DELLA GHERARDESCA, Tedice
Figlio di Ugo (III) conte di Castagneto e di Contilda del fu Rosselmino probabilmente una nobildonna pisana -, discendeva da Ugo (I), il capostipite di uno dei quattro rami in cui si era divisa, intorno alla metà del sec. XI, la grande famiglia feudale toscana. Attivo tra la fine del sec. XII e il principio del sec. XIII, fu il primo podestà di Pisa - nel 1190 - e fu anche il primo membro della sua casata a pervenire alle supreme magistrature cittadine.
Dotati di estesi possessi nella Maremma pisana e legati ben presto (già dalla fine del sec. XI) alla città di Pisa ed alle sue vicende politiche, i discendenti di Ugo (I), che poco dopo la metà del sec. XII erano ancora definiti collettivamente come "comites de Castanieto" e "domini de Donoratico", sul finir del secolo si distinsero nei tre rami - ciascuno dei quali fu designato dal castello maremmano di cui era detentore - dei conti di Donoratico, dei conti di Castagneto, e dei conti di Segalari.
La prima menzione del D. risale al febbraio 1186, allorché a Pisa fu testimone in una concessione del conte Ildebrandino Aldobrandeschi all'ospedale di S. Leonardo di Stagno presso Porto Pisano, al quale sia suo padre Ugo (III), sia i membri dell'altro ramo della famiglia, quello dei discendenti di Gherardo (III), erano legati. L'anno successivo, il 10 febbr. 1187, egli era testimone con il padre nel lodo pronunciato sulla lite tra l'arcivescovo di Pisa e i canonici da un lato, e alcuni privati dall'altro a proposito dell'ospedale pisano di S. Andrea di Casainvilia, a cui, come a quello di Stagno, i conti Della Gherardesca erano particolarmente legati.
Più tardi il D. fu il primo podestà di Pisa. Ricoprì quest'ufficio per ben due volte: una prima volta è attestato dal 29 luglio 1190 al 30 maggio 1192; una seconda volta, quattro anni più tardi. Sappiamo infatti che il 22 sett. 1196 era stato appena eletto ma non era ancora entrato in carica, mentre appare nell'esercizio delle sue funzioni tra il 9 apr. 1197 e il 10 apr. 1199. Tra i fatti più rilevanti accaduti durante le sue podesterie si ricordano qui: la conferma dei privilegi goduti dal Comune di Pisa compiuta dall'imperatore Enrico VI, rispettivamente il 1° marzo 1191 e il 30 maggio 1192; il rinnovo del trattato di pace e di commercio con l'imperatore bizantino Isacco II Angelo (febbraio 1192); l'invio di una nuova ambasceria pisana a Costantinopoli nell'estate del 1198. Al principio del 1198 il papa Innocenzo III, appena eletto, inviò due legati al D., allora podestà, e al Comune di Pisa con l'invito ad aderire alla lega di San Genesio, da poco formatasi, che riuniva molte città toscane. Pisa rifiutò, isolandosi così di fronte alle altre città della regione.
Non è questo il luogo per discutere i problemi connessi col sorgere dell'ufficio podestarile e con l'apparire del podestà nelle città italiane alla fine del sec. XII. Possiamo però far osservare qui che tale magistratura si presentò come magistratura straordinaria, in un periodo caratterizzato da gravi tensioni sociali e politiche, causate dall'apparire alla ribalta di un nuovo ceto, il "popolo", che, dotato di notevole forza economica, intendeva accedere al potere politico detenuto sin'allora dalla vecchia aristocrazia consolare. L'eccezionalità del momento è testimoniata appunto sia dal sorgere della nuova magistratura del podestà, che si configura come la risposta della classe dirigente consolare ai nuovi problemi; sia dalla durata delle cariche cittadine, ora superiore al tradizionale termine di un anno; sia, infine, dal fatto che in certi anni - come nel 1200 e nel 1212 a Pisa - non fu possibile eleggere, a causa dei contrasti interni, la suprema magistratura comunale.Il D. continuò la sua attività politica anche negli anni successivi: nel maggio 1208 partecipò all'ambasceria che riconciliò Pisa con il papa Innocenzo III; il 26 apr. 1209 era tra i maggiorenti pisani presenti a Lerici per la stipulazione di una tregua tra Pisa e Genova e, infine, tra l'ottobre 1209 e il gennaio 1210 si trovava presso l'imperatore Ottone IV.
Non abbiamo notizia dell'epoca presumibile della morte del D., né sappiamo se egli abbia avuto discendenti diretti. Sembra tuttavia che da lui discendano i conti di Donoratico del sec. XIII.
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