del telegrafo di Chappe; e finalmente quello di L. Bréguet a scappamento (1847), che venne adottato anche in Italia dalle ferrovie della Toscana.
In quest'ultimo apparato le lettere e le cifre trasmettibili erano disposte alla periferia di un quadrante, del quale era munito sia l'apparecchio trasmittente, sia quello ricevente. La rotazione di una manovella sul primo quadrante provocava l'invio sulla linea di emissioni successive di corrente, le quali, agendo su un'elettrocalamita dell'apparato ricevente, facevano rotare di angoli corrispondenti un indice girevole sul relativo quadrante. La trasmissione veniva effettuata portando la manovella successivamente sulle lettere corrispondenti a quelle da trasmettere, e tenendola ferma su ciascuna lettera il tempo necessario per dar modo al ricevente di leggere e trascrivere la lettera indicata dall'indice.
Da questo apparecchio ebbero origine dei telegrafi stampanti detti a passo a passo, in cui il quadrante e l'indice dell'apparecchio ricevente erano sostituiti da una ruota avente i caratteri in rilievo alla periferia, e girevole nella stessa guisa dell'indice, nonché da un braccio disposto in modo da spingere, al momento opportuno, contro la ruota dei tipi, una striscia di carta sulla quale veniva impresso il carattere trasmesso.
Mentre questi sistemi "a passo a passo", opportunamente perfezionati, mantennero un certo campo di applicazione quasi fino ad oggi, l'americano D.E. Hughes proponeva nel 1855 un sistema celere stampante, in cui gli organi rotanti erano mantenuti in moto continuo uniforme e sincrono ed era sufficiente una sola emissione di corrente per ciascun carattere da trasmettere; al ricevimento, peraltro, l'impressione avveniva senza l'arresto della ruota dei tipi.
Troppo lungo sarebbe il parlare di tutti gl'innumerevoli altri sistemi telegrafici ideati; ci limiteremo quindi ad accennare a quello che è lo stato attuale della telegrafia e a dare qualche particolare sui principali sistemi in uso.
B) Linea telegrafica. - Circuito. Appropriazione di circuiti telefonici. Telegrafia armonica. - Per stabilire una comunicazione telegrafica fra due stazioni occorre anzitutto un mezzo o organo di collegamento fra esse. Nella telegrafia elettrica ordinaria, tale organo consiste in uno o due fili conduttori (fili di linea) destinati a convogliare la corrente elettrica utilizzata per la trasmissione e a costituire, insieme con gli apparecchi delle due stazioni estreme, il circuito telegrafico (fig.1). Nel caso di un solo filo (circuito unifilare) la chiusura del circuito è affidata alla terra che funziona da conduttore di ritorno e occorre perciò una presa di terra (detta semplicemente terra) in ciascuna delle stazioni. Le terre sono costituite da lastre (ordinariamente di rame), tubi, fili, o altre strutture metalliche immerse a sufficiente profondità in terreni permanentemente umidi, ovvero addirittura in pozzi o corsi d'acqua, lontano da linee elettriche ferroviarie e da altre prese di terra di stazioni elettriche a correnti forti che possano dare luogo nei fili telegrafici al risalimento da terra di correnti estranee.
I fili di linea, i quali devono essere mantenuti isolati fra loro e dalla terra lungo tutto il percorso, possono essere fissati a mezzo di isolatori su pali o altri sostegni infissi nel terreno o in manufatti (linee aeree), ovvero convogliati in cavi, i quali a loro volta possono essere aerei, cioè sospesi a funi di acciaio portate da pali, ecc., sotterranei (in trincea, tubazione o gallerie), subacquei e sottomarini. Per le linee aeree si adoperano fili di ferro, o di acciaio zincati, oppure fili di bronzo (questi ultimi per circuiti lunghi e di grande traffico); per quelle in cavo si adoperano fili ovvero cordicelle di rame. Gl'isolatori sono generalmente di porcellana o di vetro, i bracci portaisolatori e le traverse di ferro zincato o verniciato; i pali sono di legno (castagno selvatico, robinia o larice rosso allo stato naturale, oppure pino o abete iniettati o impregnati di sostanze preservatrici), di ferro, o di cemento armato.
Le linee aeree, come i cavi, comprendono generalmente i fili di più circuiti telegrafici e anche di circuiti telefonici. Questi ultimi sono sempre bifilari; quelli telegrafici aerei sono bifilari soltanto là dove sono da temere disturbi induttivi derivanti da correnti industriali.
Le correnti telegrafiche, anziché su conduttori proprî possono essere convogliate negli stessi conduttori dei circuiti telefonici. I dispositivi impiegati in tal caso per separare le correnti alle estremità della linea sono di due tipi: uno basato sull'uso di traslatori differenziali (a cui si aggiungono eventualmente filtri elettrici; fig. 2), l'altro sull'impiego di filtri (fig. 3).
Per le comunicazioni telegrafiche di maggiore importanza, fra cui quelle internazionali, si va ora estendendo l'uso della telegrafia armonica che permette di ottenere più comunicazioni telegrafiche contemporanee con un solo circuito telefonico (di norma con un circuito del tipo a 4 fili pupinizzato con carica leggiera si realizzano 18 comunicazioni complete, cioè con trasmissione simultanea nei due sensi) mercé l'impiego di correnti di trasmissione alternate di frequenze diverse per ogni comunicazione e di filtri separatori passabanda alle estremità del circuito. Le frequenze usate sono quelle di 420 Hz, 540 Hz e così via di 120 in 120 Hz. Le comunicazioni, sono considerate come avviate su differenti circuiti fittizî chiamati canali o vie di comunicazione o frequenze.
C) Sorgenti di energia. - Per la generazione delle correnti destinate a trasportare i segnali telegrafici lungo i fili di linea si adoperano ordinariamente batterie di pile o di accumulatori, a prese intermedie per potere applicare ad ogni linea la tensione appropriata, oppure dinamo a corrente continua. Si ha ora la tendenza a impiegare anche le correnti alternate di frequenza industriale opportunamente raddrizzate. Per le linee aeree si adoperano tensioni fino a 150 volt ed eccezionalmente fino a 180 volt; per quelle in cavo tensioni fino a 50 volt. Per sistemi speciali (telegrafia armonica e sopracustica) si adoperano generatori di correnti alternate di frequenze acustiche.
Oltre alle suddette sorgenti per la generazione delle correnti di linea, un sistema telegrafico può richiedere sorgenti per alimentare particolari circuiti locali, motorini, ecc.
D) Apparati telegrafici. - a) Generalità. -1. Codice. Modulatore. Diagramma di modulazione. - Nella telegrafia ordinaria il testo del telegramma è trasmesso sotto forma di segnali convenzionali che vengono poi tradotti alla stazione d'arrivo nei corrispondenti caratteri (lettere, cifre, segni d'interpunzione, ecc.). Si dice codice o alfabeto di un determinato sistema telegrafico la tabella in cui sono indicati, a fianco dei rispettivi significati; tutti i segnali impiegati in quel sistema, compresi quelli relativi a indicazioni di servizio ovvero destinati a compiere una determinata funzione nell'apparato ricevente.
Una comunicazione telegrafica richiede essenzialmente, oltre alla linea e alla sorgente di energia, un organo (trasmettitore o modulatore) per la formazione dei segnali nella stazione di partenza e un organo (ricevitore) per la ricezione dei segnali stessi nella stazione d'arrivo.
La funzione del modulatore si riduce a una successione di chiusure e aperture del circuito alimentato dalla sorgente elettrica, ovvero a una successione di commutazioni con ciascuna delle quali viene cambiata la sorgente elettrica o comunque creato all'origine del circuito un nuovo stato di cose, e tutto ciò per intervalli di tempo i cui rapporti sono regolati dal codice e i valori assoluti dalla rapidità con la quale si vuole effettuare la trasmissione. La successione di tali operazioni è indicata graficamente in modo convenzionale dal diagramma di modulazione (fig. 4).
2. Trasmissione manuale e automatica. - I sistemi telegrafici possono essere a trasmissione manuale e a trasmissione automatica; ai primi appartengono il Morse, l'Hughes, il Baudot, ecc.; ai secondi il Wheatstone, il Wheatstone-Creed, il Siemens rapido, ecc.
La trasmissione automatica può essere utile per aumentare la rapidità e la regolarità della trasmissione o per facilitare il compito agl'impiegati.
La trasmissione automatica viene generalmente effettuata per mezzo di una striscia di carta o zona nella quale l'impiegato produce, mediante apposita macchina perforatrice, dei fori diversamente disposti che rappresentano i segnali da trasmettere. Tale zona viene poi fatta scorrere nel trasmettitore automatico con velocità uniforme e indipendente da quella con cui è stata effettuata la perforazione, trasmettitore che in virtù dei fori praticati nella zona provvede all'invio sulla linea dei segnali elettrici.
Nella tastiera a sfere Miniotti l'immagazzinamento dei segnali, invece che sotto forma di fori su una zona, avviene col deposito di sferette di acciaio in appositi fori disposti alla periferia di un disco anch'esso di acciaio: con tale sistema non è possibile l'immagazzinamento di un numero illimitato di segnali come con la zona perforata, però si evita la spesa rilevante dovuta al consumo di zona.
3. Propagazione dei segnali elettrici. Attenuazione. Deformazione. - Nei casi in cui per la trasmissione vengono impiegate sorgenti di corrente continua, il diagramma di modulazione dà la forma che la corrente assumerebbe in un circuito ideale in cui avesse effetto la sola resistenza. Invece (fig. 5), già dall'origine, la forma della corrente, pur presentando le caratteristiche essenziali della modulazione (distanza fra inizio e fine delle successive emissioni), differisce dal detto diagramma assumendo una forma dipendente dal complesso delle costanti elettriche della linea (resistenza, induttanza, disperdenza, capacità) e degli organi inseriti alle sue estremità; col propagarsi, poi, lungo la linea, essa subisce ulteriori modificazioni, attenuandosi e deformandosi sempre più e tanto maggiormente quanto più elevata è la velocità di modulazione. Per ridurre gli effetti nocivi della deformazione si usa inserire alle estremità della linea delle strutture elettriche antidistorcenti (fig. 6) composte di capacità, induttanze e resistenze, o anche ricorrere a ricevitori speciali come il relais Gulstad.
Allorché viene impiegata per la trasmissione una sorgente di corrente alternata, come accade nella telegrafia sopracustica e in quella armonica, la modulazione, che si riduce all'inclusione ed esclusione della sorgente, dà luogo alla formazione di correnti di frequenze maggiori e minori di quella della corrente di trasmissione (corrente vettrice o portante), e che unendosi a quest'ultima servono a dare ad essa la fisionomia del segnale. Le ampiezze delle correnti sinusoidali che nascono dalla modulazione vanno decrescendo con l'aumentare della distanza delle rispettive frequenze da quella della corrente vettrice: per l'intelligibilità dei segnali basta che siano trasmesse le correnti di frequenze prossime alla vettrice. Nella fig. 7 è mostrata la forma assunta dalla corrente allorché vengono conservate, oltre alla corrente di pulsazione Ω (corrente vettrice), quella di pulsazione Ω + ω e Ω − ω, dove ω è la pulsazione dell'armonica fondamentale della modulazione.
All'arrivo, la corrente alternata modulata, la quale non sarebbe atta a far funzionare un ordinario ricevitore telegrafico (v. sotto), previa eventuale amplificazione, viene sottoposta alla demodulazione (raddrizzata), conferendo così ad essa approssimativamente la forma del diagramma di modulazione, con che potrà indurre il ricevitore a restituire con sufficiente fedeltà il segnale.
4. Ricevitori. Sensibilità. Diagramma di restituzione. - I ricevitori provvedono a trasformare i segnali elettrici provenienti dalla linea in segnali, sempre convenzionali, ma percettibili, o con l'udito (ricevitori acustici) o con la vista (ricevitori registratori). In altri sistemi i ricevitori provvedono, più o meno direttamente, alla traduzione di essi segnali nei corrispondenti caratteri a stampa. Questa traduzione è in taluni casi affidata a organi staccati.
Il ricevitore è quasi sempre costituito da un'elettrocalamita con uno o più avvolgimenti destinati ad essere percorsi dalla corrente di linea e con un'armatura mobile che si sposta a seconda della presenza o meno, ovvero del senso, della corrente, e che può assumere due posizioni (riposo e lavoro); fa eccezione il sifone registratore impiegato sui cavi sottomarini, in cui il ricevitore è a 3 posizioni. Nei ricevitori neutri l'armatura è mantenuta nella posizione di riposo da una molla antagonista, e la corrente di linea, percorrendo l'avvolgimento dell'elettrocalamita, produce l'attrazione magnetica dell'armatura che si sposta quindi dalla posizione di riposo a quella di lavoro: ciò avviene qualunque sia il senso della corrente; con la cessazione di questa l'armatura ritorna nella posizione di riposo.
Nei ricevitori polarizzati l'armatura viene sollecitata ad assumere rispettivamente l'una o l'altra delle due posizioni, a seconda del senso della corrente. Essi (v. relais), hanno generalmente una calamita permanente che esercita attrazioni contrarie e praticamente uguali sull'armatura (fig. 8); la corrente circolante nell'avvolgimento crea dal canto suo un campo magnetico che, sovrapponendosi a quello della calamita permanente, produce lo squilibrio, in un senso o nell'altro, delle suddette attrazioni, e determina quindi lo spostamento dell'armatura dalla parte dell'attrazione maggiore. Esistono anche ricevitori polarizzati fondati sullo stesso principio del galvanometro Desprez-D'Arsonval.
I ricevitori polarizzati sono normalmente impiegati in quei sistemi telegrafici che fanno uso di correnti invertite (o doppia corrente), e vengono in tal caso regolati all'indifferenza (in assenza di corrente l'armatura resta indifferentemente sulla posizione di riposo o su quella di lavoro).
Nei riguardi degli avvolgimenti i ricevitori sono semplci o differenziali: questi ultimi hanno due avvolgimenti uguali e permettono di realizzare una duplice.
Il diagramma che rappresenta gli spostamenti subiti dall'armatura di un ricevitore in virtù della corrente di ricevimento si dice diagramma di restituzione della modulazione: esso dipende dalla forma e intensità della detta corrente e dalla sensibilità del ricevitore, la quale s'indica con l'intensità della corrente necessaria per determinare lo spostamento dell'armatura, verso la posizione di lavoro, seguita dall'intensità della corrente con cui l'armatura torna alla posizione di riposo. Nelle figure 5 e 7 sono riportati i diagrammi di restituzione per la sensibilità di (+ i, − i) e (+½, + ½) relative rispettivamente a un ricevitore polarizzato regolato all'indifferenza e a un ricevitore neutro ideale (ordinariamente nei ricevitori neutri l'armatura torna alla posizione di riposo quando l'intensità della corrente scende alquanto al disotto del valore che ne ha determinata l'attrazione).
5. Relais. Traslazioni. - L'organo primo di ricezione può essere ridotto (fig. 8) a una semplice elettrocalamita con armatura mobile, oscillante fra due viti di contatto, e atta a ripetere i segnali ricevuti in un altro circuito in cui essa funziona da modulatore.
In tal caso il ricevitore prende il nome di relais. I relais si dicono di ricevimento se sono adoperati per ripetere i segnali in un circuito locale contenente il ricevitore vero e proprio che non si voglia o possa far funzionare direttamente con la corrente di linea; si dicono traslatori se servono a ritrasmettere i segnali a un altro circuito di linea per formare delle comunicazioni a grande distanza che non si possano realizzare con circuiti diretti, oppure se servono per collegare tratti di circuito di natura diversa che non possono essere connessi direttamente fra loro; si dicono di trasmissione allorché vengono adoperati all'origine del circuito in connessione con l'organo di modulazione non atto ad inviare direttamente le correnti sulla linea.
In ogni caso i relais devono corrispondere a requisiti di sensibilità e prontezza, in modo da ritrasmettere sul circuito locale, o sulla linea, i segnali ricevuti, senza introdurvi per proprio conto alcuna apprezzabile distorsione (v. sotto). Nel relais Gulstad (fig. 9), oltre all'avvolgimento principale destinato a ricevere la corrente di linea, vi sono altri due avvolgimenti secondarî che vengono sfruttati per mettere in vibrazione l'armatura del relais con la frequenza fondamentale della corrente di ricevimento quando questa non è sufficiente per determinare da sola lo spostamento dell'armatura. Con tale artifizio si ottiene la rettificazione dei segnali ed è quindi possibile di ricevere correttamente in casi in cui ciò sarebbe impossibile con altro relais.
6. Unità o passo di modulazione. Velocità di modulazione. Distorsione. Margine. - Se si osservano i codici dei sistemi telegrafici moderni si trova che essi sono basati sulla divisione del tempo in intervalli uguali o multipli di un intervallo elementare, durante i quali il ricevitore deve assumere l'una o l'altra delle posizioni possibili. L'intervallo elementare, dalla cui durata dipende la rapidità o velocità di modulazione e, quindi, la velocità di trasmissione, si dice passo o unità di modulazione. L'inversa della durata del passo espressa in secondi è assunta come misura della velocità di modulazione in baud (abbreviazione di Baudot, inventore del telegrafo omonimo). Questo modo d'indicare la velocità di trasmissione si va sostituendo a quelli precedentemente usati (numero di lettere o di parole al minuto o all'ora) che si fondano su dati statistici variabili a seconda della lingua e del sistema telegrafico, e che sono più adatti per indicare approssimativamente il rendimento pratico del sistema medesimo.
In pratica gli spostamenti del ricevitore non avvengono a intervalli regolari, bensì con anticipi o ritardi più o meno grandi rispetto ai corrispondenti istanti teorici: ora, se si considerano tutti gli anticipi e i ritardi che si verificano in un tempo entro cui è da ritenersi che si siano manifestate tutte le possibili influenze sul ricevimento, la somma del maggiore anticipo e del maggiore ritardo, riferita in percento all'unità di modulazione, è assunta come grado di distorsione dei segnali ricevuti.
La decifrabilità e la corretta traduzione dei segnali ricevuti può avvenire ad onta di un certo grado di distorsione massimo che si dice margine del sistema ricevente.
7. Diversi tipi di macchine stampanti. - La maggior parte delle macchine riceventi moderne dànno telegrammi già tradotti e stampati, alcune su una striscia di carta (zona) altre su pagina. Generalmente la stampa avviene mediante una ruota tipi che porta alla periferia i caratteri continuamente bagnati d'inchiostro; in alcune macchine i caratteri sono invece portati da leve analogamente a quelli delle macchine da scrivere. La ruota tipi girando presenta successivamente tutti i caratteri davanti al punto d'impressione dove avviene al momento opportuno (momento determinato dal meccanismo della traduzione) il contatto fra la ruota e la carta su cui deve essere impresso il carattere.
I più semplici meccanismi di traduzione dei segnali in caratteri stampanti sono certamente quelli dei sistemi "a passo a passo" e Hughes.
I traduttori degli altri sistemi si possono distinguere in elettrici e meccanici.
Nei primi le emissioni elementari che compongono il segnale vengono raccolte da appositi relais, che sono tanti quante sono le emissioni e che trasformano il segnale in una corrispondente disposizione delle relative armature, le quali assumono la posizione di lavoro o di riposo a seconda del senso della rispettiva emissione. Le armature e le viti di contatto di tali relais sono inserite in un circuito comprendente una batteria locale e un elettromagnete destinato a provocare l'impressione del carattere unitamente ai segmenti o contatti di un organo speciale detto combinatore e alle relative spazzole. Tali spazzole rotano in connessione con la ruota tipi e il circuito è siffatto che viene chiuso proprio nel momento in cui la ruota tipi presenta davanti al punto d'impressione il carattere corrispondente al segnale da tradurre. Un esempio di dispositivo del genere si ha nel sistema Siemens rapido. Nei traduttori meccanici, salvo quello Baudot, i segnali convenzionali, mediante opportune elettrocalamite di ricevimento, determinano lo spostamento di dischi o sbarre selettrici opportunamente sagomate, le quali presentano, ad ogni disposizione assunta, un diverso allineamento di vuoti, che permette il successivo spostamento di una corrispondente sbarra o leva segnalatrice la quale provoca a sua volta l'impressione del relativo carattere.
8. Dispositivo di inversione (bianco lettere e bianco cifre). - Nei sistemi (Morse e derivati, Rowland, ecc.) che consentono di formare un numero sufficiente di segnali differenti per rappresentare le lettere, cifre e gli altri segni più comunemente usati nel linguaggio scritto, si adopera un segnale diverso per ogni lettera o cifra, ecc.; in altri e in particolare in quelli basati su codici a 5 unità, nei quali il numero dei segnali è insufficiente al detto scopo, si adopera uno stesso segnale per rappresentare una lettera e una cifra o altro segno, e il segnale trasmesso indicherà la lettera se sarà preceduto da uno speciale segnale detto bianco lettere, indicherà invece la corrispondente cifra (o altro segno) se sarà preceduto da un altro segnale detto bianco cifre: dopo un bianco lettere tutti i segnali trasmessi indicheranno lettere, fino a che non interverrà un bianco cifre, dopo il quale tutti i segnali rappresenteranno cifre e viceversa.
Al ricevimento i due segnali bianco lettere e bianco cifre possono o no, a seconda del sistema, produrre l'avanzamento della carta come gli altri segnali, però invece dell'impressione di tipi, provocano il funzionamento di speciali organi del sistema d'impressione in guisa che successivamente vengano impresse, corrispondentemente, le lettere o le cifre. A tale scopo, nei sistemi (Hughes, Baudot, ecc.), che hanno per l'impressione una ruota tipi, la ruota stessa porta alla periferia, alternativamente, una lettera e la cifra (o altro segno) corrispondente, e, rispetto all'asse che la trasporta, può assumere due posizioni spostate fra loro dell'angolo corrispondente all'intervallo che passa fra una lettera e una cifra contigue: l'azione del bianco lettere ovvero del bianco cifre è quindi quella di provocare lo spostamento di tale ruota dall'una all'altra posizione o viceversa. Qualche altro sistema (Siemens) ha per le lettere e le cifre, due ruote tipi montate sullo stesso asse.
Negli apparati in cui i tipi sono portati da leve, per il passaggio dalle lettere alle cifre o viceversa sono impiegati artifizî analoghi a quelli delle macchine di scrivere.
9. Sincronismo. Motore fonico. - I sistemi telegrafici moderni sono basati generalmente sul movimento sincrono di due organi rotanti, uno dell'apparato trasmittente, l'altro di quello ricevente, i quali vengono ad assumere successivamente posizioni corrispondenti. Di solito il primo di detti organi, rotante con moto uniforme, provvede solo alla modulazione, mentre al secondo è affidato il compito di far cadere o agire le emissioni provenienti dalla linea sulle posizioni corrispondenti a quelle del primo organo da cui le emissioni stesse hanno origine.
Il primo requisito per gli apparecchi destinati a funzionare in sincronismo tra loro è la costanza delle loro velocità: si adoperano all'uopo motori muniti di speciali regolatori che permettono anche di regolare la velocità di uno di essi su quella dell'altro. Sono anche usati i motori fonici, specie di motori sincroni aventi per rotore una ruota dentata di íerro e per statore due o più elettrocalamite eccitate alternativamente attraverso una lamina vibrante o un elettrodiapason con periodo di oscillazione regolabile.
Regolata la velocità dei due apparati corrispondenti, occorre mantenerli in sincronismo, cioè in fase. Nel sistema Hughes ciò si ottiene facilmente arrestando la ruota tipi dell'apparato ricevente (il 2° degli organi rotanti sopra considerati) nella posizione corrispondente all'emissione bianco lettere con la quale viene iniziata la trasmissione, e procurandone il disarresto ad opera della stessa emissione iniziale; in altri sistemi a marcia continua si raggiunge lo stesso scopo in virtù d'una leggiera, casuale o provocata, differenza di velocità fra i due apparati. Il sincronismo una volta raggiunto viene mantenuto mercé un dispositivo di correzione del sincronismo. Nel sistema Hughes tale funzione è affidata alle stesse correnti di trasmissione, ciascuna delle quali provoca all'arrivo una rivoluzione dell'asse degli eccentrici dell'apparato ricevente: solidale con la ruota tipi di quest'ultimo è una ruota dentata (ruota correttrice) che viene orientata sul proprio asse, ad ogni emissione, a mezzo dell'eccentrico di correzione che, penetrando fra due suoi denti consecutivi, ne corregge gli eventuali anticipi o ritardi. Un dispositivo analogo è impiegato nel Wheatstone-Creed. Nel sistema Baudot si adoperano invece due speciali emissioni, dette di correzione, inviate sulla linea ad ogni giro da uno dei due distributori. In altri sistemi la correzione del sincronismo avviene in virtù delle normali correnti di trasmissione, le quali, a seconda che cadono in anticipo o in ritardo sull'organo rotante di ricevimento, determinano rispettivamente una diminuzione o un aumento della velocità, agendo su appositi reostati (caso del Siemens rapido), oppure, se il movimento è ottenuto con motore fonico, sulla frequenza del vibratore.
10. Migliore sfruttamento delle linee. Diplice, duplice, quadruplice. - Per aumentare il rendimento d'una linea, oltre che ricorrere ai sistemi automatici, a quelli multipli e alla telegrafia armonica, si possono sfruttare alcuni dispositivi detti di diplice o di duplice che permettono di effettuare contemporaneamente su uno stesso circuito due trasmissioni rispettivamene nello stesso senso o in senso contrario. L'accoppiamento dei due dispositivi costituisce una quadruplice. I dispositivi di diplice sono ormai quasi del tutto abbandonati; quelli di duplice sono invece largamente usati e sono applicabili a tutti i sistemi telegrafici. I tipi di duplice comunemente usati sono quelli differenziale e quello a ponte di Wheatstone. Per il primo vengono adoperati ricevitori o relais differenziali aventi due avvolgimenti uguali inseriti nel circuito come nella fig. 10, dove il dispositivo risulta applicato a un sistema funzionante con corrente intermittente di un solo senso; però esso è applicabile anche ai sistemi a correnti invertite.
La corrente generata dalla batteria P della stazione A con l'abbassamento del relativo tasto, si divide nel punto di biforcazione O in due parti, le quali, dopo avere percorso i relativi avvolgimenti di M, si avviano una verso la linea L (linea reale), l'altra verso la linea artificiale costituita nella figura dalle resistenze R e R1, e dal condensatore C. Dati i sensi delle due correnti parziali l'azione esercitata sull'armatura di M sarà dovuta alla differenza di esse (da ciò il nome di ricevitore differenziale) e in particolare sarà nulla se esse sono uguali: quest'ultima condizione viene raggiunta in pratica regolando le costanti R, R1 e C della linea artificiale in modo che essa presenti la stessa impedenza della linea reale. Effettuata tale regolazione le correnti in partenza dalla stazione A non faranno funzionare il ricevitore M; mentre il ricevitore M′ dell'altra stazione funzionerà per effetto della corrente in arrivo, che, dopo avere percorso l'avvolgimento segnato in pieno, proseguirà parzialmente per quello tratteggiato (disperdendosi una parte di essa per la derivazione costituita dalla resistenza r′), con direzione tale da determinare un flusso magnetico concomitante con quello creato dal primo. Nella stessa guisa sarà regolata la linea artificiale della stazione A′, per modo che le due stazioni potranno trasmettere alternativamente senza che le proprie correnti di trasmissione influenzino il ricevitore locale. Con la trasmissione contemporanea, gli avvolgimenti di ciascun ricevitore sono percorsi simultaneamente dalle correnti di trasmissione, i cui effetti si annullano, e da quelle di ricevimento che producono quindi lo stesso effetto di quando agiscono da sole: le due trasmissioni potranno quindi effettuarsi senza disturbarsi fra loro. A tal fine occorre però che durante la manipolazione della stazione A′ l'impedenza presentata dalla linea alla stazione A non cambi, ed è perciò che nella posizione di riposo il tasto di A′ mette il punto di biforcazione O′ in comunicazione con la resistenza r′ uguale alla resistenza interna della batteria P′. Lo stesso si verifica nella stazione A.
Per il tipo di duplice a ponte di Wheatstone, che viene specialmente usato per i cavi sottomarini, v. cavo. Per entrambi i sistemi occorrono, come si vede, delle linee artificiali i cui schemi devono essere più o meno complessi a seconda delle caratteristiche della linea e della velocità di trasmissione; con la complessità della linea artificiale aumentano anche le difficoltà delle relative regolazioni. Per l'esercizio in duplice occorrono in ogni caso delle linee elettricamente stabili, senza di che le continue regolazioni delle linee artificiali che si renderebbero necessarie per seguire le variazioni d'impedenza della linea, renderebbero effimero il maggiore rendimento che si tende a raggiungere con la trasmissione in duplice; ecco perché questa viene di preferenza usata nelle linee in cavo, le cui condizioni elettriche non vanno soggette a sensibili e repentine variazioni come quelle delle linee aeree.
Tuttavia la trasmissione in duplice s'impone, o quasi, in alcuni sistemi telegrafici nei quali l'esercizio in semplice può dare luogo a gravi inconvenienti, come in quei casi nei quali il ricevente non può interrompere il trasmittente per avvertirlo del cattivo ricevimento o d'altro.
b) Morse. - Il sistema Morse è il più antico dei sistemi in uso e si raccomanda anche oggi per le comunicazioni di non grande traffico in virtù della semplicità e robustezza dei suoi organi.
I segnali sono composti di punti e tratti separati da spazî, giusta il codice riportato in questa pagina.
La lunghezza media di un carattere (lunghezza del testo divisa per il numero di caratteri) risulta, a seconda della lingua, di 8,5 ÷ 10 passi; quale lunghezza media di una parola è stata assunta quella della parola Paris col relativo spazio di 5 passi, cioè quella di 48 passi; cosicché la velocità di modulazione di 16 baud che può considerarsi normale, corrisponde a quella di 96 ÷ 113 lettere, ovvero di 20 parole al minuto primo.
La fig. 11, che si riferisce a un circuito unifilare, mostra il principio del sistema. La sorgente, costituita da una pila P con un polo a terra, viene applicata alla linea L mediante l'abbassamento del tasto (manipolatore) M, dando così luogo all'invio sulla linea di una corrente (emissione) che, raggiungendo l'elettrocalamita neutra E dell'apparato ricevente, e percorrendone l'avvolgimento, ne determina la magnetizzazione, provocando così l'attrazione della relativa armatura. Questa, passando dalla posizione di riposo a quella di lavoro spinge, mediante l'appendice A, una striscia di carta (zona) contro una rotellina bagnata d'inchiostro. Tale striscia, mossa da un sistema di orologeria, scorre con moto uniforme al disotto della rotellina, la quale vi lascia una traccia lineare di lunghezza proporzionale alla durata dell'attrazione. Quando la pressione sul pomello del tasto cessa e questo torna nella posizione di riposo per effetto della molla antagonista, l'emissione di corrente cessa, l'elettrocalamita ritorna allo stato neutro e la sua armatura riprende la posizione di riposo interrompendo la traccia sulla zona.
I circuiti Morse possono comprendere anche più di due stazioni e si dicono allora omnibus.
Nei circuiti a corrente intermittente (fig. 12) ogni stazione ha una propria batteria di trasmissione; in quelli a corrente continua (fig. 13) la batteria si trova in una sola delle stazioni estreme.
I segnali Morse, oltre che letti sulla zona, possono essere anche uditi per mezzo del battimento dell'armatura dell'elettrocalamita della macchina ricevente; questa può essere perciò ridotta ad una semplice elettrocalamita con armatura mobile fra due arresti (ricevitore acustico).
Il rendimento pratico dell'apparato Morse è di circa 700 parole all'ora col ricevimento su zona e 900 col ricevimento ad udito.
c) Hughes. - Nel sistema Hughes, basato sul sincronismo dei due apparati corrispondenti, i segnali sono costituiti da brevi ed eguali emissioni di corrente, una per ciascun carattere, susseguentesi a determinati intervalli a partire da una speciale emissione iniziale. Ogni apparato ha in sé gli organi di trasmissione e quelli di ricevimento: durante la trasmissione questi ultimi servono a registrare localmente ciò che viene trasmesso. La trasmissione avviene per mezzo di una tastiera alfabetica che ricorda la tastiera di un pianoforte: abbassando un tasto si solleva un corrispondente salterello nell'orbita di un carretto che gira in continuazione con moto uniforme e il cui labbro mobile urtando contro il salterello determina lo spostamento della leva di trasmissione che provoca l'invio sulla linea dell'emissione in un istante che dipende dalla posizione dello speciale salterello e quindi dal tasto abbassato. I telegrammi vengono ricevuti stampati su zona in caratteri ordinarî, mediante una ruota tipi con dispositivi d'inversione cui l'Hughes ricorse per primo allo scopo di ridurre al minimo il numero dei salterelli.
Il rendimento pratico è di 1500 ÷ 1800 parole all'ora, secondo l'abilità dell'operatore, lo stato della linea, ecc.
Il sistema, pur essendo ancora in uso, si può considerare ormai sorpassato.
d) Wheatstone. - Il sistema Wheatstone è un sistema a trasmissione automatica con zona perforata, basato sullo stesso codice Morse e atto a sfruttare appieno la capacità di rendimento della linea per l'elevata velocità di trasmissione (le prime prove rimontano al 1850; la forma definitiva venne raggiunta nel 1873). I punti e i tratti sono ottenuti con emissioni positive (di lavoro), gli spazî con emissioni negative (riposo). La perforazione della zona di trasmissione può essere effettuata per elementi (fig. 14), mediante perforatori a 3 tasti, o addirittura per interi segnali, mediante perforatori a tastiera dattilografica.
Il trasmettitore Wheatstone comprende essenzialmente un inversore di corrente i cui spostamenti sono controllati dalla zona perforata per mezzo di due aghi esploratori destinati a penetrare nei fori laterali della zona. La ricevente comprende un'elettrocalamita polarizzata, la cui armatura mobile, nella posizione di lavoro, che assume per effetto delle emissioni positive, spinge una rotellina scrivente contro la zona di ricevimento che viene fatta scorrere davanti ad essa con moto uniforme e sulla quale vengono tracciati i segnali Morse ricevuti.
Per ricevere i segnali Wheatstone si adopera anche l'ondulatore, consistente essenzialmente in un galvanometro a bobina mobile, o in una elettrocalamita polarizzata con cui si comanda un sifoncino registratore, una cui estremità pesca in una vaschetta d'inchiostro, e l'altra che si mantiene sempre a contatto con la zona, vi traccia, mercé i suoi spostamenti trasversali, i segnali che risultano quindi rappresentati come nel diagramma di modulazione.
Gli apparecchi usati dall'Amministrazione Telegrafica Italiana consentono una velocità massima di 130 baud (190 parole al minuto). Il rendimento pratico per impiegato è basso, a causa della necessaria perforazione preventiva dei telegrammi da trasmettere e della traduzione manuale dei segnali ricevuti; perciò il sistema viene ora usato soltanto in casi speciali e là dove, come in radiotelegrafia, riesca utile per le caratteristiche del codice.
e) Wheatstone-Creed. - Il sistema Wheatstone-Creed (1915) costituisce un perfezionamento del sistema Wheatstone in quanto permette la traduzione automatica dei segnali Morse ricevuti e la stampa in caratteri tipografici.
Esso comprende un perforatore a tastiera dattilografica che dà una zona simile a quella Wheatstone, un trasmettitore automatico anch'esso analogo a quello Wheatstone e, finalmente, due altri apparecchi che costituiscono le parti caratteristiche del sistema, e precisamente: il ricevitore perforatore col quale si ottiene al ricevimento una zona perforata identica a quella usata per la trasmissione, e il traduttore stampante che a mezzo della zona perforata di ricevimento dà la corrispondente zona a caratteri tipografici. La velocità di traduzione di quest'ultimo è di 150 caratteri al minuto.
f) Siemens rapido. -. È un sistema stampante basato sul sincronismo con trasmissione automatica e codice a 5 unità.
Per la trasmissione si adopera una zona perforata mediante apposito perforatore a tastiera dattilografica.
I segnali, costituiti ciascuno da 5 emissioni ugualmente lunghe, negative (lavoro) o positive (riposo), sono successivamente inviati senza intervalli sulla linea mediante un trasmettitore automatico controllato dalla zona perforata, un distributore rotante a 5 contatti e un relais di trasmissione. L'apparato ricevente comprende un distributore a 5 contatti, un traduttore di tipo elettrico con due ruote tipi (una per le lettere, l'altra per le cifre) montate sullo stesso asse.
Il sistema permette una velocità di 1000 lettere al minuto; però viene usato normalmente alla velocità di 600 ÷ 800 lettere al minuto.
g) Sistemi multipli. Baudot.- Nei sistemi telegrafici multipli quale il Baudot, la linea è, a ciascuna delle due estremità, messa successivamente e ripetutamente a disposizione di due o più apparati, ognuno dei quali rimane periodicamente collegato con l'apparato corrispondente per tempi uguali che sono utilizzati per la trasmissione in un certo senso dei singoli segnali d'un telegramma; in tal modo si può effettuare sulla stessa linea la trasmissione contemporanea di più telegrammi, alcuni in un senso, altri in senso opposto. Per raggiungere lo scopo si usano due distributori rotanti in sincronismo fra loro e suddivisi ciascuno in tanti settori quante sono le coppie di apparati da collegare; il sistema si dice duplo, triplo, ecc. (ovvero a due, tre, ecc., canali), a seconda del numero dei settori.
Nel primo sistema multiplo (Meyer, 1872) basato sul codice Morse, gl'intervalli di tempo, necessariamente uguali, in cui la linea veniva messa a disposizione dei singoli operatori non erano convenientemente utilizzati, data la diversa lunghezza dei segnali. La più importante innovazione introdotta dal francese E. Baudot (1874) fu il codice a 5 unità, che prese il suo nome e i cui segnali sono ugualmente lunghi. Il numero di segnali diversi ottenibili con codici del genere è di 32 (= 25), di cui solo 31 utilizzabili; è quindi necessario ricorrere a dispositivi di inversione. L'inventore sfruttò lo stesso distributore per la suddivisione del tempo a disposizione di ciascun operatore nei 5 intervalli elementari durante i quali devono essere inviate sulla linea le successive emissioni del codice, e ciò ottenne mediante la suddivisione dei settori in 5 segmenti o contatti di uguale ampiezza; egli sfruttò altresì il distributore per passare automaticamente la linea dalla trasmissione al ricevimento e viceversa. Nella stazione A (fig. 15) i tasti di un manipolatore M sono collegati a cinque contatti successivi della corona C2 del distributore D, i quali costituiscono uno dei settori; ai cinque successivi contatti della stessa corona, non disegnati nella figura, fanno capo i tasti di un secondo manipolatore, e così via. La detta corona, mediante le spazzole F2 F5, è accoppiata con la corona F5 che è collegata con il filo di linea. Il braccio portaspazzole X ruota in sincronismo con l'analogo braccio X′ del distributore D4 della stazione B. Tenendo abbassati, a norma del codice, i tasti relativi a un carattere, al passaggio della spazzola F2 sui contatti 1...5 saranno inviate sulla linea le successive emissioni del segnale corrispondente: un elettromagnete Ec (di cadenza), eccitato dalla batteria locale p a mezzo del contatto a, indica ad ogni giro l'istante favorevole per l'abbassamento dei tasti. La trasmissione può essere facilitata con l'uso di tastiere dattilografiche e può essere anche automatica.
Le correnti determinate dalle emissioni, giungendo alla stazione B, fanno funzionare, mediante il relais di ricevimento R, la corona C′4 e i contatti 1...5 di C′1, quelli degli elettromagneti E che corrispondono ai contatti della corona C2 dai quali sono partite le emissioni di lavoro. Ciò avviene in virtù del sincronismo fra i due distributori, che viene ottenuto nel seguente modo. Gli assi dei carretti portaspazzole X′ e X girano continuamente con moto uniforme e velocità leggermente diverse; però, mediante un dispositivo non indicato nella figura, a ogni funzionamento dell'elettromagnete di correzione ES, il carretto X′ che ha la velocità maggiore si disinnesta momentaneamente dal proprio asse perdendo parte dell'anticipo preso rispetto a X. Intanto dai 2 contatti del distributore di trasmissione che precedono quelli del primo settore partono, ad ogni giro, due emissioni di correzione, la prima delle quali, di lavoro, ripetuta da R, cade, a causa della maggiore velocità di X′, lungo tratti di C1′, che ad ogni giro progrediscono nel senso del movimento, fino a investire il contatto h e a provocare quindi, col funzionamento di ES, quel tale ritardo di X′ che, ripetendosi saltuariamente, farà sì che il braccio X′, salvo piccoli scarti, girerà sempre in modo da far corrispondere il contatto h al contatto b e quindi i contatti 1...5 di C2 ai relativi contatti 1...5 di C′1.
I traduttori, cui appartengono gli elettromagneti E di cui sopra, sono di tipo meccanico e costituiscono tanti organi separati dal distributore, pur rotando in sincronismo con esso. Ogni gruppo Baudot ne possiede tanti quanti sono i settori. Ecco come funzionano. Gli elettromagneti E (elettrodeviatori) eccitati dal relais R determinano, mediante le corrispondenti leve di scambio, lo spostamento dei relativi cercatori dalla posizione di riposo a quella di lavoro. Due dischi combinatori, uno per i cercatori in riposo, l'altro per quelli in lavoro, girano, insieme con una ruota di impressione e con la ruota tipi, presentando sotto i piedi dei rispettivi cercatori successioni sempre varie di pieni e di vuoti; ad ogni disposizione assunta dai cercatori corrisponderà una posizione e una soltanto in cui i dischi presenteranno contemporaneamente i vuoti sotto tutti i cercatori, e viene sfruttato lo spostamento simultaneo di questi per provocare lo sganciamento del braccio d'impressione che, preso dalla ruota omonima, spinge la zona di ricevimento contro la ruota tipi la quale in quella posizione presenterà contro di essa il carattere corrispondente alla disposizione dei cercatori e quindi al segnale da tradurre. Il trasporto della zona avviene automaticamente durante la corsa del braccio d'impressione in cui avviene la stampa del carattere.
Il sistema Baudot è considerato come uno dei sistemi normali da usare per il servizio telegrafico internazionale: esso si raccomanda per la sua flessibilità, permettendo la trasmissione contemporanea nei due sensi senza l'ausilio di dispositivi di duplice e consentendo di realizzare, sia lunghissime comunicazioni, con l'uso di stazioni ripetitrici intermedie, sia comunicazioni dirette fra tre e più stazioni col minor numero di fili di linea (gruppi scaglionati e biforcati).
Il rendimento orario di un settore Baudot a trasmissione manuale alla velocità normale del distributore di 180 giri al minuto primo è di circa 1500 parole.
h) Western Union Telegraph Co. - È un sistema multiplo stampante con codice a 5 unità, adoperato normalmente in duplice. Il distributore mosso da motore fonico ha 4 coppie di corone: una per la trasmissione, una per la ricezione, una per il sincronismo e l'ultima per i circuiti locali.
I traduttori sono di due tipi, meccanici, e dànno i telegrammi stampati su pagina. Per il sincronismo si utilizzano le' normali emissioni di trasmissione.
i) Telestampanti aritmici. - Sono apparati a tastiera dattilografica che, sorti per scopi modesti come quelli cui tendevano gli apparati "a passo a passo", cioè per sostituire il sistema Morse nelle comunicazioni a breve distanza come quelle tra uffici telegrafici e banche, grandi alberghi, ecc., si vanno imponendo sopra ogni altro sistema telegrafico, tanto che, in vista del loro impiego per comunicazioni internazionali, si è sentito il bisogno di normalizzarne il codice e le altre caratteristiche essenziali, tanto da permettere l'uso di apparecchi di tipo diverso alle estremità di uno stesso circuito: così per la velocità di modulazione si è fissata quella di 50 baud. Gli apparecchi somigliano a macchine da scrivere e consentono a qualunque dattilografo di trasmettere con la rapidità di cui è capace. Essi sono azionati da motorini elettrici provvisti di regolatori di velocità alimentati dalla corrente stradale attraverso interruttori automatici che si chiudono all'abbassamento di un tasto qualunque delle macchine corrispondenti, e restano chiusi durante tutta la trasmissione, riaprendosi, sempre automaticamente, solo dopo che questa sia finita o comunque rimasta interrotta per un certo tempo. Così si può trasmettere senza la necessità che sia presente alcuno nella stazione ricevente. In alcuni tipi di apparecchi il trasmittente, previo abbassamento di apposito tasto, può anche avere l'assicurazione della messa in moto dell'apparato corrispondente, ricevendo sulla propria macchina il nominativo che di rimando il detto apparecchio gli trasmetterà automaticamente. Dal lato tecnico il vantaggio principale che i telestampanti aritmici presentano, deriva dal fatto che, pur essendo basati sul sincronismo, essi non hanno bisogno di un dispositivo di correzione del sincronismo, perché ad ogni segnale gli organi rotanti di modulazione e di ricevimento partono (partecipando cosi al movimento dei relativi alberi, che è continuo) da due punti iniziali corrispondenti, nei quali, poi, essi si arrestano alla fine del giro e rimangono fermi finché non viene trasmesso un nuovo segnale (da ciò il nome di Start-Stop dato dagli Americani a tali apparecchi); perciò, se le velocità dei due organi non sono molto differenti, gli scarti di sincronismo non possono mai raggiungere valori tali da compromettere il corretto ricevimento. Essi sono basati su un codice a 5 unità, però ogni segnale è composto di 7 emissioni di 1/50 di secondo ciascuna, di cui la prima (di avviamento) serve a mettere in rotazione l'organo di ricevimento, e l'ultima (di arresto), di senso contrario, è destinata ad arrestare il detto organo dopo compiuto il giro. I sensi delle 5 emissioni intermedie che servono a caratterizzare il carattere da trasmettere sono regolati dalla particolare disposizione assunta dalle 5 sbarre del codice a causa dell'abbassamento del tasto. Gli apparecchi possono funzionare con correnti di un solo senso, secondo lo schema del sistema Morse a corrente continua, ovvero con correnti invertite. Nel primo caso le emissioni di senso contrario sono sostituite da periodi d'interruzione.
Le correnti così inviate sulla linea, oltre che l'apparato ricevente, fanno funzionare gli organi di ricevimento dell'apparato di trasmissione sul quale vengono quindi registrati i dispacci trasmessi. Il ricevimento, a seconda del tipo d'apparecchio, può essere su zona o su foglio. La parte ricevente degli apparecchi comprende essenzialmente un'elettrocalamita (polarizzata o neutra) e un traduttore che può essere di tipo elettrico o meccanico. Appartiene al primo tipo il telestampante elettrico Siemens; appartengono invece al secondo tipo i telestampanti Morkrum-Kleinschmidt, Siemens meccanico e Creed (figg. 16-17). I primi due hanno i caratteri portati da leve come nelle comuni macchine da scrivere, l'ultimo ha una ruota tipi speciale.
Il rendimento pratico degli apparecchi di cui si tratta varia a seconda dell'operatore (200 ÷ 250 caratteri al minuto): un più alto rendimento (400 caratteri al minuto) si ottiene in alcuni tipi mediante la trasmissione automatica con zona perforata.
L'uso dei telestampanti si va estendendo per un servizio telegrafico privato analogo a quello della telefonia urbana e per il quale vengono adoperate linee di collegamento proprie, ovvero quelle stesse della rete telefonica urbana: in quest'ultimo caso si usa per la trasmissione una corrente alternata di frequenza vocale come per la telegrafia armonica.
j) Sistemi Verdan e Siemens-Hell. - In radiotelegrafia, a causa dei disturbi atmosferici e d'altro genere, è in generale poco conveniente adoperare gli apparati stampanti ordinarî.
Per realizzare un sistema stampante non influenzato da parassiti il Verdan è ricorso alla ripetizione automatica dei segnali a determinati intervalli e per un numero di volte tale da poter ritenere con quasi certezza che ciascuna singola emissione di riposo sia almeno una volta ricevuta correttamente. Il Verdan ha applicato il suo principio al sistema Baudot trasformandolo in modo che ogni segnale sia ripetuto tre volte: all'arrivo i tre segnali ricevuti sono immagazzinati in altrettante serie di 5 relais, che provvedono alla traduzione considerando come emissioni di lavoro solo quelle che sono registrate come tali da tutti e tre i relais corrispondenti.
Nell'apparecchio Siemens-Hell viene invece sfruttato un principio analogo a quello della fototelegrafia. La trasmissione si effettua mediante dischi (uno per ciascun carattere) convenientemente sagomati alla periferia e che, rotando, modulano l'onda elettromagnetica secondo un codice particolare composto di 48 diversi segnali. Alla stazione ricevente le correnti, amplificate e demodulate, azionano un'elettrocalamita che serve a spingere una larga zona di ricevimento contro un coltello elicoidale che ruota in continuazione e che ad ogni contatto con essa zona vi traccia, mediante un nastro imbevuto d'inchiostro, una riga trasversale di lunghezza corrispondente alla durata dell'emissione. Poiché il coltello comprende due spire complete, i caratteri vengono impressi sulla zona simultaneamente su due linee, che in mancanza di sincronismo fra i due apparati corrispondenti risulteranno inclinate rispetto alla zona, ma che permetteranno nell'insieme il corretto ricevimento.
Per i codici telegrafici, v. cifrario.
III. - Teleautografia e trasmissione delle immagini.
A). Pantelegrafo. Telescrivente. - I primi tentativi per la realizzazione di apparecchi atti alla trasmissione di autografi, disegni, ecc. (apparecchi autografici o teleautografici) rimontano alla prima metà del secolo XIX, ma il primo apparecchio che ebbe un impiego pratico fu il pantelegrajo (v.) di G. B. Caselli basato sul sincronismo.
Successivamente si ricorse a un altro principio. Due matite (o stili), situate una nell'apparecchio trasmittente, l'altra in quello ricevente, sono vincolate rispettivamente a speciali organi di trasmissione e di ricevimento in modo che movendo la prima sull'apposito foglio per tracciarvi i segni da trasmettere, la seconda ripete gli stessi movimenti e riproduce quindi i medesimi segni sul foglio di ricevimento. Tali apparecchi si dicono telescriventi. In uno dei diversi tipi realizzati il collegamento fra le due stazioni è stabilito mediante 2 circuiti (bastano tre fili se si adopera uno di essi per ritorno comune), e i movimenti dello stilo di trasmissione vengono utilizzati per variare separatamente, mediante adatti potenziometri, le tensioni applicate ai due circuiti. Le correnti così generate percorrono, all'arrivo, le due bobine mobili di un ricevitore elettromagnetico le quali determinano lo spostamento dello stilo di ricevimento ad esse connesso (fig. 18).
Gli apparecchi sono dotati di dispositivi per la chiamata, per il trasporto della carta, che avviene contemporaneamente nei due apparecchi corrispondenti, e per il distacco dalla carta dello stilo di ricevimento allorché viene sollevato quello di trasmissione. L'apparato di ricevimento ha inoltre un dispositivo che provoca, durante la scrittura, una leggera vibrazione dello stilo destinata a vincere la resistenza d'attrito con la carta.
B). Fototelegrafia. - Una soluzione quasi perfetta del problema della trasmissione delle immagini si ha nei moderni sistemi fototelegrafici, che sono atti a riprodurre con sufficiente fedeltà non solo autografi e disegni, ma anche fotografie. Essi si fondano sulla esplorazione dell'immagine da trasmettere (ad es., una fotografia), all'uopo avvolta in un cilindro girevole, mediante un raggio luminoso e secondo un'elica di passo piccolissimo. La luce riflessa dai punti successivamente illuminati è diretta a influenzare una cellula fotoelettrica da cui emanerà perciò una corrente di intensità variabile in accordo con la chiarezza dei punti esplorati, e quindi tale da poter riprodurre la fotografia con un procedimento inverso. La trasmissione delle correnti fototelegrafiche richiede l'uso di ottimi circuiti telefonici, possibilmente in cavo; ora, poiché la corrente fotoelettrica non potrebbe passare integralmente su tali circuiti (che, ad es., non trasmetterebbero le lente variazioni di intensità dovute alla permanenza d'uno stesso grado di chiarezza per un certo tratto di esplorazione), essa viene adoperata per modulare una corrente alternata di frequenza opportuna. Lo scopo viene di solito raggiunto interrompendo periodicamente il raggio di esplorazione, con la frequenza prescelta, mediante un diaframma dentato in rotazione. Le correnti così ottenute vengono amplificate sia in partenza sia in arrivo. Il ricevimento può essere ottenuto in negativa o in positiva. La pellicola, o la carta sensibile, viene, a tale scopo, avvolta su un cilindro analogo a quello di trasmissione e rotante in sincronismo con esso, in modo che un fascetto luminoso normale alla sua superficie vi tracci un'elica simile a quella descritta dal raggio esploratore della stazione trasmittente; talchè, essendo l'intensità del fascetto modulata secondo l'intensità della corrente in arrivo, si riproduce la fotografia trasmessa. Nel sistema Belin la modulazione del fascetto luminoso avviene per mezzo di un relais ottico composto essenzialmente (fig. 19) oltre che del sistema di lenti L1, L2 e L3, di un ricevitore da oscillografo il cui specchietto S subisce una deviazione angolare proporzionale all'intensità della corrente di ricevimento, di un diaframma D con apertura (rappresentata a parte) così fatta che la sezione del fascio uscente risulta proporzionale alla deviazione dello specchietto S e quindi alla corrente in arrivo, e finalmente d'un diaframma D2 di apertura molto piccola e regolabile. In luogo del diaframma D è adoperato anche un filtro vitreo di graduale trasparenza lungo una direzione corrispondente all'asse ab. Capovolgendo il diaframma, ovvero il filtro, si passa dalla riproduzione in negativa a quella in positiva.
Nel sistema Siemens-Karolus-Telefunken per la modulazione del fascio luminoso s'impiega una cellula di Kerr posta tra due nicol incrociati e a 45° rispetto alla normale alle armature della cellula. In tal modo un raggio luminoso che ha attraversato il primo nicol viene completamente assorbito dal secondo: se però si applica alle armature della cellula una differenza di potenziale, il liquido posto tra esse (nitrobenzolo) diviene birifrangente e la luce attraversa il secondo nicol in ragione della differenza di fase tra i due raggi, ordinario e straordinario, e perciò dipendendo questa dalla differenza di potenziale applicata alle dette armature, in ragione dell'intensità della corrente ricevuta da cui tale differenza di potenziale si ricava mediante opportuna amplificazione.
Bibl.: Th. Karrass, Geschichte der Telegraphie, Brunswick 1909; I. Brunelli, La costruzione delle linee elettriche aeree, Roma 1912; M. Klein, Kabeltechnik, Berlino 1929; T. E. Herbert, Telegraphy, Londra 1907; H. Thomas, Traité de télégraphie électrique, Parigi 1923; Harrison, Priting telegraph systems and mechanisms, Londra 1923; C. Albanese e T. Mazzucca, Sistemi telegrafici moderni, in L'Elettrotecnica, XIV (1927), p. 635; Handwörterbuch des elektrischen Jernmeldwesens, voll. 2, Berlino 1929; A. Jipp, Moderne Telegraphie, Berlino 1934; E. Soleri, Recenti progressi della telegrafia, in Alta frequenza, III (1935), p. 303; P. Mercy, Le système de télégraphie Baudot, Parigi 1930; F. Schröter, Handbuch der Bildtelegraphie und des Fernsehens, 1932; R. Mesny, Télévision et transmission des images, Parigi 1933.
Telegrafia militare.
Fino all'avvento della telegrafia elettrica l'unico sistema utilizzato nel campo militare per trasmettere rapidamente, fra punti lontani, ordini e notizie era rappresentato dalla cosiddetta "telegrafia a segnali" che consisteva nell'effettuare con mezzi materiali (aste, dischi, torce, ecc., speciali segnalazioni secondo appositi codici.
La trasmissione ottica di segnali trova ancora oggi esteso impiego in tutti gli eserciti perché costituisce un ottimo mezzo sussidiario della telegrafia elettrica, data la facilità con cui può essere spesso stabilito il collegamento anche fra località situate a notevole distanza.
Tralasciando i sistemi impiegati fino dalla più remota antichità, costituiti essenzialmente da fumate, di giorno, e da fuochi, di notte, i primi sistemi di telegrafia ottica da campo (ottenuta cioè con complessi facilmente trasportabili) apparvero, come s'è accennato, verso la fine del sec. XVIII.
Le trasmissioni effettuate con tali sistemi risultavano, però, eccessivamente lente in quanto occorreva ricercare, volta a volta, il significato di ciascun segnale negli appositi codici; una notevolissima semplificazione si ottenne soltanto quando fu pensato di adottare anche per la telegrafia a segnali il sistema a linee e punti ideato dal Morse per la sua telegrafia elettrica, allora ancora in fase di esperimento nei varî stati.
Anche l'esercito piemontese ebbe i suoi sistemi di telegrafia a segnali fra cui sono da menzionare: il sistema campale Rocci, molto più semplice di quello analogo francese, e quello De Stefanis che è usato tuttora per le trasmissioni a brevissime distanze, specialmente nel campo navale. Esso consiste nell'uso di una o due bandiere che, azionate in modo vario da un operatore, costituiscono i varî caratteri dell'alfabeto Morse.
Sino al 1870 circa, nonostante i buoni risultati ottenuti in Algeria nel 1856 con "l'eliotropio" costruito dal francese Laseurre, tutti i sistemi di telegrafia a segnali utilizzavano la luce soltanto per le trasmissioni notturne; fu il capitano del genio Gaetano Faini ad avere per primo l'idea di sostituire le segnalazioni fatte con mezzi materiali, con segnalazioni esclusivamente luminose anche di giorno.
Il Faini adottò inoltre la luce artificiale anche di giorno perché aveva verificato che quando il sole non è visibile, a parità di superficie, è maggiormente distinguibile da lontano una lente bene illuminata che un segnale bianco o nero proiettato sullo sfondo del cielo o del paesaggio. Gli apparati Faini perciò presentarono la caratteristica di avere un intenso fascio luminoso continuamente diretto verso la stazione corrispondente, che veniva occultato per un tempo breve o lungo secondo si trattava di trasmettere i punti o le linee dell'alfabeto Morse.
Tali apparati furono, a loro volta, distinti in eliografi e diottrici secondo il tipo di luce impiegato. Negli eliografi la luce solare era raccolta e diretta verso la stazione ricevente con un opportuno sistema di specchi, nei diottrici la luce, prodotta da una sorgente artificiale, era diretta verso la stazione ricevente attraverso una lente di adeguate caratteristiche ottiche.
Gli apparati Faini, notevolmente perfezionati nei particolari, sono tuttora usati nell'esercito italiano e costituiscono i cosiddetti apparati fototelegrafici, che si distinguono in campali e permanenti a seconda delle dimensioni degli specchi e del diametro delle lenti. Gli apparati fototelegrafici da campo hanno normalmente l'eliografo e il diottrico riuniti in uno stesso complesso e constano, di massima, di una parte trasmettente e di dispositivi per il puntamento; la ricezione si effettua per visione diretta e con cannocchiale.
Varî sono stati i sistemi utilizzati per la produzione della luce artificiale; dal primitivo sistema Faini a candele bengaliche e a combustione di nastri di magnesio, si è passato, successivamente, alla luce acetilenica e a quella ossiacetilenica (ottenuta questa con l'incandescenza di una materia refrattaria, sotto l'azione di una fiamma ad altissima temperatura, di acetilene in presenza di ossigeno) per giungere a quella elettrica, impiegata oggi, che ha semplificato moltissimo l'uso degli apparati fototelegrafici.
Attualmente la corrispondenza viene effettuata, anziché con l'occultazione di luce, come nel primo sistema Faini, con emissioni brevi o lunghe di luce corrispondenti ai segnali dell'alfabeto Morse. Ciò si ottiene tenendo la luce normalmente occultata con una persiana, che è manovrata da un tasto del tutto simile a quelli usati nella telegrafia elettrica.
Il collegamento ottico, poiché richiede la reciproca visione tra le stazioni corrispondenti, trova favorevoli condizioni d'impiego soltanto nei terreni montani, dove è possibile, con gli apparati campali, raggiungere portate medie di 25 km. sia di giorno sia di notte, utilizzando rispettivamente luce solare e artificiale. Se si è costretti a usare anche di giorno la luce artificiale la portata si riduce a 7 o 8 km. circa.
Come si nota, la più pregevole caratteristica dei mezzi fototelegrafici è quella di ottenere il collegamento a notevoli distanze con apparati semplici, poco ingombranti e di molta autonomia. Per contro si ha l'inconveniente che la trasmissione è piuttosto lenta e il collegamento è molto influenzato dalle condizioni meteorologiche.
Nei riguardi dell'intercettazione la corrispondenza è intercettahile tutte le volte che il fascio luminoso può essere visibile dalle posizioni nemiche; si ovvia a tale grave inconveniente o limitando la corrispondenza a un solo senso, o predisponendo opportuni transiti in modo che il collegamento si svolga in direzioni oblique rispetto alla fronte.
Non appena la telegrafia elettrica fu resa di pratico impiego dal Morse e dall'Hipp, tutti gli stati fecero subito studî per applicarla nel campo militare, e sembra che il primo effettivo impiego di tale nuovo mezzo di collegamento sia stato fatto dall'Austria nella guerra del 1848.
Dopo il 1848 le esperienze furono attivamente continuate in Austria e iniziate anche in Inghilterra, Prussia e Russia; i Francesi furono più tardivi perché erano soddisfatti del loro sistema di telegrafia a segnali. Ma nella campagna del 1859 essi portarono in Italia materiale telegrafico sufficiente per mantenere le comunicazioni fra i loro maggiori comandi, e per completare le poche linee telegrafiche permanenti lombarde.
Presso l'esercito piemontese, l'allora direttore generale dei telegrafi, ing. Bonelli, in collaborazione con lo svizzero Hipp, aveva proposto fino dal 1855 un sistema completo di telegrafia elettrica da campo, ma non ostante i buoni risultati ottenuti negli esperimenti, nulla fu deciso di concreto; soltanto durante il corso della campagna del 1859 fu provveduto ad organizzare un servizio campale ridotto. Nelle successive campagne del 1860 e del 1860-61, la telegrafia elettrica fu maggiormente impiegata con buoni risultati, specie durante l'investimento di Gaeta.
Il primo regolamento sul "servizio telegrafico campale" comparve in Italia nel 1862, ma esso trattava soltanto delle dotazioni di materiale di cui ciascuna grande unità doveva essere fornita; le norme tecniche da seguire per l'organizzazione dei collegamenti telegrafici furono invece stabilite nel 1864, anno in cui fu anche istituita una scuola telegrafica per le truppe del genio.
Nella campagna del 1866 l'organizzazione dei servizî telegrafici può dirsi ormai completa, poiché furono stesi oltre 780 km. di linea e usate 160 macchine telegrafiche. Il servizio era disimpegnato dalla compagnie zappatori del genio, in cui soltanto alcuni elementi erano addestrati all'uso del telegrafo. Dal 1883, invece, il servizio della telegrafia campale fu esclusivamente affidato a speciali compagnie telegrafisti, che, raggruppate, formarono poi il 3° reggimento genio telegrafisti. Attualmente il servizio telegrafico è disimpegnato dalle compagnie telegrafisti (le quali provvedono anche ai collegamenti telefonici) che non sono più raggruppate in un reggimento ma sono invece assegnate organicamente a ciascun reggimento genio.
Con l'introduzione della telefonia nel campo militare anche la telegrafia elettrica ha perduto molto della sua importanza; essa trova oggi particolare impiego per quelle comunicazioni di carattere generale che richiedono riservatezza e a complemento e ausilio della telefonia per alleggerirla dall'intenso lavoro cui questa è sottoposta. La telegrafia è perciò largamente usata nella zona che si estende a tergo dei comandi di divisione, mentre nella zona avanzata non viene generalmente adoperata a causa della complessa manutenzione che richiede.
Sono pregi particolari della telegrafia: la facile comunicazione circolare di dispacci mediante l'uso di circuiti omnibus; la densità praticamente illimitata dei collegamenti, perché circuiti anche vicini non si disturbano; la possibilità di trasmettere in cifra; la non facile intercettabilità delle comunicazioni; la documentazione dei testi ricevuti. Sono però suoi inconvenienti: il tempo considerevole necessario per lo stendimento delle linee; la necessità di avere personale tecnico specializzato per il funzionamento degli apparati; la complessità degli apparati stessi.
Gli apparati Morse attualmente impiegati non differiscono molto da quelli utilizzati nel passato: da molti anni è in uso in Italia una cassettina telegrafica, per truppe del genio, trasportabile a tracolla, del peso di kg. 18 circa. Con una cassetta pile del peso di circa 11 kg. è possibile realizzare buoni collegamenti su linee dirette lunghe sino a 20 km.
A mano a mano, però, che si passa dalla zona avanzata a quella arretrata, anziché impiegare i normali apparati Morse, tutti gli eserciti utilizzano apparati a trasmissione sempre più celere; nell'esercito italiano sono particolarmente usati i normali apparati Hughes e, per i comandi di maggiore importanza (comando supremo e armate), anche apparati di tipo Wheatstone e Baudot. Recentemente è stato introdotto l'uso di apparati a tastiera dattilografica che, oltre ad essere di grande rendimento, non presentano difficoltà di manipolazione maggiori di quelle richieste da una comune macchina da scrivere.
Le linee per il collegamento telegrafico sono generalmente a circuito misto (cioè col ritorno attraverso la terra), e i conduttori sono costituiti da filo nudo; per impianti provvisorî sono però usati anche conduttori completamente isolati del tutto simili a quelli usati in telefonia.
Nei riguardi dell'organizzazione sono adottati gli stessi criterî seguiti in telefonia.
Diritto pubblico.
Come gli altri servizî di telecomunicazione, anche quelli telegrafici e radiotelegrafici sono riservati allo stato, che li esercita direttamente o mediante concessione, e può, per grave necessità pubblica, sospenderli o limitarli. Le opere occorrenti per gl'impianti sono dichiarate di pubblica utilità e speciali servitù sono stabilite dalla legge a carico dei fondi pubblici o privati (v. telefono).
Non si può eseguire alcun impianto di comunicazioni telegrafiche se il relativo progetto non sia approvato dal Ministero delle comunicazioni e se non intervenga anche, quando interessi strade statali, il consenso del presidente dell'Azienda autonoma statale della strada (art. 190 r. decreto 27 febbraio 1936, n. 645, che approva il codice postale e delle telecomunicazioni). È consentito, però, agli esercenti di ferrovie e tramvie di provvedere senz'altro all'impianto e all'esercizio degli uffici telegrafici e dei segnali necessarî alla sicurezza e regolarità del servizio da essi gestito. A questi esercenti può essere imposto l'obbligo di assumere nelle loro stazioni munite di telegrafo il servizio dei telegrammi di stato e, compatibilmente con le loro esigenze, anche quello dei telegrammi privati con partecipazione al prodotto (art. 191).
I rapporti fra l'amministrazione telegrafica e gli utenti sono regolati compiutamente dalla legge; essi, analogamente a quelli nascenti dal servizio postale, non hanno carattere contrattuale, perché le obbligazioni delle parti hanno la loro fonte esclusiva nella legge. Il privato, che si uniformi alle prescrizioni legislative, ha diritto all'adempimento del servizio; ma non si dà corso alla corrispondenza telegrafica che possa costituire pericolo per la sicurezza dello stato, o che sia contraria alle leggi, all'ordine pubblico e al buon costume (art. 13). Le tariffe per l'interno sono stabilite con decreto reale su proposta del ministro per le comunicazioni di concerto con quello delle Finanze, sentito il Consiglio dei ministri (art.8); quelle per l'estero dal ministro per le Comunicazioni di concerto con quello per le Finanze, in base alle convenzioni internazionali (convenzione internazionale delle telecomunicazioni, regolamento telegrafico e relativo protocollo finale stipulati a Madrid il 9-10 dicembre 1932, resi esecutorî in Italia col r. decr. 25 marzo 1933, n. 204) o ad accordi con le amministrazioni estere interessate (art. 9); quelle, infine, dei telegrammi e marconigrammi speciali sono stabilite dal ministro delle Comunicazioni di concerto con quello delle Finanze (art. 193). L'adempimento del servizio è subordinato al preventivo pagamento del corrispettivo, che ha il carattere giuridico di tassa, e dal quale sono esenti determinate corrispondenze telegrafiche (art. 194). Per la mancata o ritardata o non esatta trasmissione dei telegrammi l'amministrazione non incorre in alcuna responsabilità (art. 7). Nessuno, all'infuori della pubblica autorità, nei casi e nei modi previsti dalla legge (art. 338 cod. proc. pen.), può prendere visione o ottenere copia dei telegrammi, a eccezione del mittente, del destinatario, dei loro eredi e dei loro legali rappresentanti (art. 12).
I servizî radioelettrici dipendono anch'essi dal Ministero delle comunicazioni, presso il quale esiste un comitato di coordinamento dei servizî stessi, costituito di esperti di particolare competenza nominati dal ministro, a cui è devoluto l'esame preventivo dei progetti di massima di tutte le stazioni radioelettriche fisse e terrestri, l'assegnazione delle frequenze (lunghezza d'onda), la compilazione delle norme e degli orarî per l'utilizzazione temporanea delle reti radioelettriche in aiuto alle linee telegrafiche e ai cavi sottomarini, nonché l'esame dei regolamenti sul servizio delle varie reti (art. 250).
All'impianto e all'esercizio di stazioni radioelettriche trasmittenti e riceventi provvede il Ministero delle comunicazioni di concerto con le amministrazioni interessate, alle quali, tuttavia, può esserne affidato l'esercizio (art. 246); per le stazioni a uso militare provvedono le rispettive amministrazioni, sentito il comitato di cui si è detto (art. 247); per gl'impianti radioelettrici a bordo delle navi mercantili, le condizioni sono stabilite dal ministro delle Comunicazioni di concerto con quello della Marina; per gl'impianti a bordo degli aeromobili civili, dallo stesso ministro di concerto con quello dell'Aeronautica (articoli 258 e 259).
L'impianto e l'esercizio di stazioni radioelettriche fisse e terrestri a uso esclusivamente privato può essere concesso, con decreto del ministro per le Comunicazioni, sentiti il comitato suddetto, il consiglio d'amministrazione delle poste e dei telegrafi e l'autorità politica, ma soltanto per ragioni di pubblico interesse (art. 251). Le tariffe per i servizî gestiti in concessione sono stabilite dal ministro delle Comunicazioni di concerto con quello delle Finanze (art. 256).
Bibl.: M. Mazziotti, La posta, il telegrafo, il telefono, in Primo trattato di dir. amm. it., diretto da V. E. Orlando, VII, ii, Milano 1900, p. 314 segg.; R. Sabato, in Digesto ital., XXXIII, i, Torino 1912-16, p. 634 segg.