Vedi TEGEA dell'anno: 1966 - 1997
TEGEA (Τεγέα, Tegea)
Antica città situata in un aperto altipiano nella zona S-E dell'Arcadia, fondata secondo la leggenda da Aleos, che nel IX sec. a. C. avrebbe compiuto il sinecismo di nove demi e insieme fondato il santuario di Atena Alea, il più celebre dell'Arcadia e del cui asilo si giovarono molti e illustri perseguitati. T. fu abitata fin dall'epoca micenea ed ebbe un posto importante nella saga della migrazione dorica.
I resti più antichi furono trovati nei pressi del tempio di Atena, mescolati alla terra nera caratteristica delle aree di culto e di sacrifici e seguono una stratigrafia che, convalidando l'esistenza di un luogo sacro fin da età micenea, potrebbe avvallare le notizie date da Pausania circa le tre fasi del santuario. Fra gli oggetti singolari va menzionato un idolo primitivo marmoreo di tipo cicladico.
Gli scavi di T. furono condotti dalla scuola francese, cui si deve anche l'illustrazione del tempio di Atena Alea, e poi dalla Società Archeologica greca.
Atena Alea era una divinità arcadica derivata dalla fusione di una Atena argiva con una locale Alea. Nel 395 a. C. un incendio distrusse il tempio elevato alla dea dai Tegeati e la distruzione dovette essere completa (pochi blocchi furono reimpiegati nelle fondamenta del tempio del IV sec. e qualche colonna dorica). La ricostruzione del tempio fu affidata a Skopas e le sculture frontonali che ci sono giunte rappresentano uno dei pochi punti saldi per individuare direttamente la personalità artistica del grande scultore. Del tempio rimangono solo le fondamenta in un conglomerato locale, alcuni blocchi della crepidine che era, come il resto dell'alzato, in marmo locale di Dolianà; misurava m 47,52 × 19,16 (allo stilobate), aveva una peristasi dorica di 6 × 14 colonne (alte m 9,47), pronao ed opistodomo scoperti, una cella allungata con sette semicolonne corinzie addossate rispettivamente ai due lati lunghi che occupano i due terzi dell'altezza. Nella cella si riconoscono le larghe fondazioni delle statue di culto: esse erano, secondo la notizia di Pausania, (vii, 46, 1) una statua in avorio di Atena Alea, opera di Endoios, scampata dall'incendio del 395, che Augusto avrebbe portato a Roma, sostituendola a Tegea con la statua di un demo vicino, e un gruppo marmoreo di Asklepios e Igea, opera di Skopas, identificato già dal Furtwängler in copie romane a Copenaghen e al Museo Vaticano. Al tempio si accedeva mediante due rampe poste l'una ad E l'altra a N. Il pronao e l'opistodomo erano ornati di un fregio con metope scolpite rappresentanti miti locali, 16 per lato come attestano i nomi incisi sull'architrave, ma delle quali non è giunto che qualche frammento insignificante. Anche sui frontoni erano illustrate leggende indigene: la caccia al cinghiale calidonio su quello E e la battaglia di Telefo contro Achille nella pianura del Caico su quello O. Di questi frontoni rimangono varie teste fra le quali quella del cinghiale, quella di Eracle, numerosi torsi e frammenti diversi di membra, scudi, ecc., conservati parte al museo di Atene e parte in quello di Piali (il villaggio odierno sorto presso il tempio); sono tutti in marmo di Dolianà, tranne un torso di statua in marmo pario (Atalanta, ninfa?) della cui pertinenza all'insieme si è più volte dubitato (il Picard l'attribuisce alla decorazione dell'altare). Dai primi studiosi la costruzione del tempio di T. era stata fissata in un periodo immediatamente successivo all' incendio (395 a. C.) e quindi nei primissimi anni dell'attività dello scultore Skopas; ma alla perplessità che suscitava la maturità dello stile delle sculture si aggiunsero considerazioni di ordine storico, che indurrebbero a collocare la ricostruzione del tempio in un periodo di tranquillità per l'Arcadia, quale si ebbe solo dopo il 371 (battaglia di Leuttra) e cioè fra la battaglia di Mantinea e quella di Cheronea (362-338 a. C.), e dati di ordine architettonico, in base ai quali i capitelli corinzî del tempio dovrebbero apparire posteriori a quelli della thòlos di Epidauro (360-330 a. C.). Gran parte degli studiosi concorda ora quindi per attribuire il periodo tegeate alla maturità di Skopas, dopo il suo ritorno dall'Asia Minore, ove aveva lavorato alla decorazione del Mausoleo di Alicarnasso (351-350 a. C.; v. skopas). Sono state rilevate stringenti analogie tra il tempio di T. e quello di Nemea, così che anche quest'ultimo è stato attribuito a Skopas quale architetto.
Agli angoli NE e SE del tempio sono le fondazioni di due basi rettangolari, probabilmente di ex voto, da collegare con le colonne ioniche viste da Pausania dinanzi al tempio. Davanti alla fronte sono poi le fondazioni dell'altare (m 11 × 23) che, secondo la descrizione di Pausania, era ornato da statue. Il Picard le ritiene del tipo di quelle del sarcofago delle Piangenti, le attribuisce a Satyros, collaboratore di Skopas, e riferisce a questo altare la cosiddetta Atalanta e la testa di Ninfa, o Musa, trovata nel 1901. A N era un bacino rettangolare, probabilmente la fontana ove la leggenda voleva che Eracle avesse incontrato la ninfa Auge, futura madre di Telefo. Nel V sec. d. C. il tempio fu trasformato in basilica cristiana.
La città antica si stendeva a N-E del santuario, ove si riconoscono tracce della cinta muraria ovale, lunga circa S km e mezzo, in mattoni crudi su zoccolo in pietra, analoga a quella di Mantinea e che, come questa, si giovava della difesa naturale costituita da due corsi d'acqua. Secondo alcuni la cinta fu innalzata da Cassandro dopo la sua conquista (316 a. C.), ma probabilmente è ancora della prima metà del secolo. Dell'abitato sono stati rintracciati il sito dell'agorà e presso questa il teatro, un macellum romano e una pesa. Nel teatro sono state riconosciute tre fasi principali: alla prima del IV sec. appartiene un teatro rettilineo con proedria in marmo rettilinea dedicata dall'agonothètes Kymbalos, un canale in terracotta e un corridoio pavimentato. Mancano tracce di altri gradini che probabilmente dovevano essere in legno. Della scena si conservano solo le fondamenta di un sostegno del proscenio di cui si capisce la forma quadrangolare. Nel 174 a. C. circa fu costruito un koilon circolare, attribuito ad Antioco Epifane (Liv., 41, 20). Tra il teatro e l'agorà sono i resti di una basilica cristiana del V sec., ad una sola navata, nella quale furono reimpiegati numerosi marmi provenienti dal teatro. Nell'agorà era il tempio di Afrodite, quello di Ilizia, un'immagine di Ares, un altare di Gea, ecc. Pausania menziona ancora un tempio di Afrodite Pafia, due templi di Dioniso, un altare di Kore, un tempio di Apollo con un simulacro aureo del dio e, nel luogo dell'insediamento più antico, un tempio di Atena Poliàs.
Sulla pendice NE dell'acropoli al di fuori del muro di cinta, era un luogo di culto sacro a Demetra, da cui provengono migliaia di figurine fittili sparse in vari musei (Atene, Londra, Parigi, Berlino, Bonn) e oggetti in bronzo.
Da T. provengono numerose iscrizioni greche e romane, statue imperiali (Massimino Trace, Costanzo, ecc.) e frammenti dell'editto di Diocleziano.
Circa 3 km a O di T. è stato ritrovato dal Rhomaios il santuario di Posidone e Artemide Sotèira (Paus., viii, 44, 4) con un edificio dorico degli inizi del VI sec. (m 24 × 12).
A Mavriki, sempre nella regione di T., non lontano dalle cave di Dolianà, il Rhomaios ha identificato il santuario di Artemide Knakeatìs, di cui dà notizia Pausania (viii, 53, 11). La storia del santuario, che apparirebbe fondato nel VII sec. a. C., è illustrata da bronzi, di cui la maggior parte è in stile geometrico, terrecotte (che vanno fino all'inizio dell'ellenismo), frammenti di una statua marmorea di Artemide e soprattutto da un tempio tetrastilo anfiprostilo in marmo di Dolianà, che probabilmente risale agli inizi del VI sec. a. C. Provengono dal tempio capitelli dorici di tre tipi, triglifi a colonnette di tre specie, architravi, un acroterio angolare di tipo laconico appartenente alla copertura primitiva, acroteri più recenti in marmo, uno dei quali del 530-20 a. C. con una testa di Gorgone in bassorilievo e un altro del V sec. a. C.
A Piali, nel villaggio moderno, situato nel luogo della T. antica, è il museo locale.
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