Vedi TELAMONE dell'anno: 1966 - 1966 - 1997
TELAMONE (Τελαμών, Telamon)
Eroe della stirpe reale di Egina, noto innanzi tutto come padre del grande Aiace. A fonti relativamente tarde va fatta risalire la sua discendenza dal favoloso Aiakos, poi giudice infernale con Nisos e Rhadamanthys, e di qui il rapporto di fratellanza con Peleo. Di questi fatti peraltro non vi è traccia in Omero e in Esiodo né in altre fonti antecedenti agli epinici di Pindaro.
Nel definitivo adattamento del mondo mitico, in particolare per quanto riguarda le apparizioni di T. nel repertorio figurato, l'eroe ci appare come un personaggio di notevole rilievo della generazione degli Argonauti. In particolare egli figura come uno dei più devoti e costanti compagni di Eracle che egli segue nella spedizione contro le Amazzoni, nella liberazione di Esione e nella oscura spedizione contro Alcioneo.
Un regolare culto eroico è attestato del resto per T. nelle isole di Egina e di Salamina. In particolare statue di T., e degli altri Aiakides, stando a un passo di Erodoto, vennero domandate da Tebe nel 6o6 a. C. come protezione in una guerra contro gli Ateniesi e poi rinviate nell'isola. Statue di questi eroi sono anche ricordate in occasione della battaglia di Salamina (Herod., v, 8o; viii, 64).
Le più antiche figurazioni sicure di T. ci appaiono in vasi a figure nere, con scene di amazzonomachia, datati entro il secondo venticinquennio del VI sec. a. C. L'eroe è contraddistinto con il nome in due anfore del Pittore di Camtar a Tarquinia e a Cambridge, in altri vasi del gruppo tirrenico. L'eroe generalmente precede Eracle, e si distingue tra gli altri per la veemenza dell'attacco, si veda in particolare la già citata anfora di Tarquinia. La sua avversaria è chiamata Glaukè o Ainippe: e tali aggruppamenti si ripetono con sufficiente regolarità da autorizzare D. von Bothmer a riconoscere T. nel più brillante e aggressivo dei compagni di Eracle anche quando è anonimo. Ugualmente, nella più recente produzione a figure rosse è solo nel superbo cratere di Euphronios ad Arezzo che l'eroe è indicato col nome a fianco di Eracle. Ed è questa particolare dignità del volto grave e barbuto che ritorna nel famoso skỳphos di Douris a Bruxelles e che permette di riconoscere T. come l'unico alleato di Eracle nella fitta schiera di amàzzoni attaccanti.
T. prende parte alla caccia di Kalydon come altri eroi della sua generazione: e nel Meleagro di Euripide (fr. 530) viene persino descritto l'emblema del suo scudo, un'aquila d'oro. Peraltro egli è sicuramente riconoscibile solo in una anfora tirrenica di Tubinga (B 2) mentre non è presente nel Vaso François, dove pure i nomi sono tanto frequenti, e non è possibile riconoscerlo con sicurezza nelle altre figurazioni anonime. In età assai più tarda la sua presenza è invece ricordata da Pausania insieme a quella di Meleagro e di Atalanta tra le statue del frontone di Atena Alea a Tegea (Paus., vii, 45, 6).
Più raramente T. accompagna Eracle nell'impresa contro Alcioneo, dove in realtà nessuna parte attiva è riservata all'eroe nella uccisione del letargico gigante. D'altra parte non è affatto sicuro si tratti di T. come era parso ad O. Jahn nel caso di un assente e distaccato guerriero che volge le spalle al gruppo di Eracle e Anteo in un cratere a colonnette di Napoli assegnato al Gruppo di Leagros (N. 2519). E pleonastica appare la presenza di un compagno armato nella povera coppa di Tarquinia (Arch. Zeit., 1884, tav. 3).
Tra le comunissime partenze di guerrieri è possibile che quelle in cui i partenti sono un oplita e un arciere appaiati siano da riferire almeno in una fase iniziale al congedo di Aiace e Teucro dal vecchio Telamone. In una coppa di Oltos (Londra, British Museum E 16) Aiace è indicato con il nome e di conseguenza il vecchio re che assiste alla partenza in posizione preminente dovrebbe essere T.; occorrerà d'altra parte tener presente che il nome e la figura del vecchio re di Egina sembrano divenire sempre più incerti e oscuri per i pittori di vasi a figure rosse. Nella nota coppa del Pittore di Kodros a Bologna, ad esempio, il dignitoso personaggio da cui Aiace sembra prender congedo è designato come Lykos, mentre in un anfora del Pittore di Achille i nomi sono addirittura spostati e T. è indicato come un guerriero mentre Teucro sarebbe il vecchio padre dolente che nasconde il viso nel mantello.
Di età ancora più tarda, ma in complesso più vaste e spettacolari, sono le figurazioni relative alla liberazione di Esione, storia che appare anche nelle Imagines di Filostrato (Phil. Minor, 412). Nelle più antiche figurazioni, come nella coppa di Taranto n. 52.155, Eracle combatte da solo contro il mostro. In una terracotta Campana invece T. gli si affianca, anch'esso armato d'arco e come imitando in ogni gesto l'atteggiamento del maggiore eroe (Rohden-Winnefeld, tav. cxxxi). Quando poi non più l'uccisione del mostro, ma la vera apoteosi della storia, la liberazione dalla roccia della bella principessa diviene il tema principale, è T. il vero protagonista, mentre ad Eracle è riservata solo una parte di fianco. Così nel mosaico di Villa Albani T. atletico e giovanile con il volto e la chioma agitata di un Alessandro, domina la figurazione mentre porge la mano alla fanciulla che scende dalla roccia con un ampio gesto da finale d'opera che supera, in enfatica glorificazione, anche la situazione parallela di Perseo e Andromeda. Non diversamente nei dipinti pompeiani in cui T. si presenta di dorso, in un'ardita impostazione ascendente, mentre spezza i ceppi della principessa prigioniera, l'eroe sovrano Eracle è un poco posto di fianco. L'aspetto romantico della favola ha infatti acquistato tanta predominanza che il maggiore combattente, che è anche un dio, scade d'importanza perché non è direttamente interessato nella storia d'amore. Nei poveri e logoratissimi affreschi della casa pompeiana di Ottavio Quartione la storia doveva essere sviluppata con notevole ampiezza, per concludersi nelle nozze di Esione e Telamone.
La presenza di T. è da assumere come sicura tra i combattenti del frontone orientale di Egina dove compare Eracle saettante, per quanto non siamo in grado di distinguerlo tra i combattenti.
In una delle diversioni della spedizione degli Argonauti T. aveva sconfitto e ucciso l'eroe Cizico re dei Dolioni: e in base a questo fatto la statua di guerriero attaccante del Metropolitan Museum, collegata con la città dello stesso nome e creduta Protesilao (v.) o Cizico stesso, è stata tentativamente identificata da G. Hafner come l'immagine del vincitore di quest'ultimo, l'eroe Telamone.
Un parallelismo in realtà abbastanza oscuro tra l'eroe T. e il titano Atlante è alla base della normale accezione del nome T. come statua supporto di un architrave o altro elemento architettonico (v. voce seguente).
Bibl.: J. Schmidt, in Roscher, V, 1916-24, c. 215 ss., s. v. Telamon; H. Lamer, in Pauly-Wissowa, V A, 1934, c. 187 ss., s. v. Telamon, n. 3; G. Hafner, in Mitt. des Inst., V, 1952, p. 149 ss.; Fr. Brommer, in Marburger Winckelmannspr., 1955, p. i ss.; D. bon Bothmer, Amazons in Greek Art, Oxford 1957, tavv. 2-3.