TEGEA (Τεγέα, Tegea)
Una delle più antiche e più potenti città dell'Arcadia, nell'angolo sud-orientale della regione, su un fertile e aperto altipiano (a circa 670 m. s. m.) nella parte meridionale della pianura di Tripolitza. In tale pianura il fiume Alfeo scompare due volte in corso sotterraneo presso il villaggio di Persovà e lo stagno di Takì. Il suo territorio, chiamato Tegeatide (Τεγεᾶτις), confinava a est con l'Argolide e la Cinuria, da cui era separato dal monte Partenio, a sud con la Laconia, a ovest col distretto arcadico della Menalia, a nord col territorio di Mantinea. Una fitta rete di strade congiungeva Tegea con le città vicine. Secondo la tradizione, formata dall'accentramento di nove primitivi demi rurali per opera di Aleo figlio di Afidante, uno dei suoi re, Echemo, avrebbe ucciso in duello Illo figlio di Ercole, impedendo così il primo assalto dei Dori attraverso l'istmo di Corinto; la sua antica predominanza in Arcadia è confermata dalla menzione nell'Iliade. In tempo storico la sua popolazione era divisa in quattro tribù, probabilmente di carattere gentilizio, chiamate Clareotide, Ippotoitide, Apolloneatide e Ataneatide, a ciascuna delle quali apparteneva però anche un certo numero di meteci. Agli inizî della sua storia, Tegea ci appare impegnata in una lunga e tenace resistenza contro i tentativi di espansione di Sparta nella regione arcadica. Soltanto verso il 560 a. C., sotto il regno di Anassandrida, riuscì agli Spartani, che in seguito a un oracolo avevano potuto sottrarre furtivamente da Tegea e trasportare a Sparta le ossa di Oreste, di costringere Tegea a riconoscere la supremazia spartana, mantenendo tuttavia la propria indipendenza. Intorno al 550 a. C. Sparta fondò la Lega peloponnesiaca, riconoscendo a Tegea nell'ordinamento dell'esercito il posto d'onore sull'ala destra. 500 Tegeati combatterono alle Termopili, e ben 3000 a Platea, per metà opliti e per metà armati alla leggiera, e per primi penetrarono nel campo persiano. Subito dopo le guerre persiane si nota una nuova tensione di rapporti con Sparta: nel 473 e nel 470 a. C. infatti vediamo due volte i Tegeati battuti dagli Spartani, una volta presso alla loro città stessa assieme ad Argo, e la seconda, da parte del re spartano Archidamo, a Dipea nel distretto della Menalia, assieme alle altre città arcadiche eccetto Mantinea. In questi tempi e anche più tardi nel santuario di Atena Alea a Tegea si rifugiarono spesso i profughi spartani. Ma nella guerra del Peloponneso invece Tegea ci appare come la più fedele alleata di Sparta per rivalità con Mantinea; cosi pure nella guerra di Corinto, nel 394 a. C.; e la città fu il quartiere generale di Agesilao. Dopo Leuttra però (371 a. C.) il partito spartano di Tegea guidato da Stasippo fu sopraffatto e Tegea contribuì insieme con le altre 40 città dell'Arcadia alla fondazione di Megalopoli e alla formazione della Lega arcadica. Quando alcuni anni più tardi Mantinea venne in lite con la Lega e passò dalla parte dei nemici spartani, Tegea rimase naturalmente fedele alla confederazione, e combatté sotto Epaminonda nella grande battaglia di Mantinea del 362. Nel 338 a. C. Filippo concesse ai Tegeati una parte della Laconia; ma dai tempi di Alessandro fatalmente l'importanza della città cominciò a decrescere. Nel 316 essa fu invano assediata da Cassandro. Nel 266-65 fu anche Tegea un membro della vasta confederazione di città greche assieme a Tolemeo Filadelfo contro la Macedonia, nella guerra detta di Cremonide che finì peraltro con la vittoria di Antigono Gonata. Verso il 235-34 Tegea entrò a far parte della lega etolica, e nel 229 fu devastata da Cleomene III di Sparta assieme a Orcomeno e Mantinea. Nella guerra cleomenica del 222 a. C., fu occupata da Antigono Dosone, l'alleato della Lega achea, alla quale la città fu allora annessa. Nel 218, essendo Tegea quartiere generale di Filippo V di Macedonia, fu attaccata da Licurgo tiranno di Sparta, che non riuscì tuttavia a occupare la sua acropoli; conquistata da Macanida tiranno di Sparta nel 210, nel 207 fu riconquistata dalla Lega achea dopo la sconfitta del tiranno e la sua uccisione in battaglia per opera di Filopemene; quest'ultimo raccolse in essa tutti i contingenti della Lega achea nel 200. Era Tegea l'unica città dell'Arcadia ancora di qualche conto secondo Strabone ai suoi tempi, e importante era ancora all'epoca del periegeta Pausania, che ci ha lasciato una minuta descrizione dei suoi monumenti; Augusto, per punirla della sua alleanza con Antonio ad Azio, le tolse l'antica statua del suo tempio di Atena, forse opera di Endoios; Tegea fu finalmente distrutta completamente verso la fine del sec. IV d. C. da Alarico; al suo posto sorse però presto in epoca bizantina una delle più importanti città della Morea, sotto il nome di Nicli.
Pausania descrive anzitutto il famoso tempio di Atena Alea. Fondato dapprima, secondo la leggenda, nel sec. IX a. C. da Aleo, distrutto completamente da un incendio nel 395 a. C., fu ricostruito per opera del grande scultore Scopa di Paro verso il 340 a. C., probabilmente al ritorno di questo artista dall'esecuzione del Mausoleo di Alicarnasso. Si sono messi in luce infatti oggetti di culto e statuette votive, risalenti fino all'epoca micenea. Gli scavi, condotti dalla scuola francese di Atene nel 1879 e nel 1902, hanno però messo in luce soprattutto i ruderi del tempio di Scopa, un dorico periptero, di circa 47 m. di lunghezza e 22 di larghezza, con sei colonne sui lati corti e tredici su quelli lunghi, alte 8 m. e del diametro di 1,42; erano tali colonne, in marmo di Doliana, a sud-est di Tegea, corinzie nel pronao e ioniche nella cella; come nel tempio di Zeus a Olimpia, una rampa conduceva alla facciata orientale. Dei frontoni, rappresentanti la caccia calidonia e il duello di Achille e Telefo nella pianura del Caico in Misia, si sono rinvenuti solo scarsi frammenti, fra cui però alcune teste umane e la testa del cinghiale, estremamente importanti per la determinazione dell'arte scopadea; il significato delle figure era precisato da iscrizioni sugli epistilî.
Bibl.: E. Curtius, Peloponnesus, I, Gotha 1851, pp. 250 segg., 173 segg.; G. I. Schwedler, De rebus Tegeaticis, Diss., Lipsia 1887; V. Bérard, Tégée et la Tégéatide, in Bull. Corr. Hell., XVI (1892), p. 529 segg.; XVII (1893), p. i segg.; N. K. Alexopulos, ‛Ist. τῆς ἀρχαίας Τεγέας, Atene 1926; Fr. Hiller von Gaertringen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VA, col. 107 segg. Sulle iscrizioni, v.: id., Inscr. Greaecae, V, ii, nn. 1-259; sugli scavi francesi, v. soprattutto l'opera d'insieme di Ch. Dugas, J. Berchmans e M. Clemensen, Le sanctuarie d'Aléa Athéna à Tégée au IVe siècle, Parigi 1924.