TEL ABU SALABIKH
TELL ABŪ ṢALĀBĪKH. – Centro della Mesopotamia meridionale risalente al IV-III millennio a.C., il cui toponimo antico non è stato ancora identificato con certezza. E costituito da un insieme di teli (ne sono stati individuati otto, ma si suppone che ne esistano altri), disposti lungo un canale dell'Eufrate su un'area di c.a 50 ha.
Dopo che V. Crawford e R. McC. Adams visitarono il sito nel 1956-57 nel corso di una ricognizione di superficie nella Mesopotamia meridionale, lo stesso Crawford, insieme con D. Hansen, iniziò gli scavi per conto delle American Schools of Oriental Research nel 1963. Una seconda campagna ebbe luogo nel 1965. Solo dieci anni dopo J. N. Postgate, dopo una prospezione di superficie (1973), diede inizio a un'indagine sistematica dell'insediamento.
Il rinvenimento negli anni Sessanta di c.a 500 tavolette in scrittura cuneiforme risalenti al III millennio (Protodinastico Illa) e la possibilità di mettere a confronto fonti scritte e documentazione archeologica hanno indotto gli archeologi a rivolgere per molti anni il loro interesse quasi esclusivamente ai livelli protodinastici (c.a 2900-2350 a.C.), ponendo in secondo piano la precedente, ma altrettanto importante, fase di occupazione del periodo di Uruk. Anche gli scavi inglesi si sono concentrati nel c.d. Main Mound, il nucleo principale della città protodinastica, senza tuttavia ignorare gli altri tell ove sono state effettuate ricognizioni di superficie su ampia scala, piccoli sondaggi e, nelle aree in cui le strutture erano prossime alla superficie, l'asportazione del terreno superficiale. Questa strategia di scavo aveva lo scopo di ricostruire su una vasta area e in tempi relativamente brevi l'impianto urbano della città.
Nel periodo di Uruk (seconda metà del IV millennio) l'insediamento si concentra nel settore più occidentale (Uruk Mound, West Mound, North-West Mound), mentre in epoca protodinastica si assiste a uno spostamento della città verso E (Main Mound, South Mound, North-East Mound). Successive occupazioni sono finora documentate solo dalla ceramica di superficie, proveniente da livelli scomparsi in seguito alla forte erosione e salinizzazione del suolo.
La maggior parte della documentazione di età protostorica, dall'Antico Uruk (c.a 3500-3300 a.C.) al periodo c.d. di Ğemdet Naṣr (c.a 3100-2900 a.C.), proviene dal c.d. Uruk Mound, un tell di c.a 10 ha situato a SO del Main Mound. I reperti ceramici, risalenti non oltre il Medio Uruk, e la grande concentrazione di resti di utensili di pietra scheggiata, rinvenuti in particolari settori del tell, attestano, secondo Pollock, la presenza di una produzione locale su larga scala, affidata probabilmente a piccole unità sottoposte a un potere centrale (Pollock e altri, 1991). Nel Tardo Uruk (3300-3100 a.C.) la città è provvista di fortificazioni, come testimonia il rinvenimento di alcuni tratti di un muro in mattoni crudi con tracce di un contrafforte.
T. A. S. sembra aver raggiunto la sua massima estensione in epoca protodinastica, anche se non se ne conoscono le reali dimensioni, né lo sviluppo del tracciato urbano; un'ipotesi plausibile è che l'insediamento si estendesse su tutta l'area compresa tra il North-East Mound e il South Mound.
Nel Protodinastico I (c.a 2900-2750 a.C.) l'impianto urbano, noto solo dai resti rinvenuti nel West Mound, sembra articolarsi in diversi «quartieri» abitativi, delimitati da spessi muri in mattoni crudi.
In epoca successiva (Protodinastico II-III) il centro dell'antica città è stato localizzato nel Main Mound, dove è stato portato alla luce solo parzialmente, nel settore meridionale del teli, un vasto complesso pubblico (area E), forse sede delle dépendances amministrative e residenziali di un tempio. In esso si distinguono due principali settori divisi da un corridoio e articolati in diverse unità, ciascuna gravitante su una corte a cielo aperto, adibite a differenti funzioni: amministrative (c.d. South-East Complex), di rappresentanza (c.d. South Unit), residenziali (c.d. Burned Building) e di produzione. Il corridoio, oltre a essere un importante elemento di raccordo per la circolazione interna, assicura anche una diretta comunicazione tra il complesso e l'area urbana circostante. L'attività amministrativa è documentata da pochi testi e da una considerevole quantità di impronte di sigillo su cretule e c.a 100 dischi di argilla, tutti provenienti da un accumulo di macerie a E del c.d. South-East Complex. L'ipotesi che si tratti delle dépendances di un tempio si fonda sulla presenza nello stesso deposito di figurine e vasi in miniatura che, secondo J. N. Postgate, potevano essere utilizzati durante le cerimonie cultuali. L'area urbana a O del suddetto complesso architettonico è forse in stretta relazione con il sistema amministrativo templare, ma i soli scavi eseguiti riguardano un'abitazione privata attribuita a un funzionario del tempio o della sua amministrazione.
Nell'estremità settentrionale del Main Mound (area A) si trova un altro edificio amministrativo (c.d. North-West Building, Protodinastico II-III) circondato da un corridoio che in qualche modo lo isola dall'area circostante, secondo una tradizione comune a molti altri edifici pubblici del III millennio di area mesopotamica (Kiš, Mari, Tell Wilaya).
La maggior parte dei resti architettonici appartenenti a edifici privati, tra i due complessi amministrativi, è nota quasi solo grazie all'asportazione del terreno superficiale. Il settore immediatamente a S del North-West Building (area 5 I) è caratterizzato da un impianto molto irregolare e da una grande concentrazione di forni di forma per lo più ellittica e a due piani, che suggeriscono l'esistenza di un quartiere di produzione alimentare su larga scala per la cottura del pane o la produzione della birra (Crawford, 1982, p. 34) in uso in epoca protodinastica.
In questo periodo il Main Mound viene delimitato da un muro di cinta di cui si conoscono solo alcuni tratti. L'impianto urbano e l'andamento del terreno fanno supporre l'esistenza di almeno tre porte: a S e a N, in prossimità degli edifici amministrativi, e a E, approssimativamente al centro del teli.
Nell'area del complesso meridionale (area E) sono state rinvenute numerose sepolture (inumazioni in fosse con corredo), che vanno molto probabilmente messe in relazione con le abitazioni private costruite al di sopra dell'edificio pubblico. La ceramica, presente nei corredi spesso in glande quantità, si distingue in parte dalla coeva produzione della Mesopotamica meridionale per alcuni tipi, che trovano stretti confronti nell'area nord-occidentale (p.es. Mari, Tell Khuera). Tracce evidenti di un'affinità culturale con le regioni settentrionali sono state inizialmente individuate nella documentazione scritta: il confronto con i testi degli archivi di Ebla (Siria) ha permesso infatti di trovare certe corrispondenze, p.es., nell'uso dei numerali e di alcuni nomi di mesi, oltre alla totale duplicazione di alcuni testi (liste geografiche). A R. Biggs si deve anche l'individuazione di nomi e caratteri linguistici semitici in alcuni testi amministrativi di T. A. S., che denunciano già in epoca protodinastica una considerevole presenza di Semiti nella Mesopotamia meridionale.
Bibl.: R. D. Biggs, D. P. Hansen, Inscriptions from Tell Aba Salabikh, (OIP, 99), Chicago-Londra 1974; J. Ν. Postgate, P. R. S. Moorey, Excavations at Abu Salabikh, 1975, in Iraq, XXXVIII, 1976, pp. 133-169; J. N. Postgate, Excavations at Abu Salabikh, 1976, ibid., XXXIX, 1977, pp. 269-299; id., Excavations at Abu Salabikh, 1977, ibid., XL, 1978, pp. 77-86; R. D. Biggs, J. N. Postgate, Inscriptions from Abu Salabikh, 1975, ibid., pp. 101-117; J. Crowfoot Payne, An Early Dynastie Flint Industry from Abu Salabikh, ibid., XLII, 1980, pp. 105-119; J. N. Postgate, P. R. S. Moorey, Excavations at Abu Salabikh, 1978-79, ibid., pp. 87-104; J. N. Postgate, Early Dynastie Burial Practices at Abu Salabikh, in Sumer, XXXVI, 1980, pp. 65-82; R. McC. Adams, Heartland of Cities, Chicago 1981, passim; J. A. Moon, Some New Early Dynastic Pottery from Abu Salabikh, in Iraq, XLIII, 1981, pp. 47-75; J. N. Postgate, Excavations at Abu Salabikh, 1981, ibid., XLIV, 1982, pp. 103-136; id., Abu Salabikh, in J. Curtis (ed.), Fifty Years of Mesopotamian Discovery, Hertford 1982, pp. 48-61; id., Abu Salabikh Excavations, I. The West Mound Surface Clearance, Londra 1983; id., Excavations at Abu Salabikh, 1983, in Iraq, XLVI, 1984, pp. 95-113; H. Manin, J. Moon, J. N. Postgate, Abu Salabikh Excavations, II. Graves 1 to 99, Hertford 1985; J. Moon, The Gamdat Nasr Sounding at Abu Salabikh, in W. Röllig (ed.), Gamdat Nasr. Period or Regional Style? Papers Given at a Symposium Held in Tübingen, 1983, Wiesbaden 1986, pp. 107-111; J. Moon, Abu Salabikh Excavations, III. Catalogue of Early Dynastic Pottery, Hertford 1987; J. N. Postgate, R. J. Matthews, Excavations at Abu Salabikh, 1985-86, in Iraq, XLIX, 1987, pp. 91-120; S. Pollock, Abu Salabikh. The Uruk Mound 1985-86, ibid., pp. 121-141; J. N. Postgate, Excavations at Abu Salabikh, 1988-89, ibid., LII, 1990, pp. 95-106; T. J. Wilkinson, Early Channels and Landscape Development around Abu Salabikh, a Preliminary Report, ibid., pp. 75-84; S. Pollock, Archaeological Investigations on the Uruk Mound, Abu Salabikh, Iraq, ibid., pp. 85-93; ead., Political Economy as Viewed from the Garbage Dump: Jemdet Nasr Occupation at the Uruk Mound, Abu Salabikh, in Paléorient, XVI, 1990, 1, pp. 57-75; S. Pollock, C. Steele, M. Pope, Investigations on the Uruk Mound, Abu Salabikh, Iraq, ibid., LUI, 1991, pp. 59-68.