TEDALDO
– Nacque nella prima metà dell’XI secolo in una famiglia di ceto elevato, secondo quanto scrive Bonizone e come si può altresì ricavare da un accenno in una lettera indirizzatagli da Gregorio VII (Bonizonis Liber ad amicum, a cura di E. Dümmler, 1891, p. 605; Das Register Gregors VII., a cura di E. Caspar, 1920-1923, III, 8, p. 261).
Non appartenne ai da Castiglione, come vorrebbero – certo confondendosi con il predecessore Gotofredo da Castiglione – alcune cronache trecentesche (Gualvanei Flammae Manipulus florum, a cura di L.A. Muratori, 1727, col. 626; F. Savio, La “Chronica Archiepiscoporum Mediolanensium”..., 1908, p. 97), ma più probabilmente ai da Landriano, famiglia della vassallità vescovile di rango capitaneale con basi patrimoniali a sud di Milano e attiva nell’XI secolo in ambito urbano, soprattutto con Guido, strenuo difensore dell’arcivescovo Guido di Velate contro gli attacchi degli uomini della Pataria e padre di Arnolfo, vescovo di Bergamo dal 1077 (Keller, 1995, p. 85; Lucioni, 2011, pp. 55-58).
Nel 1072 Tedaldo fu forse presente a Novara all’ordinazione episcopale di Gotofredo da Castiglione (Bonizonis Liber..., cit., p. 600). Tuttavia la prima informazione certa su di lui risale alla nomina alla cattedra ambrosiana maturata nel contesto degli avvenimenti della primavera del 1075.
Dopo l’uccisione del leader patarino Erlembaldo ad aprile, chierici e laici di Milano chiesero a Enrico IV un nuovo presule. Le versioni degli autori più vicini ai fatti narrati divergono però sulle modalità della nomina. Secondo Bonizone i milanesi scelsero il chierico Tedaldo e lo mandarono a corte affinché il re lo investisse dell’arcivescovado; per Landolfo Seniore gli abitanti di Milano avrebbero designato una rosa di candidati (tre diaconi e un chierico dell’ordine dei notai) da inviare Oltralpe, ma Enrico IV avrebbe preferito a loro Tedaldo, notaio della Chiesa ambrosiana, il cui valore gli era noto da tempo; Arnolfo afferma che il re nominò Tedaldo, un suddiacono milanese che serviva nella cappella regia, una precisazione quest’ultima in accordo con la notizia data da Landolfo che in una battaglia contro i Sassoni Enrico IV aveva affidato a Tedaldo la sacra lancia (Bonizonis Liber..., cit., p. 605; Landulphi Senioris Historia Mediolanensis, a cura di L.C. Bethmann - W. Wattenbach, 1848, p. 99; Arnulf von Mailand, Liber gestorum recentium, a cura di C. Zey, 1994, pp. 222 s.).
Dalla durata dell’episcopato indicata in un catalogo degli arcivescovi si ricava che Tedaldo fu nominato il 27 settembre 1075 (Savio, 1913, pp. 42, 439), ossia in concomitanza con il rafforzamento di Enrico IV conseguente alla definitiva resa dei ribelli Sassoni e con un peggioramento dei rapporti con Gregorio VII, il quale si era mostrato contrario all’incoronazione imperiale del re. A Milano l’arcivescovo sembra esser stato ben accolto e subito recapitò profferte di amicizia al papa grazie alla mediazione di persone che Gregorio VII in una lettera scrittagli l’8 dicembre 1075 definì «nostri fedeli e tuoi amici», da intendere verosimilmente come uomini inclini alle istanze di riforma promosse dai pontefici e del pari favorevoli a Tedaldo. Per contro il pontefice intimò al «chierico milanese Tedaldo» di non ricevere l‘ordinazione agli ordini superiori prima di essersi recato al sinodo convocato a Roma nella prima settimana di quaresima, dove si sarebbe esaminata la sua posizione dal momento che la cattedra ambrosiana era occupata da un altro (allusione ad Attone, eletto il 6 gennaio 1072 dai patarini e rifugiatosi a Roma dopo la subitanea espulsione da Milano). Sempre l‘8 dicembre il papa scrisse sia ai suffraganei milanesi, ingiungendo loro di non procedere all’ordinazione episcopale di Tedaldo, sia al re, lamentando la violazione delle plurime promesse avanzate riguardo alla risoluzione della questione della Chiesa di Milano (Das Register, cit., I, III, 8-9-10, pp. 259-264).
Fra il dicembre del 1075 e il febbraio del 1076 la situazione però precipitò fino allo scontro tra il re e il papa con immediate ripercussioni sul caso di Tedaldo: poiché altri due cataloghi degli arcivescovi (Savio, 1913, p. 43) pongono l’inizio dell‘episcopato il 5 febbraio 1076, è stato plausibilmente supposto che questa sia la data dell’ordinazione episcopale, la quale sarebbe avvenuta quindi durante l’assemblea che in quei giorni vide riuniti a Piacenza vari vescovi del regno italico e culminò nel disconoscimento di Gregorio VII come pontefice (Zey, 1996, pp. 496-509).
La rottura delle relazioni con Roma portò a chiarire le posizioni dei milanesi nei confronti dell’arcivescovo: accanto a una maggioranza non ostile al presule, due lettere dell’aprile e ottobre del 1076 indirizzate da Gregorio VII a tre «fedeli della sede apostolica» residenti a Milano, per incoraggiarli a resistere contro Tedaldo, rivelano l‘esistenza di un gruppo di oppositori (Das Register, cit., I, III, 15, pp. 276 s.; IV, 7, p. 305). Furono costoro, cresciuti di numero, a far sì che subito dopo gli eventi della fine di gennaio del 1077 a Canossa una delegazione cittadina si recasse dal papa implorando l’assoluzione per aver intrattenuto rapporti con lo scomunicato Tedaldo; una richiesta alla quale Gregorio VII rispose inviando due legati che, dopo esser stati catturati da uomini vicini al re e in seguito liberati, vennero ricevuti con entusiasmo dagli abitanti di Milano nonostante i tentativi dell’arcivescovo di ostacolarli (Arnulf von Mailand, Liber..., cit., pp. 229-231).
È plausibile che Tedaldo, impossibilitato a rientrare nella sua sede, in quei mesi sia stato al seguito di Enrico IV, come attesta la sua menzione in un diploma rilasciato dal re a Pavia nel 1077 (verosimilmente in aprile: Heinrici IV. Diplomata, a cura di D. von Gladiss, 1953, n. 293 p. 385). L’indiscusso sostegno al re e il rifiuto di rinunciare alla cattedra ambrosiana gli valsero, durante il sinodo quaresimale del 1078, la sospensione dalle funzioni sacerdotali ed episcopali e il rinnovo della scomunica, che venne ribadita nei sinodi dell’11 febbraio 1079 e del 7 marzo 1080, questa volta assieme alla sentenza di deposizione (Das Register, cit., II, V, 14a, p. 369, VI, 17a, p. 429, VII, 14a, p. 481).
Il 25 giugno 1080 Tedaldo intervenne a Bressanone, con otto suffraganei, all‘assemblea che destituì Gregorio VII ed elesse papa Guiberto di Ravenna come Clemente III (Die Briefe Heinrichs IV., a cura di C. Erdmann, 1937, p. 72). Landolfo scrive che Tedaldo rifiutò la cattedra petrina offertagli, agevolando così l’elezione di Guiberto e concordemente Benzone sostiene che in quella sede primeggiarono su tutti i presuli di Milano e Ravenna (Landulphi Senioris Historia..., cit., p. 99; Benzo von Alba, Ad Heinricum IV, a cura di H. Seyfert, 1996, pp. 500-502).
Si può ritenere che con il ritorno del re al di qua delle Alpi nella primavera del 1081 Tedaldo sia riuscito a rientrare a Milano proprio al seguito di Enrico IV, la cui presenza in città è documentata da due diplomi del 14 aprile 1081 e dal testo di un monaco di Pegau (Heinrici IV. Diplomata, cit., nn. 330-331, pp. 432-435; Annales Pegavienses, a cura di G.H. Pertz, 1854, p. 237). Successivamente egli seguì il re intenzionato a conquistare Roma, come attesta Benzone (Ad Heinricum IV., cit., pp. 510, 520). Tedaldo rimase accanto a Enrico IV durante gli spostamenti della corte lungo la penisola: dai diplomi regi si ricava che il 20 luglio 1081 era a Lucca, il 3 e il 14 dicembre a Parma, il 23 luglio 1082 a Pavia (Heinrici IV. Diplomata, cit., nn. 338-341, pp. 445-449, n. 345, p. 456). Infine nel dicembre del 1082 insieme a Enrico partì nuovamente per Roma a capo di un migliaio di uomini assoldati a sue spese: così afferma Landolfo, il quale aggiunge che fu proprio l’audace azione di due uomini della familia episcopale di Tedaldo a permettere nel giugno del 1083 l’ingresso delle truppe enriciane nella città assediata da mesi (Landulphi Senioris Historia..., cit., pp. 99 s.).
La fedeltà indiscussa a Enrico IV motivò una punizione di Gregorio VII nei confronti del metropolita ambrosiano, che – scrive il cronista Landolfo – venne privato di alcune diocesi suffraganee (ibid., p. 99). Il provvedimento (poi rientrato come si apprende anche dall’allusione fatta da Bernardo di Clairvaux scrivendo nel 1135 ai milanesi: Sancti Bernardi Opera, VII, Epistolae, a cura di J. Leclercq - H.M. Rochais, 1974, n. 131, pp. 326-328), che Landolfo evoca in relazione alla discesa verso Roma dell’inverno del 1082, va certo collocato in un imprecisato momento anteriore a questa data e successivo all’ordinazione episcopale del 5 febbraio 1076; rimangono comunque indeterminate le diocesi interessate.
Dopo un’ultima presenza in un diploma che lo attesta a Roma il 15 giugno 1083 (Heinrici IV. Diplomata, cit., n. 350, p. 461), di Tedaldo si perdono le tracce, sebbene si possa supporre che, avendo Enrico IV congedato le truppe dei suoi fedeli italici il 29 giugno, anche l’arcivescovo sia risalito verso Milano.
Morì il 25 maggio 1085 ad Arona e un catalogo spiega che fu sepolto in un monastero del luogo, quello dei Ss. Felino e Gratiniano (Savio, 1913, pp. 42 s.).
La morte lontano da Milano suggerisce che Tedaldo, forse anche in seguito ai rovesci subiti dalle forze enriciane a partire dall’estate 1084, sia stato costretto a lasciare la città, se mai riuscì a rientrarvi, e a rifugiarsi nell’abbazia eretta entro il castello aronese di pertinenza arcivescovile al margine occidentale della diocesi.
Fonti e Bibl.: Gualvanei Flammae Manipulus florum, a cura di. L.A. Muratori, in RIS, 11, Mediolani 1727, col. 626; J.A. Sassi, Archiepiscoporum Mediolanensium series historico-chronologica, II, Mediolani 1755, pp. 438-442; Landulphi Senioris Historia Mediolanensis, a cura di L. C. Bethmann - W. Wattenbach, in MGH, Scriptores, VIII, Hannoverae 1848, pp. 99 s.; Annales Pegavienses, a cura di G.H. Pertz, ibid., XVI, Hannoverae 1854, p. 237; Bonizonis Liber ad amicum, a cura di E. Dümmler, in MGH, Libelli de lite, I, Hannoverae 1891, pp. 600, 605; F. Savio, La “Chronica Archiepiscoporum Mediolanensium” citata e adoperata da Galvano Fiamma, in Rivista di scienze storiche, V (1908), 1, p. 97; Das Register Gregors VII., a cura di E. Caspar, in MGH, Epistolae selectae, t. 2, I-II, Berolini 1920-1923, III, 8-9-10, pp. 259-264; 15, pp. 276 s.; IV, 7, p. 305; V, 14a, p. 369; VI, 17a, p. 429; VII, 14a, p. 481; Die Briefe Heinrichs IV., a cura di C. Erdmann, in MGH, Deutsches Mittelalter. Kritische Studientexte, 1, Leipzig 1937, p. 72; Heinrici IV. Diplomata, a cura di D. von Gladiss, in MGH, Diplomata, VI, Vimariae 1953, n. 293, p. 385; nn. 330-331, pp. 432-435; nn. 338-341, pp. 445-449; n. 345, p. 456; n. 350, p. 461; Sancti Bernardi Opera, VII, Epistolae, a cura di J. Leclercq - H.M. Rochais, Roma 1974, n. 131, pp. 326-328; Arnulf von Mailand, Liber gestorum recentium, a cura di C. Zey, in MGH, Scriptores rerum germanicarum in usum scholarum, LXVII, Hannover 1994, pp. 222 s., 229-231; Benzo von Alba, Ad Heinricum IV. imperatorem libri VII, a cura di H. Seyfert, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, LXV, Hannover 1996, pp. 358-366, 500-502, 510, 520; Die Chroniken Bertholds von Reichenau und Bernolds von Konstanz 1054-1100, a cura di I.S. Robinson, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum. Nova series, XIV, Hannover 2003, pp. 275, 321, 351, 372, 453.
F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia. Milano, Firenze 1913, pp. 42 s., 438-446; A. Lucioni, A proposito di una sottrazione di suffraganee alla metropoli ambrosiana durante l’episcopato di T. (1075-1085), in Aevum, LV (1981), pp. 229-245; Id., T., in Dizionario della Chiesa ambrosiana, VI, Milano 1993, pp. 3646-3649; H. Keller, Signori e vassalli nell’Italia delle città (secoli IX-XII), Torino 1995, p. 85; C. Zey, Die Synode von Piacenza und die Konsakration Tedalds zum Erzbischof von Mailand im Februar 1076, in QFIAB, LXXVI (1996), pp. 496-509; O. Zumhagen, Tedald von Mailand (1075-1085). Erzbischof ohne civitas, in Bene vivere in communitate. Beiträge zum italienischen und deutschen Mittelalter. Hagen Keller zum 60. Geburstag überreicht von seinen Schülerinnen und Schülern, a cura di T. Scharff - T. Behrmann, Münster-New York-München-Berlin 1997, pp. 3-23; A. Lucioni, Anselmo IV da Bovisio arcivescovo di Milano (1097-1101). Episcopato e società urbana sul finire dell’XI secolo, Milano 2011, pp. 54-64.