TELL ABŪ HAWAM
Città portuale sulla costa palestinese. Fu l'antico porto di Haifa, all'estuario del fiume Qišon; situato all'inizio della principale rete stradale che collega trasversalmente il monte Carmelo con la valle del Giordano, attraverso Megiddo e Bet Šĕ'an, il tell comprende una piccola città, una necropoli e un porto, mai localizzato con sicurezza. T. A. H. doveva anticamente trovarsi sul mare, mentre oggi è arretrato di c.a 800 m nell'entroterra, a causa dell'insabbiamento della baia di Haifa. Gli scavi archeologici furono iniziati da P. L. O. Guy nel 1923 e si estesero nel 1932 per l'intervento del Dipartimento delle Antichità sotto la direzione di R. W. Hamilton. Questi identificò sul sito cinque livelli di insediamento, che coprivano un arco di tempo compreso tra la fine del II e la fine del I millennio a.C. Gli scavi furono ripresi nel 1952 sotto la guida di E. Anati, che portò alla luce la necropoli della città, situata 500 m a E della collina, e proseguirono negli anni '60 sulla collina vera e propria.
L'insediamento dello strato V, il più antico, risalente probabilmente al XIV sec. a.C., fu nella sua prima fase un semplice villaggio di pescatori; più tardi, sempre nel periodo del Bronzo Tardo, esso fu munito di un muro di fortificazione. Resti di un ampio edificio, probabilmente residenza di un governatore, e di una struttura simile ai templi cananei ne testimoniano la rapida crescita e importanza. In questa fase, che è contemporanea al regno del faraone Seti I, la città, come sembrerebbe testimoniare l'edificio residenziale, ricoprì, assai probabilmente, la funzione di avamposto egiziano sulla costa palestinese. Questo primo insediamento venne distrutto e abbandonato agli inizi del XII sec. a.C., quando i «Popoli del mare» invasero la zona, sotto il regno di Ramesse III. Dopo un secolo di abbandono, la città fu di nuovo occupata con un abitato assai più piccolo del precedente e più povero nella qualità delle piccole unità residenziali, composte di una corte chiusa e due stanze. Alla fine del X sec. a.C. si hanno testimonianze di una nuova distruzione. Un più importante insediamento fortificato seguì il precedente e rimase in vita fino alla fine del IX sec. a.C., quando, di nuovo distrutto, rimase abbandonato per oltre tre secoli.
Gli ultimi due strati, il II e il I, testimoniano una ripresa in epoca persiana ed ellenistica, con il riuso di parte delle fortificazioni dei periodi precedenti e il rifacimento delle unità residenziali. Il sito, non ricco di edifici architettonicamente rilevanti, ha tuttavia restituito un abbondante repertorio ceramico, notevole anche per le importazioni cipriote e micenee, che lo rendono testimone di una ricchezza comparabile a quella di Enkomi o Ras Šamra; questo ha fatto sì che in anni recenti alcuni studiosi abbiano proceduto a un riesame dei materiali di scavo, anche in connessione con la ripresa dell'indagine archeologica sul sito, da parte del Centro di Ricerca francese (C.N.R.S.) a Gerusalemme, che si propone di precisare il ruolo avuto dalla città costiera e le sue relazioni con l'Egitto e l'Oriente mediterraneo. Questi studi, condotti negli anni 1983-1984 da J. Balensi e D. M. Herrera, hanno proceduto inizialmente a una revisione degli scavi antichi e al riesame del materiale che è stato possibile rintracciare, disperso ormai nei varî musei locali e americani.
Lo strato Vb-c presenta i caratteri tipici degli insediamenti palestinesi del Bronzo Tardo; la tipologia delle case è quella con corte e ambienti disposti lungo uno o più lati di essa, documentata in Palestina nel Bronzo Medio e che perdura nel Bronzo Tardo e in certe zone anche nell'Età del Ferro. Anche il repertorio della ceramica dello strato V si inserisce bene nel panorama caratteristico del Bronzo Tardo II Α-B, così come gli oggetti, in particolare le figurine in bronzo, talvolta rivestite di lamine auree, i rhytà di faïence a forma di testa femminile, conosciuti da esempî della Siria-Palestina e di Cipro, e il tipico repertorio di oggetti egiziani (scarabei con il cartiglio di Amenophis III e vasi di alabastro) ed egittizzanti (amuleti in forma di ankh, nodi isiaci e occhi di Horus), presenti in tutti i centri cananei del periodo. La cultura materiale dello strato IV, datato al Ferro I, testimonia l'insediamento nel sito di una popolazione di origine non definita, proveniente forse dalla Siria del Nord; infatti le case quadrate con divisione dei muri a T, rinvenute in questo livello, benché non sconosciute in Palestina, sono caratteristiche della tradizione architettonica nord-siriana del XIV e XIII sec. a.C. e in particolare della Valle dell'Eufrate. Un'altra importante rettifica riguarda lo strato III, la cui antica cronologia è servita a datare il periodo geometrico in Grecia; la datazione proposta inizialmente, alla fine del X sec. a.C., è troppo alta; utili confronti con la ceramica fenicia, rinvenuta a Tiro, Sarepta, Tell Keisan e Megiddo, dimostrano che il materiale rinvenuto nello strato III di T. A. H. ben si inquadra nel panorama culturale dei secoli IX-VII, e attesta altresì eccezionali relazioni commerciali, non soltanto con il mondo egeo, ma con un ampio entroterra siro-palestinese.
Da ultimo, va probabilmente rettificato il ruolo avuto dalla città nel periodo del Bronzo Tardo, poiché, come osserva in un recente studio J. Weinstein, sembrano mancare testimonianze di rilievo per considerare questo insediamento come base navale egiziana, forse fondata all'epoca di Seti I per assicurare il controllo della valle di Iezreel, così come era stato ipotizzato inizialmente. In realtà, la fondazione dell'insediamento di T. A. H., come testimoniato dal riesame della ceramica locale e di importazione, si collocherebbe nell'ambito di un fenomeno di progressiva espansione dell'occupazione dell'area costiera durante il Bronzo Tardo, collegato sicuramente all'attività di scambi marittimi tra l'entroterra palestinese e il mondo miceneo.
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