FRESCOBALDI, Tegghia
, Presumibilmente figlio di Ranieri (Neri), che fu anziano nel 1255, e nipote di Lamberto, che fu degli Anziani nel 1252, nacque con ogni probabilità a Firenze, nella seconda metà del sec. XIII, dalla importante famiglia di operatori economici. Nelle fonti il suo nome è per lo più preceduto dal titolo d'onore di "dominus" o da quello di "messere". Uomo politico, nel 1284, nel 1285 e nel 1286 fece parte dei Consigli e poi di un'ambasceria inviata dal governo fiorentino presso il marchese di Mantova per cercare di comporre la guerra tra i Comuni di Modena e di Bologna. Nel 1291 fu chiamato a reggere il Comune di Montepulciano per un semestre e nel 1292 fu podestà di Parma. Escluso in quanto magnate dagli uffici pubblici cittadini a partire dal 1293, nel 1297 fu eletto podestà di Bologna per il secondo semestre dell'anno. In buoni rapporti con la S. Sede, l'11 dic. 1301 ottenne per il figlio Guido, già canonico di S. Jacopo d'Oltrarno, dal papa Bonifacio VIII la concessione - nonostante il difetto d'età - del primo beneficio che si fosse reso vacante nella diocesi di Firenze o in quella di Fiesole.
Esponente politico di primo piano nel corso dei conflitti tra bianchi e neri, il F., pur schierato con questi ultimi, fu tiepido sostenitore di Corso Donati. Nel 1304 assicurò l'appoggio suo e dei Frescobaldi ai Priori: lui stesso fu a capo di una schiera di popolani scesa in campo a difesa del governo legittimo. Per questo suo intervento ottenne dal Comune un'indennità che venne però pagata solo vent'anni più tardi. Nel giugno dello stesso anno osteggiò il tentativo di pacificazione compiuto dal legato pontificio, il cardinale Niccolò da Prato. Testimone al giuramento del nuovo podestà, il 28 ag. 1304, e membro dei Consigli nel 1307, nel 1308 continuava a essere considerato uno dei capi più potenti dei neri. Il 28 febbr. 1312 fu ambasciatore a Lucca, il 28 agosto a Siena, ove avrebbe dovuto incontrare anche gli ambasciatori lucchesi. Inviato nel novembre successivo a San Miniato col compito di sovrintendere alla copertura militare e alla difesa di Firenze contro gli attacchi degli eserciti di Arrigo VII, venne ferito in uno scontro con le truppe imperiali del conte Roberto di Fiandra. Nel giugno 1313 organizzò la difesa di Fucecchio. Nell'agosto dello stesso anno fu nuovamente membro dei Consigli. Nel 1323 fu accusato di essere stato tra i promotori di una congiura contro il governo popolare. Posto sotto processo, ammise soltanto di essere stato al corrente del progetto. Riconosciuto colpevole per aver omesso di denunziare il complotto alle autorità competenti, venne condannato a sei mesi di esilio e a una multa di 2.000 libbre.
Sebbene allo stato attuale delle ricerche non risulti un suo impegno personale nelle attività mercantili e bancarie della famiglia, nel 1315, alla vigilia della morte del fratello Berto, compare tra gli eponimi della compagnia commerciale guidata da quest'ultimo. Già l'anno seguente, tuttavia, era in lite, dopo la scomparsa di Berto, con i figli di quest'ultimo: rivolse infatti istanza al conte Guido Guidi di Battifolle, vicario del re Roberto di Napoli in Firenze, perché obbligasse Amerigo, Simone, Bonaccorso e Ottone, figli di Berto, a pagare le somme che gli dovevano. Nell'istanza i figli di Berto vengono definiti "banchieri di Londra".
Dopo questa data più nulla ci riferiscono di lui le fonti note.
Il F. ebbe almeno due figli: Boccaccio, che nel 1312 era uno dei "conductores et capitanei" dell'esercito fiorentino e che nel 1315 comandava una guarnigione a San Miniato; e Guido, che intorno al 1330 era pievano di San Michele di Carmignano, in diocesi di Pistoia, e canonico di S. Jacopo d'Oltrarno a Firenze.
Fratelli del F. furono Berto, banchiere e mercante, Stoldo e Paniccia: tutti definiti dalle fonti come "domini", essi appaiono affiancati fin dal 1285, quando, insieme con Ghino di Lambertuccio Frescobaldi, si videro richiedere un ingente prestito dal Comune di Firenze per la riparazione dei ponti della città.
Stoldo combatté a Campaldino nel 1289 e collaborò con il fratello Berto nelle iniziative economiche da questo avviate. Paniccia, noto a Firenze già a partire dal 1280, fu membro dei Consigli nel 1283, nel 1290, nel 1291 e nel 1292. Agli inizi del Trecento era uno degli eponimi della Compagnia commerciale diretta dal fratello Berto. Sia Stoldo sia Paniccia erano già morti nel dicembre 1314, quando i Consigli fiorentini intervennero a garantire i diritti dei loro figli, probabilmente in connessione con la critica situazione in cui si trovava allora la compagnia del fratello Berto.
Uno dei figli di Stoldo, Berto, era intorno alla metà del Trecento l'esponente più in vista della consorteria. Di un figlio di Paniccia, Guido, sappiamo che fece parte dei Consigli fiorentini del 1308 e che nel 1312 gli fu condonata una condanna inflittagli per aver fatto incendiare la casa di un popolano. È dubbio che egli possa essere identificato con il Guido Frescobaldi, che il 19 dic. 1285 fu ambasciatore a Siena per conto del Comune di Firenze e che il 19 ag. 1291 era tra i consiglieri del Comune.
Figlio di un Guido fu Conte "nobilis vir", eletto il 21 maggio 1311 capitano di Colle Val d'Elsa per un semestre a partire dal 1 giugno di quello stesso anno.
Fratello del F. sarebbe stato anche un messer Lapo, detto Toso, che avrebbe combattuto a Montaperti nel 1260
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